Palazzo del Qurinale 04/11/2007

Intervento del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel Giorno dell'Unità Nazionale e della Giornata delle Forze Armate


INTERVENTO DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA,
GIORGIO NAPOLITANO,
NEL GIORNO DELL'UNITÀ NAZIONALE E
DELLA GIORNATA DELLE FORZE ARMATE

(Roma, 4 novembre 2007)

In questa giornata del 4 novembre che sempre dedichiamo all'unità d'Italia e all'impegno delle Forze Armate ieri e oggi al servizio della Nazione, nel rendere poc'anzi omaggio al sacello del Milite Ignoto, ho rivolto il pensiero ai tantissimi italiani che, in armi, hanno perduto la propria vita per la Patria.
Novant'anni orsono, in questi giorni, i soldati italiani, attestandosi sul Piave, si apprestavano a portare a compimento l'unificazione dell'Italia, in quella che fu l'ultima guerra del Risorgimento nazionale. L'ideale di Patria unita, coltivato un secolo prima da pochi italiani illuminati, si stava per materializzare definitivamente, trasformando in realtà storica il grande progetto della comunione di tutti gli italiani su un unico territorio.
Al nostro popolo venne poi inflitta la tragica esperienza della seconda guerra mondiale, da cui fu possibile uscire a testa alta grazie a un coraggioso impegno nella guerra di Liberazione, che vide gli italiani combattere, ancora una volta, per l'onore nazionale, per la libertà e per l'edificazione di un nuovo stato democratico.
Quelle vicende appaiono oggi molto lontane. Nel cuore dell'Europa e poi via via in tutto il continente si è costruito un solido assetto di pace ; l'unità territoriale e politica del nostro paese è stata posta al riparo da ogni minaccia diretta, i nostri confini fanno ormai tutt'uno con i confini dell'Unione Europea.
Ma le conquiste di benessere, e di progresso sociale e civile, raggiunte nell'Italia repubblicana sono messe alla prova e vanno consolidate in una società sempre più complessa, aperta e multiculturale, in un mondo segnato dalla competizione globale. E la pace di cui gode l'Europa unita non può farci ignorare o trascurare le tensioni che attraversano la comunità internazionale e che ci stringono da vicino.
Ci si richiede dunque un nuovo sforzo di coesione nazionale e un concreto impegno per garantire la pace anche al di fuori dei confini della stessa Europa, per contribuire alla costruzione di un nuovo ordine mondiale. Garantire la sicurezza internazionale, prevenire e superare crisi e conflitti in aree vicine e lontane, costituisce una responsabilità a cui non possiamo sottrarci, che non possiamo - né come italiani né come europei - delegare ad altri.
E' in questa luce che dobbiamo vedere il ruolo attuale delle Forze Armate. Esse già da anni fanno fronte alla minaccia del terrorismo internazionale e a molteplici fenomeni di instabilità e di guerra regionale. Lo strumento militare va visto come una componente, solo una componente del ben più ampio e articolato dispositivo multidisciplinare che occorre attivare nelle aree di crisi : ma non può essere in alcun modo sottovalutato nella sua necessaria dimensione e natura specifica.
Solo così l'Italia ha potuto e potrà fare la sua parte nell'ambito dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, in stretto rapporto con i partner dell'Unione Europea e della Nato.
In questo momento, oltre 8.000 soldati, marinai, avieri, carabinieri e finanzieri operano al di fuori del territorio nazionale, in teatri di crisi che vanno dai Balcani al Medio Oriente all'Afghanistan. Il loro impegno e quello di tutte le Forze Armate che li sostengono, si caratterizzano per alti livelli di efficienza, preparazione e professionalità, sono espressione vitale dell'unità nazionale su grandi scelte rivolte verso l'esterno e contribuiscono alla costruzione di un futuro di convivenza pacifica e di sviluppo cui lo Stato italiano e i suoi cittadini sono direttamente interessati. Il Paese ha il dovere di sostenere questo impegno e deve percepire come proprio l'obbiettivo di migliorare le capacità delle nostre Forze Armate.
Apprezzo e condivido gli sforzi che il Ministro della Difesa ed i vertici militari stanno producendo per rafforzare e affinare ulteriormente lo strumento militare, affinché possa assolvere al meglio le tante missioni assegnateci, pur nella piena consapevolezza dei condizionamenti imposti dalle limitate risorse a disposizione. Questo è stato l'orientamento chiaramente espressosi nelle recenti riunioni, da me presiedute, del Consiglio Supremo di Difesa. Non possiamo venir meno a quel livello di presenza e operatività militare che è lecito attendersi da un paese che è tra i quattro maggiori dell'Unione Europea.
Gli sforzi in atto sono volti ad accelerare il processo di razionalizzazione e a completare il programma di professionalizzazione delle nostre Forze Armate, con il sostegno dei previsti reclutamenti di giovani per le diverse categorie e qualifiche funzionali e con la rapida riduzione del personale anziano non più impiegabile in operazioni, riduzione da perseguire anche attraverso il transito in altre Amministrazioni pubbliche, che possano giovarsi di capacità professionali sperimentate. Ciò consentirà di incrementare il potenziale di intervento a parità di organici, riducendo nel contempo, a regime, gli oneri relativi alla retribuzione del personale.
Si sta procedendo in pari tempo alla verifica dell'attualità dei programmi di investimento, per finalizzare più direttamente il rinnovamento delle capacità dello strumento militare ai compiti da assolvere, sulla base degli obbiettivi che il Paese si prefigge di conseguire nel breve/medio periodo, pur tenendo in debito conto le prevedibili esigenze di più lungo termine.
Dobbiamo così rendere meglio compatibile la necessaria assunzione di responsabilità anche militari da parte del nostro paese nell'ambito della comunità internazionale, con le difficoltà di fondo della nostra finanza pubblica.
C'è da augurarsi che queste decisioni di rafforzamento delle nostre Forze Armate e del conseguente impegno di spesa, non separabile da un approccio di rigorosa qualificazione dell'uso delle risorse predisposte nel bilancio dello Stato, possano trovare il più intenso contributo propositivo e il più vasto consenso in Parlamento, nell'insieme delle forze politiche nonché sul fronte dell'informazione e del coinvolgimento dell'opinione pubblica. A nessuno possono sfuggire le preoccupazioni che nascono dall'aggravarsi della situazione in Afghanistan, dall'incombere di gravi incognite nella regione che abbraccia l'Iraq e l'Iran, dal riaccendersi di acute contrapposizioni nei vicini Balcani, dal persistere di tensioni nel quadro politico e istituzionale libanese, dal trascinarsi di una crisi lacerante nel Medio Oriente.
E' nostro dovere prepararci a fronteggiare ciascuna di queste possibili emergenze ; è dovere comune di tutti coloro che hanno vivo il senso della responsabilità e del prestigio dell'Italia dare prova di unità nel vigilare, e nel ricercare le strade che meglio possono garantire la sicurezza e condurre alla pace.

Viva le Forze Armate, viva la Repubblica, viva l'Italia!