PALAZZO DEL QUIRINALE 10/06/1999

DICHIARAZIONE A RETI UNIFICATE DOPO L'ANNUNCIO DELLA FINE DELLA GUERRA NEI BALCANI

 

DICHIARAZIONE DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
CARLO AZEGLIO CIAMPI
SUI POSITIVI SVILUPPI DELLA CRISI DEL KOSOVO

Palazzo del Quirinale, 10 giugno 1999


Buona Sera,

siamo finalmente al punto di svolta. L'inizio del ritiro delle truppe serbe dal Kosovo, la sospensione dei bombardamenti e la risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU pongono termine al conflitto e gettano le basi per il ritorno alla pace nei Balcani.

Le persecuzioni contro gli inermi sono finite.

Le armi tacciono.

Stiamo uscendo da un dramma che ci ha angosciato per settimane.

Non è stato facile far forza a noi stessi e decidere il ricorso alle armi.

Lo abbiamo fatto perché consci che non vi era altra via per far cessare violenze ancor più inaccettabili: quella orrenda violenza che va sotto il nome di "pulizia etnica".

Al tempo stesso abbiamo operato per lenire le sofferenze degli oppressi e perché la pace tornasse al più presto a trionfare.

Al Governo e al Parlamento, maggioranza e opposizione, va dato atto dell'impegno posto, dell'azione svolta. Ne siamo loro grati.

Il senso di liberazione che in queste ore proviamo si unisce alla consapevolezza del compito enorme che abbiamo di fronte:

- di presenza attiva, con le nostre Forze Armate, nel martoriato territorio del Kosovo, perché l'accordo di pace venga realizzato appieno, perché si creino quelle condizioni necessarie a rassicurare le popolazioni indifese, a indurle a tornare con fiducia nelle loro terre;
- di concorso alla ricostruzione, in uno spirito di riconciliazione. La ricostruzione deve essere non solo materiale, ma anche e soprattutto della società civile, della vita democratica di tutti i popoli della regione: anche del popolo serbo, che non abbiamo mai considerato nostro nemico.

La pace europea deve affermarsi durevolmente nei Balcani. E' responsabilità comune dell'intera Unione Europea.

I nostri militari, i nostri volontari, hanno fatto e stanno facendo cose mirabili nei campi della Macedonia e dell'Albania, in quelli della Puglia e di tante altre regioni d'Italia, obbedendo ai principi di solidarietà che sono iscritti nel nostro animo, prima ancora che nella nostra Costituzione.

Da domani i nostri soldati saranno in terra del Kosovo. Hanno di fronte a loro un compito non facile. Lo affrontano sapendo di avere il sostegno dell'intero popolo italiano. La loro opera, come quella di tutti coloro che sono attivi in tante altre zone dei Balcani, dell'Adriatico, è costruzione vera della pace.

A tutti loro rendiamo onore per quanto hanno fatto, per quanto faranno.

Torniamo ora alla nostra serata in famiglia; certo più serena per tutti noi, con qualche speranza in più per l'Europa di pace che dobbiamo ai nostri figli, ai nostri nipoti.

Trascorrerò tutta la giornata di domani in Albania.

Nelle visite ai campi dove si affollano moltitudini di profughi, come negli incontri con i nostri volontari e i nostri militari, esprimerò i sentimenti, i pensieri degli italiani.

Darò loro l'assicurazione che il nostro appoggio per il pieno ritorno alla normalità, per la restituzione ai profughi dei loro diritti, sarà totale: saremo loro vicini fino in fondo.

E ancora buona serata a tutti Voi.