VISITA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA CARLO AZEGLIO CIAMPI
NELLA CITTÀ DI LIVORNO
INCONTRO AL COMUNE
Livorno, 23 giugno 1999
Desidero ringraziare il Sindaco Lamberti e ringraziare tutti voi.
Volevo venire a Livorno come mia prima visita ed è la mia prima visita in Italia. Sarei voluto venire subito dopo l'elezione e avevo anche pensato di venire il giorno di Santa Giulia. Ho giurato il 18 maggio, quindi sarebbe stato subito dopo. Poi, ho pensato di venire il giorno della festa della Marina, collegandomi con una istituzione che a tutti i livornesi è particolarmente cara. Però, sono stato sconsigliato, essendoci una tornata elettorale. Così ho rinviato la visita a oggi. Però, rimane sempre la mia prima visita e sono contento perché questo mi dà l'occasione di poter salutare il nuovo Consiglio Comunale di Livorno e di rivolgere a tutti, vecchi e nuovi Consiglieri, al Sindaco che è stato confermato con tanta fiducia e con tanti consensi, il mio saluto, il mio augurio.
Non voglio farvi un lungo discorso, anche se avrei nell'animo mille cose da dirvi, sia per quanto riguarda i ricordi che suscita in me Livorno, sia per quanto riguarda il futuro. Io preferisco parlare sempre più di futuro piuttosto che di passato. Il passato bisogna averlo dentro, averlo come sedimento nell'animo, però, bisogna essere proiettati verso il futuro.
Lasciai Livorno nel 1951, quindi, praticamente quasi mezzo secolo fa. Però, a Livorno, come sapete, sono rimasto sempre legato; sono venuto qui periodicamente. Mi sento livornese e ringrazio Livorno perché, spero, di essere stato capace di mantenere del carattere dei livornesi quelle che considero cose fondamentali: una schiettezza e generosità d'animo, quella che chiamo l'autenticità dei livornesi. Forse avrò perso un po' dell'accento livornese, un po' della cadenza livornese. Certo, non dico più "il vostro caro e terribile deh'", però, è rimasto questo mio sentimento, profondamente livornese, cioè un approccio diretto verso il prossimo: parlare con il prossimo guardandolo negli occhi.
Secondo fatto: la forza d'animo che è propria dei livornesi, quella passione civile che i livornesi mettono in tutte le loro cose, a volte, anche esagerando; una carica talora eccessiva, ma che è la forza di questa città che vorrei, anzi, vedere ancor più fortemente espressa nelle vostre iniziative, nelle vostre realizzazioni.
Questo, spero di aver conservato di Livorno; questo, spero di continuare a portare nella mia vita di lavoro. Questa è stata una delle caratteristiche principali che probabilmente mi hanno sorretto in quella che chiamiamo l'avventura dell'Euro. Se non avessimo avuto convinzione forte della validità dell'obiettivo e, al tempo stesso, fiducia di potercela fare, anche se l'impresa all'inizio sembrava quasi impossibile, non ci saremmo arrivati. Quindi, tenacia, con insieme determinazione e chiarezza delle cose che si intendono fare. Se oggi l'Italia non fosse entrata nell'Euro, avremmo un'Italia che sarebbe in una delle due condizioni: o un cagnolino al guinzaglio dell'Europa alla quale l'Italia avrebbe voluto partecipare e nel frattempo, quindi, sarebbe stata tenuta, come ho detto, al guinzaglio - o un'Italia che avrebbe invece dismesso - considerandola impossibile - qualsiasi ambizione ad essere parte integrante dell'Europa. Cioè una Italia che sarebbe andata alla deriva. Mentre, oggi, l'Italia si trova a essere parte fondamentale dell'Europa.
Perché dico fondamentale? Perché noi siamo, sì, il sud dell'Europa, ma siamo al centro dell'Europa mediterranea. Il Sindaco ha parlato del Mediterraneo, del mare. L'iniziativa che egli ha preso con l'Euromediterranea è una cosa di grande importanza. In particolare per noi livornesi che viviamo del mare, che siamo la porta sul mare della Toscana nell'Italia Centrale, che viviamo una realtà che ha visto questo mare Mediterraneo il centro della Umanità in secoli passati. Ora questo mare sta tornando ad essere un importante centro di traffici. Lo vedete, lo sperimentate: qui ci sono tanti operatori del mare. Il grande confronto dei prossimi decenni sarà il confronto nord-sud, il confronto fra un'Europa che ha caratteristiche di civiltà, di avanguardia e di benessere, ma anche di bassa demografia, e un Sud, rappresentato in particolare dall'Africa mediterranea, con condizioni del tutto differenti, cioè di povertà, di scarso sviluppo, di alta demografia, con culture molto diverse. Solamente il dialogo e i traffici potranno apportare progresso e agli uni e agli altri.
Di questo sono estremamente convinto, come sono convinto che nell'Italia non costruiremo più nuove grandi autostrade, a parte quelle che dobbiamo completare - mi è stato ricordato da qualcuno stamattina - ma dobbiamo sfruttare le vie del mare. Noi abbiamo due grandi autostrade che sono il Tirreno e l'Adriatico. E' pazzesco pensare che le merci che si producono nel nord dell'Italia o che entrano dalle Alpi per arrivare al Sud dell'Italia debbano percorrere con carri ferroviari o con tir tutta l'Italia, quando abbiamo il mare che è una magnifica via di comunicazione. Livorno si trova in una posizione centrale. Ha, per di più, il grande vantaggio geofisico di essere l'unico porto d'Italia che ha una piana alle spalle, la piana dell'Arno che tutti ci invidiano; ci sono potenzialità enormi. L'importante è "vederle", perché bisogna saper vedere, ci vuole un po' di fantasia, di immaginazione che è, poi, interpretazione di una realtà che si potrà svolgere nel futuro, comprenderne la possibilità e porsi degli obiettivi. E poi, tenacia, passione civile per realizzarle.
E' con questo stato d'animo che io vi saluto e vi rivolgo il mio augurio ricordandovi due cose. La prima, che fa parte delle tradizioni livornesi: la pratica dei valori civili. Livorno è una città che è antesignana nel rispetto dei diritti umani.
Ieri l'altro ho ricevuto al Quirinale il reverendo Jackson. Ho ricordato con lui l'importanza che ogni aiuto che si dà ai Paesi poveri deve essere subordinato a una condizione: il rispetto dei diritti umani. Proposi già nell'aprile scorso di cancellare tutti i debiti dei Paesi poveri purché rispettassero i diritti umani, l'unica vera condizione. E' la stessa condizione che pongo ora per i Balcani.
I Balcani sono un'altra grande occasione che abbiamo di fronte a noi. L'Europa ha dimostrato, con il fatto stesso di "esserci" come Europa unita, la sua importanza: quanto è avvenuto nei Balcani, in altra epoca, cioè nei primi 50 anni del secolo, avrebbe prodotto un nuovo conflitto mondiale. Però l'unione dell'Europa non è ancora abbastanza avanzata da impedire che accadesse quanto è accaduto nei Balcani, un conflitto, sia pure circoscritto. Ora nella ricostruzione dei Balcani noi europei, noi italiani dobbiamo dare la nostra opera con quello spirito di solidarietà che abbiamo dimostrato nelle situazioni dell'emergenza.
Ero la settimana scorsa in Albania, e ho visto cosa hanno fatto gli italiani nei campi profughi. Ne ho visitati due: vedere come gli italiani, così spesso criticati per essere incapaci di organizzarsi, sono stati capaci, nel volgere di pochi giorni, di impiantare dei campi che sono magnifici, che sono di esempio a tutti, è motivo di orgoglio.
Sono passato in mezzo agli applausi dei kosovari che ci ringraziavano per tutto questo che è il frutto dell'iniziativa congiunta di operatori del volontariato e di operatori delle pubbliche amministrazioni.
E' una realtà bellissima: ad esempio il campo di Valona, che è il campo delle Regioni, fatto con l'apporto delle varie regioni dell'Italia, dal Veneto alla Sicilia, dove i volontari si alternano ogni 15 giorni per dare il loro apporto alla conduzione del campo. Tutte queste cose l'Italia le sa fare perché è forte nella sua natura il rispetto dei diritti umani. E Livorno, quei valori li ha alla base della sua nascita.
L'altro punto: i giovani. Bisogna fare qualcosa di più per loro, non solo con il creare nuovi posti di lavoro, ma con il curare maggiormente la formazione dei giovani, formazione che va al di là dell'aspetto squisitamente professionale, che è pur fondamentale. In questo campo si è fatto troppo poco, non solo a Livorno, ma dovunque.
Quindi, il mio invito è di impegnarci ancora di più in queste direzioni. Le linee sono ben chiare in una città come Livorno - ve le ha tracciate il Sindaco - le ho richiamate io.
Lo spirito deve essere quello che abbiamo ricordato: avere la capacità di progettare, di credere in quello che si progetta, di avere tenacia, determinazione nel realizzarlo. Di metterci, come dico sempre, l'anima. E i livornesi ce l'hanno.
Grazie.