INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
CARLO AZEGLIO CIAMPI
ALL'INCONTRO CON IL PRESIDENTE E CON UNA DELEGAZIONE
DELL'UNIONE DELLE PROVINCE D'ITALIA
Palazzo del Quirinale, 25 giugno 1999
Presidente Lepidi, La ringrazio per le parole che mi ha rivolto a nome dei responsabili delle Amministrazioni provinciali.
Lei ha ricordato la mia elezione a Presidente della Repubblica, ha richiamato il ruolo che mi è attribuito dalla Costituzione e che io stesso ho molto chiaramente ricordato nel messaggio di insediamento, il ruolo di garante. Io mi considero, come deve essere, il garante di tutti.
Un garante - come ho avuto già occasione di dire anche in altra sede - che cerchi di svolgere la sua funzione in modo attivo, con una sua presenza, non in una posizione esclusivamente, diciamo così, di rimessa, passiva. Presenza che deve essere, per esempio di fronte ai problemi che Lei ha sollevato, di sollecitazione, di attenzione a che quel processo di riforme, che attualmente è in atto nel Paese.
Sappiamo quanto questo processo sia importante. Nonostante una battuta di arresto, sappiamo che questo processo può e deve riavviarsi, con la consapevolezza dei limiti della sua gradualità, ma cominciando a realizzare le riforme possibili. A cominciare dalle riforme costituzionali che avviano quel processo di federalismo al quale Ella si è richiamato. Federalismo nelle forme di governo, che vede nel principio di sussidiarietà la sua base, il suo criterio fondamentale.
Oggi ho avuto modo di ricevere i rappresentanti delle Regioni e dei Comuni. Ora sono qui con voi rappresentanti delle Province, che siete un organo intermedio. Sono a noi tutti ben note le polemiche che hanno visto argomentare con diverse opinioni sul ruolo delle Province, ma, come Lei ha detto, mi sembrano ormai chiaramente superate. Le Province debbono saper svolgere, con una capacità di adattamento alle realtà locali, il proprio ruolo in relazione proprio alle caratteristiche dell'ambiente, dell'autonomia locale nella quale si trovano a operare, in relazione alla realtà delle Regioni e dei Comuni in cui operano, modellandosi su di esse.
Le Province hanno funzioni ben definite che devono essere svolte in modo flessibile, interpretando le varie realtà. Questo va lasciato all'intelligenza, al senso di consapevolezza che ognuno di voi, ognuno degli amministratori che fanno parte delle Amministrazioni provinciali, deve avere.
Mi auguro che si riesca come ho accennato ora, a realizzare, nel volgere dei prossimi mesi, i passi sulla strada delle riforme, con la elezione diretta dei Presidenti delle Regioni, con l'attuazione del federalismo come forma di governo, con la realizzazione del federalismo fiscale e di quegli adempimenti necessari all'applicazione dell'attuale realtà legislativa che ancora mancano.
Fra questi Lei si è soffermato - e l'ho apprezzato molto - sulla riforma della Pubblica Amministrazione. E' la riforma fondamentale del nostro Paese.
Noi dobbiamo stare in Europa per contare, il che vuol dire avere una realtà Italia capace di competere nell'evoluzione e nello sviluppo con gli altri Paesi dell'Unione europea.
Questo è un problema per tutti Paesi dell'Europa, ma noi, forse, lo sentiamo in modo particolare, anche per le nostre diversità, che sono certamente motivo di arricchimento e di maggiori opportunità, ma che possono, se non saremo capaci di agire, di migliorare la nostra efficienza, diventare invece un peso.
Quindi la riforma della Pubblica Amministrazione è fondamentale, ed è riforma non solo delle istituzioni, ma anche della gestione di esse. Occorre saper veramente ammodernare, innovare, nel modo di gestire. Il che implica anche una capacità di formare le persone che operano nelle nostre amministrazioni a qualsiasi livello, da quello comunale a quello statale.
Penso che la mancanza di una riforma della Pubblica Amministrazione - l'ho detto e scritto più volte - sia la palla che noi abbiamo al piede dall'ormai lontano dopoguerra. Già da allora avremmo dovuto impostare il rinnovamento della Pubblica Amministrazione. E' stato rinviato, è stato tentato. Oggi noi stiamo cercando finalmente di realizzarlo in maniera sistematica. E' un processo che durerà anni. Bisogna avere la costanza e la tenacia di portarlo avanti.
Lei ricordava prima le difficoltà che abbiamo avuto per entrare nella moneta comune europea. Certamente se siamo riusciti è perché vi è stato anche il concorso - come Lei ha ricordato - di tutte le Amministrazioni, che ci ha permesso di raggiungere risultati difficili. Questi risultati bisogna consolidarli accrescendo la nostra efficienza. Tutto il sistema produttivo ha bisogno di un'amministrazione più efficiente, più agile, più pronta nel rispondere. Noi siamo capaci di realizzare tutto questo.
Abbiamo degli esempi attuali di come noi italiani siamo capaci di realizzare in breve tempo delle organizzazioni straordinarie. Mi riferisco a quanto abbiamo fatto nei campi profughi, in Italia e in Albania, attraverso il concorso di unità diverse, pubbliche e private, che sono state capaci di cooperare, di organizzarsi, superando schemi, inventandone di nuovi.
Mentre, a casa nostra, soffriamo di rigidità che non riusciamo a superare. Soprattutto la rigidità mentale del volere sempre richiamare il precedente, del restare ancorati a quel che si è fatto ieri. Quello che si è fatto ieri è un'esperienza acquisita, ma non ci deve vincolare in quello che dobbiamo fare oggi e domani.
Il mondo è cambiato grazie all'informatica, che ci permette non solamente di abbreviare i tempi per procedure che rimangono le stesse, ma di inventare procedure nuove. Si tratta di avere anche capacità umane adatte all'uso più efficiente di questi mezzi che l'innovazione ci pone a disposizione e che di giorno in giorno cambiano. Questo è quello che si deve chiedere ai nostri collaboratori e che noi per primi dobbiamo proporci.
E' con questo spirito che vedo con piacere questo incontro. Vi ringrazio per essere qui e mi propongo di rivedervi con una certa periodicità, anche per esaminare insieme i progressi che abbiamo fatto. Questi incontri devono anche costituire un momento di verifica dei risultati che abbiamo o che non abbiamo ottenuto.
Per quanto mi riguarda questi incontri devono servire per avere da voi non solo sostegno morale, ma anche l'opportunità di stare vicino ai vostri problemi, che sono i problemi del Paese. Il pericolo, nel ricoprire alcuni ruoli, è di rimanere tagliati fuori, di perdere il contatto con la realtà. Cercherò di evitarlo muovendomi, girando per l'Italia. Ma vi prego, aiutatemi in questo, perché di questo sento di averne molto bisogno.
Con questo spirito vi ringrazio, vi auguro buon lavoro, sperando di rivedervi
presto, qui a Roma e nelle vostre Province.