PALAZZO DEL QUIRINALE 09/07/1999

INCONTRO CON IL RETTORE UNIVERSITA' DI NAPOLI "FEDERICO II" IN OCCASIONE DELLA CONSEGNA AL CAPO DELLO STATO DEL "PREMIO EUROPA"

 

INCONTRO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA CARLO AZEGLIO CIAMPI
CON IL PROF. FULVIO TESSITORE, RETTORE DELL'UNIVERSITÀ DEGLI STUDI
DI NAPOLI "FEDERICO II" E CON ALCUNI ESPONENTI DELLA FONDAZIONE
GUIDO E ROBERTO CORTESE PER LA CONSEGNA DEL "PREMIO EUROPA"

Palazzo del Quirinale, 9 luglio 1999


Accolgo questo Premio veramente con emozione, resa più forte dalle parole ora pronunciate dal Rettore Magnifico.

Sono un convinto assertore dell'unità europea. L'ho sempre vissuta, non come un fatto economico. Si è cominciato dalla moneta, oserei dire casualmente: bisogna prendere, come suol dirsi, la palla al balzo. Già una volta, negli anni cinquanta, ci siamo lasciati sfuggire la palla al balzo quando si pensava di cominciare l'unificazione europea dalla "difesa".

Quando è venuta questa idea, di cominciare dalla moneta mi sono battuto con tutte le mie forze, perché l'idea andasse avanti, non bisognava perdere questa occasione. Così che, oggi, sono convinto che, una volta raggiunto questo grande obiettivo di avere un'unica moneta europea, questo fatto, indubbiamente fuori dall'ordinario (quindici Paesi che hanno rinunciato a un aspetto fondamentale della sovranità per affidarla a un'istituzione superiore) è, a mio avviso, irreversibile e condiziona tutto il futuro del nostro Continente. I motivi profondi, per i quali questa scelta è stata fatta, sono quelli che, ormai, a mio avviso, sono comuni a molti europei (anche se, forse, alcuni non se ne rendono pienamente conto); sono quei motivi ai quali ha fatto cenno il Professor Tessitore nel Suo indirizzo, quelli che abbiamo trovato scolpiti, oltre 50 anni fa, nel libro di Croce, nella "Storia d'Europa nel secolo decimo nono", libro sul quale la mia generazione si è formata. E ricordo ancora come questo libro si comprava nelle librerie, per lo meno a Pisa, chiedendolo sottovoce e con il libraio che lo tirava fuori da sottobanco. Non era proibito, però, appunto, si cercava di limitarne e di impedirne la diffusione. Su quel libro la mia generazione si è formata.

E, veramente, le cose che, allora, Croce disse con chiarezza sin dal capitolo iniziale le troviamo attuali: la citazione del prof. Tessitore e l'intero affresco europeo che, direi, solo una mente come quella di Croce poteva mettere insieme; la capacità di rappresentare quelli che sono i filoni fondamentali della storia d'Europa e del mondo; la libertà, la "religione della libertà", "perché non possiamo non dirci cristiani", sono tutti fatti fondamentali dell'Europa, dell'Europa che ha trovato nell'Umanesimo e nel Cristianesimo le due grandi sorgenti di vita e di alimento del proprio pensiero.

Ecco, questa è la forza dell'Europa. Su questo fondamento bisogna continuare ad avanzare, tenendo presente che la fine dei nazionalismi, oltre alla fine della dittature, ambedue prefigurate nel libro di Croce, non hanno cancellato pericoli che tuttora vediamo. Le realtà degli ultimi anni, degli ultimi mesi, ci confermano come ancora certe impostazioni siano purtroppo radicate in alcune aree della nostra Europa. Il concetto delle etnie (cercare di ritagliare gli Stati secondo le etnie) per noi è antistorico, terribile, eppure esiste ancora. Di qui l'importanza di portare avanti l'Unione europea; sia approfondendola, nel senso di estenderla agli altri aspetti della vita civile e politica, sia ampliandola.

Quando parlo di pace europea intendo proprio questo: bisogna essere capaci di offrire anche ai Paesi dell'Europa orientale e, poi, man mano, ad altri Paesi del bacino mediterraneo questa nostra concezione della comunità, del vivere comune che è alle fondamenta della civiltà europea.