INCONTRO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
CARLO AZEGLIO CIAMPI
CON IL COMM. DANILO LONGHI, PRESIDENTE DELL'UNIONE ITALIANA DELLE CAMERE DI COMMERCIO INDUSTRIA, ARTIGIANATO E AGRICOLTURA
Palazzo del Quirinale, 17 settembre 1999
Caro Presidente e cari amici, intanto ringrazio il Presidente per il suo indirizzo, per le cose che ha detto che condivido pienamente. Vorrei, sulla scia di quanto da lui detto, fare alcune brevi riflessioni.
Prima di tutto, il Presidente ha avuto la cortesia di citare la riforma del 1993 e sono lieto di rendermi conto che quella riforma si è tradotta in realtà. Di quella riforma devo essere grato, in particolare, a coloro che ne furono i veri ideatori nel mio governo, cioè a Paolo Savona e Sabino Cassese. A me piace sempre ricordare coloro che hanno realizzato: il Presidente del Consiglio promuove, approva, ma ci vogliono dei Ministri che operino con chiarezza e con idee e che quella fosse una buona legge lo dimostra il fatto che voi l'avete realizzata e che oggi sta funzionando e, a quando sento, sta funzionando bene.
Mi piace anche che sia stata messa in stretta connessione con la riforma della Pubblica Amministrazione, altro punto sul quale, già da allora, io e i miei collaboratori ci impegnammo con risultati meno evidenti per la complessità della materia. Ora, quanto è stato fatto di recente con le leggi che prendono il nome dal Ministro che le ha proposte, Bassanini, è un altro momento, secondo me, fondamentale per il nostro sviluppo, perché, solo se saremo capaci di tradurre in realtà quelle leggi, potremo veramente pensare di avere un'Amministrazione Pubblica più efficiente. E la riforma della Pubblica Amministrazione è fondamentale per la vita del Paese. Lo sappiamo, lo sappiamo da decenni e non avervi provveduto è stata ed è una delle cause maggiori delle difficoltà che noi abbiamo trovato e troviamo nella nostra crescita, nel nostro sviluppo. Quindi, per quanto sta in voi, fate sì che anche quelle leggi trovino attuazione; semplificazione, snellimento.
Un nuovo modo di impostare i compiti della Pubblica Amministrazione è fondamentale per un Paese. Voi, poi, vi trovate in una situazione particolare nei confronti di queste Istituzioni di cui, proprio con la legge del '93, fu riconfermata l'autonomia e che operano in aspetti che riguardano tutto il settore pubblico, la Pubblica Amministrazione, i rapporti fra i cittadini e collettività, i rapporti fra le imprese e la realtà economica e sociale del Paese.
Questo è un primo punto che volevo sottolineare confidando che anche in questo ulteriore avanzamento non mancherà il vostro appoggio.
Ora mi piace sottolineare un altro aspetto che ha richiamato sempre il vostro Presidente, laddove ha messo in evidenza la trasformazione che voi state operando e che conferma l'importanza del federalismo. Un federalismo intelligente, un federalismo che, come voi avete con il vostro assetto, vorrei chiamarlo a geometria variabile, per rispecchiare la realtà delle singole province. Quando si parla di federalismo, non può essere un vestito che va bene ad ogni parte d'Italia così come è: ci vogliono delle taglie diverse, perché è diversa la realtà territoriale, è diversa la realtà settoriale. Per questo chiamo quello che avviene nelle varie Camere come un'applicazione di un federalismo a geometria variabile, cioè che rispetta le realtà economiche e sociali della varie province in cui le singole istituzioni operano.
Altro aspetto importante è quello dell'informatizzazione. Occorre un connubio stretto fra il progresso e l'informatica che voi oggi operate non solo con sportelli fisici ma anche con sportelli virtuali. E sempre più, questo, dovrete farlo; e sempre più questa è la realtà europea.
Qui mi richiamo ad un altro spunto del vostro Presidente: l'Europa. E' un problema sul quale da anni insisto. Vi insistevo già molti anni fa, in occasione di mie partecipazioni a iniziative comunitarie: bisogna arrivare allo Statuto Europeo dell'Impresa. Questo è fondamentale perché permette una fruttuosa combinazione della realtà europea. Un'impresa, nata in un Paese, deve potere liberamente operare in altro Paese dell'Unione europea. Altrimenti, come è oggi occorre creare società di diritto diverso secondo le regole dei singoli Paesi. Sembra quasi inconcepibile che non si sia ancora arrivati allo Statuto europeo dell'impresa. Anche voi dovete spingere per questo obiettivo. Voi avete il registro delle imprese, il vostro Presidente ha parlato di registro europeo delle imprese, ma questo, a mio avviso, a poco varrebbe se non arrivassimo ad avere uno Statuto dell'Impresa Europea.
Queste sono le considerazioni che facevo in me mentre ascoltavo l'intervento del vostro Presidente.
Vorrei concludere richiamandomi a quella parola che lui ha detto, che è una parola che io amo spesso ripetere: orgoglio. Orgoglio delle cose che abbiamo fatto e che stiamo facendo, consapevolezza che su quell'orgoglio possiamo fondare gli ulteriori avanzamenti che sono di fronte a noi. Il Paese ha fatto grandi passi avanti: voi ne siete testimoni. Ma per farne ancora deve sempre più rinnovarsi, consapevole e orgoglioso di quanto ha fatto nel risanamento dell'economia, nella partecipazione all'Europa.
Essere in Europa non basta, bisogna contare in Europa e per fare questo bisogna essere i più bravi. Abbiamo tutte le possibilità per essere i più bravi. Ma qui ci vuole la capacità di intraprendere. Abbiamo ancora questi terribili, drammatici problemi dell'occupazione e di alcune zone, nel Mezzogiorno, ancora in condizioni di insoddisfacente sviluppo. Qui anche voi potete fare molto, attraverso la vostra capacità di fare partenariati fra le stesse Camere del nord e del sud. Questa è una ricchezza per il Paese. Un sud che si sia sviluppato sarà, poi, fonte di ricchezza per l'intero Paese al di là dell'importanza europea, dell'importanza internazionale. Quindi, non è che si va a far del bene ad un terzo, no, si fa del bene a noi stessi. Per questo ci vuole capacità di intraprendere.
Quando vedo i dati statistici della nostra economia come, per esempio, i forti avanzi di bilancia dei pagamenti in termini di scambi e di merci e servizio, mi rallegro e poi mi accorgo che quando si aggiungono le partite finanziarie la situazione cambia: la bilancia da attiva diventa passiva, pur tante possibilità ancora di intraprendere in Italia.
Sono il primo a sostenere l'importanza delle relazioni commerciali e finanziarie con tutta l'Europa, con tutto il mondo. Ma, in primo luogo, cominciamo a rafforzare le relazioni all'interno del nostro territorio. Oggi siamo in una situazione ben diversa dal passato, in quanto il settore pubblico assorbiva tutto il risparmio nazionale. Oggi non è più così: le risorse finanziarie ci sono e ci sono a buon prezzo perché, ormai, i nostri tassi sono quelli europei, non sono più quelli doppi che dovevamo subire per mancanza di credibilità e di fiducia fino a pochi anni fa.
Queste sono le considerazioni che mi piace ripetere a voi, proprio a voi che avete dimostrato la capacità di innovare, che avvalendovi di una buona legge, avete creato su quella base. A voi, quindi, voglio rivolgere questo messaggio che è un messaggio di speranza, che è un messaggio di fiducia.
Grazie.