INCONTRO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
CARLO AZEGLIO CIAMPI
CON GLI ESPONENTI DEL CENTRO NAZIONALE PER LA BONTA' NELLA SCUOLA,
IL COMITATO PROMOTORE E I VINCITORI DEL 49° PREMIO "LIVIO TEMPESTA"
Palazzo del Quirinale, 19 novembre 1999
Ho voluto distribuire i premi, prima di prendere la parola, perché penso che le motivazioni che stanno dietro questi premi, parlino da sé.
Io non posso che richiamare quei princìpi che ho voluto ricordare quando, all'inizio dell'anno scolastico, mi sono rivolto a tutte quante le scuole: l'importanza della scuola nella società del nostro Paese. Famiglia e scuola sono i due punti centrali: le motivazioni che abbiamo qui sentito, confermano questa stretta unità.
La scuola, cari ragazzi che siete qua presenti e che rappresentate i vari cicli della vita scolastica italiana, non è il luogo dove si va solamente ad apprendere qualche nozione. E' il luogo di formazione. Sono solito chiamarla "la scuola dell'uomo". E' nella scuola che imparate a vivere con gli amici, con i compagni di scuola, che imparate veramente a praticare una vita collettiva: vivete nella società.
Credo che ciascuno di voi avverta l'importanza che ha il rispetto degli altri nei rapporti con i vostri compagni e, le tre motivazioni di oggi, sono significative. E' fondamentale questa capacità di avvicinare il proprio compagno, ricordando sempre che egli merita tutto quello che noi tendiamo a riconoscere a noi stessi. Il rispetto degli altri inteso come rispetto pieno, rispetto dei valori che ogni uomo porta in sé.
Nella scuola voi imparate a vivere socialmente. Nella scuola avete la possibilità di creare dentro di voi, nella vostra coscienza, la base di quella che sarà la vostra vita di uomini. Nella scuola, poi, dovete il modo di studiare, il modo di apprendere.
L'apprendere non termina né con la scuola elementare, né con quella media, né con quella superiore, né con quella universitaria: la vita è un continuo apprendimento. L'importante è imparare il modo di apprendere, il modo di entrare nei problemi.
Due aspetti vorrei sottolineare. Il primo, quello sociale: il rispetto degli altri indipendentemente dall'etnia. Noi oggi viviamo sempre più in una scuola, in una società che vedrà persone, uomini, donne di diverse etnie e, dalla scuola, voi imparate a vivere insieme, avendo loro come compagni di classe. E' importante, dunque, il primo premio che ho dato, quello a Simone che dimostrato questa sensibilità nei confronti di un coetaneo che proveniva da un lontano Paese: lo ha considerato come un vero fratello.
Al tempo stesso - è il secondo aspetto - sottolineo questa capacità di coniugare, come hai coniugato tu, Simone, l'amore per la madre con il tuo dovere, diritto-dovere, di formarti, quindi di non lasciare la scuola, anche se hai dovuto allontanarti fisicamente da essa per qualche tempo.
Con questi sentimenti sono lieto di essere oggi qua con voi e di rinnovarvi l'augurio che ho inviato a tutti i ragazzi che frequentano le scuole italiane, poche settimane fa all'inizio dell'anno scolastico.
Grazie a voi tre che avete dato questo esempio e grazie agli insegnanti che, certamente, sono partecipi di questa realtà sociale.
Dico sempre che, per un insegnante, la cosa più bella è quella di sentire che un giorno sarà ricordato dagli uomini, dalle donne che, da bambini, sono stati suoi allievi, come un maestro, come un maestro di vita: quindi, non soltanto per la capacità tecnica, professionale, per la sua preparazione come trasmettitore di conoscenze, ma aver formato dei cittadini.
Grazie a tutti e un vivo augurio per tutti voi giovani di essere veramente la
forza dell'Italia di domani. Nel messaggio alla scuola ho affermato che l'Italia
sarà quello che voi sarete. La premiazione di oggi ci dà fiducia che l'Italia
di domani sarà migliore di quella di oggi.