VISITA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
CARLO AZEGLIO CIAMPI
IN SICILIA
INCONTRO CON I GIORNALISTI
Catania, 14 gennaio 2000
PRESIDENTE CIAMPI:
Sono al termine di questi due giorni in Sicilia. Può sembrare una dichiarazione formale, ma non lo è, dire che sono soddisfatto. Sono stati due giorni per me molto positivi, di vero interesse: negli ultimi due anni ho avuto rapporti periodici con la Sicilia e ogni volta traggo l'impressione di un avanzamento. Questo è molto importante: sia a Palermo ieri sia oggi qui a Catania, con realtà che hanno naturalmente molti punti in comune, ma anche non poche diversità. Si vede che sono due città, due aree che progrediscono, soprattutto constatiamo che i siciliani sono impegnati in maniera sempre più fiduciosa nel cammino che hanno intrapreso.
Ieri fu particolarmente per me pieno di significato l'incontro all'Assemblea Regionale Siciliana, dove tra l'altro ho ascoltato anche interventi di contenuto. Poi soprattutto, nel pomeriggio, la visita al quartiere Brancaccio. E' inutile che ripeta il perché di questa importanza; voi stessi avete seguito, avete sentito l'atmosfera sia nella scuola, sia per le strade. Questo è un fatto di grande rilievo per la Sicilia.
Oggi qui a Catania, nonostante la pioggia abbia ridotto il contatto con la cittadinanza, questo contatto non è mancato. E poi avete sentito anche nella riunione in Comune interventi, sia pure con accenti diversi, con impostazioni anche politiche diverse, che hanno messo tutti in evidenza una città, un'area che progredisce. Si può mettere più l'accento sulle cose fatte e sulle cose che restano da fare, e che stiamo per fare, tuttavia questo è il taglio e il contenuto oltremodo significativo di questi interventi.
Sono stati meno visibili, perché oggetto di incontri più riservati, più confidenziali, le colazioni avute sia a Palermo che a Catania e gli incontri all'università (non so fino a che punto avete potuto seguirli tutti e due, sia quello all'università di Palermo sia a quello di Catania). Do molta importanza a questi incontri, non solamente qui in Sicilia, ma anche altrove. Per esempio a Milano incontrai tutti i centri universitari, insieme agli imprenditori, per cercare di favorire un dialogo fra queste componenti della realtà locale.
E ho visto che vi sono due livelli diversi: qui a Catania stiamo già in una fase più avanzata. Il dialogo già c'è da tempo, da anni e se ne vedono gli effetti. Questa vallata dell'Etna, ormai è una realtà avanzata e sempre più progredirà.
A colazione ho parlato con l'ing. Pistorio, e mi diceva fra l'altro non solo che qui a Catania lui trova periti e ingegneri, diplomati e laureati negli istituti locali, elementi ottimamente preparati che vengono inseriti nella realtà industriale e per di più a costi estremamente convenienti. Cioè il costo per l'impresa di un ingegnere siciliano è largamente inferiore, di un terzo, nel confronto con il costo dello stesso esperto nel nord Italia, ancor più della metà nel confronto con gli altri paesi europei. Mi riferisco al costo aziendale.
L'ing. Pistorio concludeva che vi è una convenienza economica per la sua società ad operare a Catania. Questo è l'effetto di quella che il Rettore di Catania Rizzarelli ha chiamato l'alleanza delle autonomie, e in primo luogo naturalmente l'alleanza fra università. Questo già me l'annunciò ieri il Rettore dell'Università di Palermo: l'alleanza fatta fra Palermo, Catania e Messina, le tre università fra di loro. E poi l'alleanza con le altre autonomie, che sono la Regione, i Comuni, Provincie e gli imprenditori.
Al tempo stesso, ieri, nell'incontro con i sindacati, ho constatato un atteggiamento responsabile, persone che sanno benissimo che non si può ottenere tutto in 24 ore, ma che hanno presente la sostanza dei problemi, il contenuto dei problemi, hanno presente anche i tempi che occorrono e sanno che loro, nello stimolare l'azione o delle autorità o delle imprese, debbono tenere conto naturalmente dei limiti, debbono tenere conto dei tempi.
La società cui facevo riferimento prima ha tremila dipendenti, e questo è un fatto straordinario e li aumenterà in futuro. Palermo sta adottando un modello analogo, che si deve diffondere.
Il tutto poi in una realtà che ha piena consapevolezza di una Sicilia nel Mediterraneo, al centro di problemi che saranno i problemi fondamentali e principali del secolo che abbiamo appena iniziato.
Qui in Sicilia ci troviamo in una condizione obiettiva di vantaggio nel grande dialogo di confronto con la realtà dell'Africa e del Medio Oriente. E di qui dobbiamo affrontare i problemi dei collegamenti. Perché non c'è dubbio che il tema dei collegamenti è - lo avete sentito anche voi qui a Catania - ancora oggi uno degli elementi di limitazione. Vediamolo però nell'ottica del futuro. Sapete quanto io insista per esempio sui collegamenti via mare. Bisogna affrontare questi problemi nell'ottica anche di quelli che possono essere i salti nel modo di cercarvi soluzione.
Credo di avere detto tutto, aggiungendo l'importanza da tutti riconosciuta, e qui ritorno su un tema fisso, quello della stabilità di governo.
Ieri fui impressionato - e l'ho ripetuto oggi - da questo medico italiano, laureato in Italia, specializzatosi negli Stati Uniti, che è diventato uno scienziato e un medico di prim'ordine. Viene in Italia e qui organizza un Centro Trapianti avanzatissimo a Palermo. Mi ha detto: "Per me la difficoltà maggiore è stata quella del dialogo con le autorità locali, non per le singole persone, ma perché cambiavano in continuazione".
Ormai abbiamo fatto alcuni grandi passi avanti, abbiamo l'esperienza alle spalle della elezione diretta dei Sindaci, l'abbiamo sperimentato e si è visto quello che ha prodotto questa legge sulla elezione diretta dei Sindaci.
Prima non c'era nessuno che potesse fare il Sindaco bene, evidentemente era nel metodo che qualcosa non funzionava. Cambi il metodo e vengono fuori i Sindaci che hanno operato bene, quindi questo metodo dobbiamo allargarlo alle Regioni.
Ieri ho avuto un applauso alla Regione Siciliana e oggi qui a Catania, quando ho detto che voi avete ragione nel chiedere con insistenza di poter fare le prossime elezioni con la elezione diretta anche per le Regioni a statuto speciale. E questo cambiamento bisogna farlo anche a livello nazionale.
E qui non sto a ripetere cose che sapete.
ASCA - ANDREANI:
Il discorso che stamattina ha fatto al comune di Catania: Lei giustamente ha
detto non attiene al Capo dello Stato entrare nella dialettica. Però lei ha
fatto anche un riferimento, evidentemente si riferiva o aveva preso spunto dai
discorsi un po' difformi che lei ha citato adesso, però ha fatto una
considerazione di carattere generale. Cioè Lei ha detto che la dialettica
politica non deve mai essere una sterile contrapposizione.
PRESIDENTE CIAMPI:
Esatto, deve essere costruttiva…
ASCA - ANDREANI:
Ma io Le chiedo, Presidente, questo è un messaggio di significato nazionale?
PRESIDENTE CIAMPI:
Generale, tutti; riguarda tutti. Riguarda tutti dall'università a qualsiasi
istituzione, dovunque ci troviamo. La dialettica serve ad approfondire i
problemi e, per ognuno, a interpretarli a proprio modo. Poi si tratta di
arrivare a delle conclusioni. Bisogna decidere per poter agire. A qualunque
livello, a livello di una piccola impresa e a livello di Governo nazionale, di
Parlamento.
DOMANDA:
Posso integrare questa domanda. Lei alla fine di questo inciso ha detto che
bisogna perseguire con questa cultura del fare e del realizzare, che mi sembra
un po' la filosofia del suo metodo della concertazione. Non è preoccupato per
questa contrapposizione che nel paese in questi giorni e in queste ore c'è, fra
le forze sociali, che rischia poi di mettere in crisi…?
PRESIDENTE CIAMPI:
Vedete, la concertazione è uno strumento e tutti gli strumenti possono essere
anche transeunti. Sono ancora convinto che la concertazione è utile; non vorrei
essere male interpretato. Il decidere, il fare è un modo di essere che bisogna
applicare sempre. La concertazione ha avuto un grosso ruolo, sapete quando e
come, a mio avviso lo può ancora avere; in particolare per quanto riguarda il
settore nel quale la concertazione è nata, cioè nei rapporti fra le imprese,
fra gli imprenditori e i sindacati.
Non ho mai predicato la concertazione per quanto riguarda le relazioni
politiche, perché le relazioni politiche sono già ben ordinate, hanno i loro
schemi e hanno anche il luogo nel quale svolgere il massimo del confronto, che
è il Parlamento. Abbiamo già sistemi e istituzioni più che appropriate,
quindi non confondiamo il ruolo del Parlamento e la concertazione.
DOMANDA:
Su un passaggio del discorso di oggi, Lei evocava oltre a nuovi strumenti
elettorali anche nuove regole parlamentari, che rafforzino la stabilità, Le
chiedo se si riferiva alle proposte del Presidente della Camera?
PRESIDENTE CIAMPI:
Anche a quelle: certamente la disciplina parlamentare, che è fatta di
regolamenti, che è fatta di prassi, ha la sua importanza ai fini della
stabilità. Come pure anche altre cose sono importanti. E' chiaro che interventi
utilissimi si devono fare anche nel campo ancora più elevato, vedi appunto
modifica costituzionale. Quando per esempio qualcuno invoca, e penso anche con
ragione, quello della sfiducia costruttiva, quello per esempio è un qualcosa
che richiede una modifica costituzionale.
Quindi la correzione della legge elettorale è l'intervento forse minimo, ma
anche quello più immediato che può essere fatto, che non ne esclude altri, che
rafforzino l'obiettivo di arrivare a una stabilità di governo maggiore.
TG.2 - VERGARA:
Condivide i suggerimenti che sono stati dati dal Presidente della Camera
Violante?
PRESIDENTE CIAMPI:
Condivido lo spirito. Nel senso che si deve lavorare per una minore
frammentazione.
DOMANDA:
Lei oggi ha parlato, senza voler confondere concertazione e dialogo fra forze
politiche, però ha detto che ci deve essere una dialettica politica che non
deve essere polemica sterile, magari soprattutto in questo periodo in cui
mancano cinquecento giorni alla fine della legislatura. Ossia parlare di leggi
importanti che hanno bisogno di una maggiore coesione fra maggioranza e
opposizione.
PRESIDENTE CIAMPI:
Questo ripeto è decisione delle forze politiche del Parlamento e del Governo.
Posso solamente auspicare che questa parte finale della legislatura venga
utilizzata per portare avanti questo che è stato il lungo cammino, che va sotto
il nome della transizione. Arrivederci e grazie.