VISITA DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
CARLO AZEGLIO CIAMPI
ALLA REGIONE UMBRIA
INCONTRO ISTITUZIONALE CON LE AUTORITA'
Terni, 16 ottobre 2001
Gentile Signora Presidente della Regione Umbria,
Signor Presidente della Provincia di Terni,
Signor Sindaco di Terni,
Signori Sindaci della Provincia,
Onorevoli Parlamentari, Eccellenza,
Autorità civili e militari,
Signore e Signori,
dopo Perugia e Foligno, eccomi a Terni; l'Umbria è davvero terra ricca di
realtà diverse. La storia, antica e meno antica, ha seminato in tutta la
regione testimonianze straordinarie del genio costruttivo della nostra gente,
attraverso i millenni. In vista di questo incontro mi è accaduto anche di
leggere pagine dedicate a queste terre da illustri scrittori del passato.
Ho appreso così che Goethe, in uno dei suoi famosi viaggi in Italia, diceva di
Terni: "è situata in una regione amena, all'imbocco di una bella piana
circondata da montagne"; e questo, ovviamente, è vero ancora oggi; ho
avuto modo di constatarlo giungendo in elicottero da Perugia. Ma tra Goethe e il
presente c'è stato lo straordinario sviluppo industriale, che, nell'ultimo
quarto del secolo decimonono, fece di Terni - prima con una grande Fabbrica
d'Armi, poi con le prime acciaierie - uno dei più importanti centri industriali
dell'Italia centrale, ed anzi di tutto il nostro Paese.
Dire Terni, per molti italiani, è dire acciaio. Era così negli anni della mia
giovinezza, lo è ancora oggi, dopo non poche traversie, che avete largamente
superato, grazie all'altissima specializzazione della vostra manodopera, alle
vostre capacità imprenditoriali, alla forza di quegli "spiriti
vitali" che sono all'origine di ogni storia di sviluppo industriale, e
in ultima analisi, grazie alla vostra voglia di lavorare. Tutto questo è emerso
con chiarezza e con passione dalle parole che hanno pronunciato i tre
rappresentanti della Regione, della Provincia e del Comune di Terni.
E li voglio ringraziare non solo per le parole di cortese e affettuosa
accoglienza nei confronti di mia moglie e miei, ma altrettanto per la passione,
per la chiarezza con la quale hanno affrontato i temi di questa provincia e di
quest'area; al tempo stesso collocandoli nel contesto dei problemi più ampi,
ancor più drammatici, in cui viviamo. E il mio grazie al lavoro profuso dalla
vostra città va di pari passo al sentimento di gratitudine a Terni per
l'impegno sociale che ha sempre dimostrato e che tuttora svolge.
Ne avrò modo, e di questo ne sono particolarmente lieto, di parlare di questi
temi nel successivo incontro che avrò con le associazioni di volontariato.
Però non riesco a non darvi un anticipo di una considerazione - indotto da un
accenno che ha svolto il Sindaco Raffaelli - perché è un tema che mi sta
particolarmente a cuore.
Mi riferisco alla iniziativa che è stata adottata di farsi carico di un impegno
concreto - che sia di esempio e di modello - nei paesi africani; in particolare
nella campagna contro l'Aids.
E' importante che questo impegno si traduca presto in realtà. Lo era da prima -
e fui lieto di poter dare un piccolo contributo nel mettere in contatto
l'importante impresa dei prodotti farmaceutici, per la cura di questa malattia,
con la Comunità di Sant'Egidio - ma lo è ancora più significativo e
indispensabile oggi perché essa diventa una concreta azione e rappresenta la
dimostrazione dello spirito con il quale affrontiamo i problemi dei paesi
poveri, specialmente in questi momenti in cui bisogna confermare con le opere
che nella lotta contro il terrorismo si abbia sempre presente la lotta a favore
dei Paesi meno fortunati, nei con fronti di coloro che soffrono. E in
particolare in alcuni continenti concentrati, come quello dell'Africa.
Mi auguro che questo avvenga e che esso rappresenti un modello; occorre riuscire a far partire questa iniziativa del Mozambico, facendo cooperare insieme
chi produce il medicinale (quella che chiamo l'offerta) con coloro che hanno
bisogno del medicinale (che corrisponde alla domanda). Ma questa cooperazione
deve essere organizzata, perché si tratta di affrontare cure complesse, che non
si esauriscono in un solo incontro con un medico o con una infermiera.
Se riuscissimo a realizzare tutto questo - in una realtà sia pure limitata,
anche se rappresentata da dimensioni che per noi, col metodo italiano,
costituiscono d per sé già misure grandi, come quella del Mozambico - esso
potrebbe poi costituire un modello da applicare nelle altre regioni dell'Africa.
Ma in particolare sarebbe la dimostrazione concreta di quello che l'Italia fa e
dello spirito con il quale il nostro Paese affronta la terribile emergenza che
stiamo attualmente vivendo.
E questa realtà sta a dimostrare quello che ho sempre pensato: l'Italia è un
Paese straordinario. Lo dico e lo ribadisco, tranquillamente, senza retorica. E
lo ripeto qui a Terni, perché dimentichiamo spesso, quando siamo qui a Terni
che la fama industriale che essa giustamente si è guadagnata, a volte porta
anche a dimenticare alcuni aspetti importantissimi di questa città, di questa
provincia.
Si ignorano gli insigni monumenti architettonici del vostro passato - nonostante
le tante drammatiche distruzioni subite nella seconda guerra mondiale - o si
dimentica che Terni è più o meno coeva con l'antica Roma, ci si dimentica ad
esempio che la straordinaria bellezza della cascata delle Marmore, a pochi
chilometri di distanza da qui, altro non è che una imponente opera pubblica
realizzata quasi 23 secoli fa dalla Roma repubblicana per bonificare la piana
reatina. E' un'opera pubblica straordinaria, ancora funzionante, frutto di
quello che oggi si chiamerebbe un progetto di pianificazione del territorio, che
evidentemente fu attuato da amministratori che erano competenti e capaci e che
devono servire ad esempio nostro.
Nel corso della vostra storia di grande centro industriale, voi avete conosciuto
vicende alterne. E' accaduto anche altrove: fra le regioni d'Europa di più
antica industrializzazione, in Italia come in altri Paesi - Inghilterra,
Germania, Francia - non sono poche le aree che hanno dovuto affrontare il
rischio della de-industrializzazione, per effetto di crisi derivanti da cause
diverse, incluso lo stesso progresso tecnologico, o la nascita di nuovi
concorrenti in regioni anche molto lontane, o l'emergere di debolezze latenti
nella industria stessa.
In particolare nelle esperienze che abbiamo vissuto nell'industria di Stato.
Sapere uscire da crisi di questo genere non è facile, non è da tutti, e non
può farsi sicuramente in un giorno.
Nel caso vostro, il passaggio da una economia fondata sull'industria pesante, e
quasi potrebbe dirsi su una monocultura industriale, a un'economia
diversificata, capace di rilanciare e rinnovare le attività produttive
tradizionali ma in un quadro totalmente mutato, col passaggio dal pubblico al
privato, capace di far nascere a fianco di queste attività tradizionali, una
molteplicità di nuove imprese, in settori totalmente diversi e nuovi
dell'attività produttiva; tutta questa vostra vicenda, complessa e difficile,
è un esempio, ritengo, da manuale di storia industriale, a cavallo fra i due
secoli. Una storia - e oggi possiamo dirlo con sicurezza - che avete saputo
condurre a buon fine.
Certo i problemi non mancano, li avete rappresentati con tutta chiarezza e io
stesso avrò modo di approfondire le relazioni che avete con la proprietà
dell'impresa multinazionale, che è qui intervenuta e che certamente ben conosce
ed apprezza il valore, per l'oggi e per il domani, della professionalità
tecnica e progettuale di maestranze qualificate ed esperte, quali sono quelle
formatesi nella secolare tradizione della siderurgia ternana. E' una ricchezza
che senza dubbio non può essere trascurata e dimenticata.
Vi siete trovati di fronte a realtà difficilissime: avete perso in un decennio,
fra gli anni '80 e '90, all'incirca diecimila posti di lavoro e l'avere
riportato la città e la provincia verso la piena occupazione, come voi avete
saputo fare, non è impresa da poco.
Gli studiosi di economia industriale troveranno interessante l'analisi del
percorso di re-industrializzazione che voi avete seguito, grazie alla vostra
competenza tecnica e progettuale, che ha messo a frutto ben indirizzate
iniziative pubbliche di sostegno e di modi di rilancio dell'attività
produttiva.
Voi non avete avuto i benefici delle regioni meno sviluppate quali sono quelle
del Mezzogiorno, ma sicuramente avete avuto e avete saputo creare uno dei
contratti d'area dell'Italia centro-settentrionale, e avete saputo realizzare
un'area industriale attrezzata, che risulta attraente per costi e per servizi.
Avete offerto i vantaggi di una forte cultura industriale, della disponibilità
di una manodopera altamente qualificata, e - cosa forse ancor più importante -
di un ambiente sociale che offriva e offre quel bene insostituibile che è
l'ordine e la sicurezza.
In tutto questo ha avuto un ruolo positivo la capacità di collaborazione - e
ancora oggi ne abbiamo avuto prova in questi interventi - fra le autorità
locali e le associazioni di categoria, fra imprenditori e sindacati, fra le
autonomie amministrative e le autonomie funzionali.
Voi stessi mi avete detto, e ne siete ben consapevoli, che questa è ancora una
storia aperta, incompiuta. Ulteriori progressi deriveranno da fattori non tutti
dipendenti dalla vostra volontà e iniziativa: come ad esempio dal completamento
di assi viari che debbono avvicinarvi da una parte al mare Tirreno, dall'altra
al retroterra reatino. Ne parlammo già domenica sera, quando ci incontrammo
tutti insieme a Perugia. Avete problemi sul quale ora siete ritornati
giustamente, che è quello ad esempio dell'approvvigionamento elettrico. Ritengo
che questo sia un tema centrale che avete per il prossimo futuro; cioè per i
prossimi mesi, non per i prossimi anni.
Voi già godete di una situazione positiva, straordinaria, per quanto riguarda
la produzione di energia elettrica. Voi siete stati fra i primi a sfruttare le
fonti idroelettriche, ma oggi questo non basta e dovete compiere delle scelte
importanti: in primo luogo per quanto riguarda la industria siderurgica; perché
questo è uno dei temi principali. Sapete bene che stanno giungendo a scadenza
alcune situazioni particolari che sono nate dalla nazionalizzazione
dell'industria elettrica e che nel giro di pochi anni stanno per venire meno e
che quindi produrranno, se non si provvede altrimenti, un aggravamento dei costi
dell'energia per coloro che li utilizzano.
E le acciaierie - e in particolare il settore degli acciai speciali - utilizzano
in grande quantità l'energia elettrica, che rappresenta un costo primario.
Quindi è un problema da quale dovete uscirne fuori, dobbiamo trovare una
soluzione.
Si possono esaminare varie ipotesi, ne abbiamo già accennato, ma soprattutto
dovrà essere sentita anche la parte fortemente interessata, che è la società
proprietaria delle acciaierie, ma quello che è importante - non solo per
l'acciaio, ma è fondamentale per tutta la nostra zona industriale, che ormai è
diversificata - è che più o meno il fabbisogno di energia elettrica
costituisce un problema centrale.
Altro aspetto sul quale vi siete soffermati e sul quale sosto volentieri, è quello della spinta alla nuova industrializzazione, perché nella
industrializzazione già esistente la formazione già l'avete qualificata.
L'esperto e il tecnico dell'acciaio nasce ormai quasi spontaneamente, trova un
alimento naturale nella sua vita quotidiana, occorre ovviamente approfondire gli
studi per migliorarsi, ma tutte le altre nuove attività hanno bisogno di una
formazione appropriata. E per appropriata intendo non solo il livello, ma anche
lo stato di corrispondenza fra la formazione - e quindi quella che sarà la
offerta qualificata di lavoro - e la domanda di lavoro, ovvero le imprese che
nascono, che già esistono.
Poiché è questo quello che manca in Italia, e lo constato dovunque: sia ieri a
Perugia come qualche settimana in Basilicata. Ci si trova di fronte a dei colmi:
ci sono periti industriali che sono disoccupati, solo perché si sono
specializzati in un determinato campo, invece che in un altro, col risultato che
se essi si fossero specializzati in quell'altro ramo tecnico avrebbero avuto
immediata occupazione.
E' mancata quindi la conoscenza della realtà territoriale: occorre che a un
ragazzo di quindici-sedici anni, che decide di intraprendere un indirizzo di
perito industriale, gli si prospetti che ha davanti a sé ancora quattro anni di
studio e che al termine di essi venga indirizzato verso uno specifico
orientamento, che gli permetta quasi certamente di trovare occupazione al
conseguimento del diploma. In questo campo purtroppo non siamo ancora preparati
adeguatamente.
E' il tema che predico continuamente, è uno dei punti dolenti. Lo ribadisco
ovunque nelle mie visite in Italia: più attenzione al rapporto fra domanda e
offerta della formazione. Pertanto su questo aspetto dovrete stare più attenti
nel dare una nuova spinta al centro universitario, che compia delle scelte di
facoltà e di specializzazioni che siano appropriate al vostro presente e al
vostro futuro.
Ricordo - e ne rimasi positivamente sorpreso - quando andai a Catania un anno e
mezzo fa, e constatai come dall'università e dalle scuole professionali
uscivano ogni anno laureati e diplomati che erano specializzati nei settori
corrispondenti al tipo di industria che si stava sviluppando nel territorio di
Catania, ovvero quello dell'informatica, con l'immediato incontro e riscontro
fra domanda e offerta.
Quindi la spinta alla nuova industrializzazione richiederà un potenziamento
degli istituti responsabili della formazione, e un più intenso coordinamento
fra le iniziative e i progetti delle facoltà universitarie e delle scuole
professionali qui operanti e le esigenze del territorio e del suo sviluppo.
Questi stessi problemi, e queste stesse esigenze, sono oggi presenti in tutta
Italia.
Un certo peggioramento del quadro economico generale - dovuto a una crisi
politica non priva di riflessi sull'attività produttiva in tutto il mondo -
deve quindi stimolarci a moltiplicare gli sforzi, a cominciare da quelli a
livello locale, per porsi nelle condizioni di migliore competitività sui
mercati nazionali, europei e globali. E qui rallegratevi di avere avuto questa
trasformazione industriale, perché sotto questo profilo la capacità delle
piccole e medie imprese di adattarsi ai mutamenti della domanda è
straordinaria. L'abbiamo visto e ne abbiamo la conferma in tante parti d'Italia
e quindi avere questa diversità della vostra cultura industriale è stato un
arricchimento che dovete continuare a favorire.
Nel corso di questa mia purtroppo breve giornata ternana avrò incontri che mi
consentiranno di arricchire il quadro, ampio e dettagliato, che voi già mi
avete qui offerto, della realtà ternana, con ulteriori elementi di conoscenza e
di giudizio sui progressi e problemi della vostra attività produttiva, in
settori diversi, sui vostri progetti, sulle vostre speranze.
Ieri ho incontrato i rappresentanti dei sindacati e con loro ho analizzato
discorsi analoghi. Penso che questa capacità di dialogo - poi chiamiamola come
vogliamo, i termini non contano: concertazione, dialogo, va tutto bene - ma
questa capacità di dialogo fra le parti sociali riprenda con forza, con
convinzione, senza pregiudizi di parte, al solo scopo di portare avanti e,
sempre in meglio, queste nostre realtà.
Anche qui vorrei richiamare la vostra attenzione - già lo hanno fatto coloro
che mi hanno preceduto - sul tema, che già ho trattato ieri a Perugia, della
complessità dei meccanismi di funzionamento della nuova struttura
amministrativa fondata sullo sviluppo degli organi di potere locali, che si sta
costruendo in Italia.
Le riforme che stiamo realizzando rappresentano una sfida alla competenza, alla
capacità di migliorare e rinnovare i metodi di lavoro tradizionali, alla
disponibilità a sviluppare un dialogo costruttivo fra i vari livelli del potere
locale, oltre che con il potere centrale.
Il metodo di lavoro che sempre raccomando - sulla base di una lunga e variata
esperienza e chi mi conosce lo sa - è quello di procedere per fasi. La prima è
quella della consultazione attorno a un tavolo di tutti coloro che hanno diritto
di far sentire la propria voce, nel nome degli interessi che ognuno rappresenta
istituzionalmente, avendo come obiettivo non un vano confronto di punti di
vista, ma la definizione di progetti concreti, compatibili con i mezzi e le
risorse meglio disponibili.
Dobbiamo imparare cosa significa svolgere una riunione; la riunione ha uno
scopo, e bisogna arrivare a una conclusione. Le riunioni devono avere un solo
obiettivo, quello di raggiungere un accordo; le riunioni che terminano con un
rinvio, sono la rovina della nostra società. Quindi analizzate i problemi e al
termine giungete a una conclusione.
La fase successiva dev'essere quella della realizzazione del progetto, avendo
cura e la pazienza di sottoporre periodicamente a monitoraggio, a controllo e a
verifica l'avanzamento dei lavori. Se non si fa questo il tempo passa e ci si
accorge che si è fatto poco o niente e allora vi è l'angoscia di avere
fallito. Prendiamo l'abitudine di decidere una cosa, stabilire i tempi di
realizzazione, e al termine del tempo stabilito incontrarsi e fare il punto
della situazione e lo stato dei lavori. Se saranno a buon punto ce ne
rallegreremo e trarremo la fiducia necessaria per proseguire. Se non si sono
realizzati tutti gli obiettivi prefissati, ne analizzeremo le motivazioni e le
cause ponendovi subito rimedio.
Non bisogna dimenticare poi che l'opera degli amministratori deve affrontare
periodicamente il giudizio dei diretti interessati, dei cittadini. State attenti
perché i cittadini diventeranno tanto più esigenti quanto più grandi
diverranno i vostri poteri e le vostre responsabilità come organi di governo
locale, in quanto siete a loro più vicini e ben conosciuti, con un volto e un
nome. E quindi in futuro sarà più difficile far ricadere responsabilità per
le realizzazioni mancate su burocrati lontani e più o meno sconosciuti.
Questo non è il meno importante fra i vantaggi che ci aspettiamo di trarre, ai
fini di un buon governo della cosa pubblica, dalla costruzione di uno stato di
ispirazione federale. Di opere pubbliche ce ne sono tante da realizzare, e come
ho ricordato all'inizio, pensate ai vostri lontani antenati che crearono, col
buon governo, una meraviglia della Natura come la cascata delle Marmore!
So che oggi quella opera, costruita per altri motivi, come l'irrigazione e il
deflusso delle acque, oggi viene usata, come allora per fini utilitari, per
produrre energia, e che con una minima parte di questa energia viene illuminata
meravigliosamente nella notte. Purtroppo in questo viaggio non avrò modo di
godere di questo spettacolo notturno: vuol dire che ho un'altra buona ragione
per ritornare da voi, oltre che per informarmi sui progressi che avrete compiuto
per la realizzazione dei progetti che vi stanno a cuore.
Intanto vi auguro, a tal fine, un caldo augurio di buon lavoro. E ancora grazie,
anche a nome di mia moglie, per la vostra accoglienza.