VISITA DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
CARLO AZEGLIO CIAMPI
ALLA REGIONE UMBRIA
INCONTRO CON LE ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO
Terni, 16 ottobre 2001
Cari amici,
sono felice di questo incontro con il volontariato dell'Umbria, rappresentato
non soltanto dai suoi dirigenti ma da molti di coloro che operano direttamente,
sul campo, qui in Umbria, o altrove in Italia e nel mondo.
Ho ascoltato le vostre testimonianze, che mi hanno offerto un quadro vivo e
concreto di un settore della nostra società, quello del volontariato, che è
andato acquistando e sta occupando di anno in anno, uno spazio e un peso sempre
maggiori nella vita del nostro popolo.
Ho ascoltato parole che vanno direttamente al cuore di ciascuno di noi.
Personalmente ho avuto la fortuna di essere stato educato da insegnanti
religiosi e laici, che hanno sempre avuto in comune il concetto di insistere sul
tema, che è fondamentale per la vita di ciascun uomo, del rispetto di ogni
altro uomo. Del rispetto attivo, del rispetto a chi quindi è impegnato a
operare, del rispetto che implica soprattutto la consapevolezza di avvertire
nella propria coscienza gli stimoli ad agire, ad essere presenti, ad essere
vicini al nostro prossimo.
E insieme al sentimento del rispetto vi è l'altro sentimento - che è stato qui
ricordato - che è quello della responsabilità; responsabilità che dobbiamo
avvertire tutti nei confronti di tutti. E' chiaro poi che essa la esterneremo e
la esprimeremo in coloro verso i quali avremo la possibilità di farlo,
altrimenti si incorre nel rischio che per volere essere dovunque e comunque si
rischia di rimanere bloccati.
Quindi occorre sempre che questo sentimento si concretizzi in qualcosa di
specifico, che ci si ponga degli obiettivi, al fine di non correre il rischio di
disperdere le nostre forze.
In ogni città d'Italia che ho visitato - da quando ho assunto, due anni e mezzo
fa, la responsabilità di Presidente della Repubblica - non ho mai mancato di
incontrare i rappresentanti del volontariato locale. Essi sono presente ovunque
sul nostro territorio, nonostante le diversità che pure esistono da regione a
regione, da provincia a provincia, in un Paese che è così ricco di antiche
tradizioni che hanno plasmato ognuna delle nostre cento città.
Dappertutto ho incontrato un volontariato, vuoi religioso o laico, vivo e
vitale. E di città italiane ne ho ormai visitate e percorse tante, da Nord a
Sud e da Est a Ovest. Sono ormai prossimo a completare quello che mi piace
chiamare il mio primo "giro d'Italia". Appena l'avrò terminato
- mi manca solamente il Molise, che ho dovuto rinviare per la presenza di
consultazioni elettorali locali - mi rimetterò in cammino per un secondo "giro".
Le radici del volontariato sono spesso antiche; ma molte volte mi sono trovato
di fronte a nuove realtà, sorte in anni recenti, per un moto spontaneo degli
animi, come risposta a esigenze materiali e morali nuove, che chiamavano le
coscienze ad agire, a mettersi al lavoro, senza aspettare iniziative pubbliche,
senza ordini dall'alto.
Il volontariato, lo sappiamo bene, non è un fenomeno soltanto italiano. Esso è
presente, in forze, in tutti i Paesi che noi sentiamo culturalmente più vicini.
E infatti molte associazioni di volontariato sono espressione di più vaste
organizzazioni non governative, che operano in tutta l'Europa, in tutto
l'Occidente, in tutto il mondo. Ed è giusto riflettere su questo fenomeno che
non è nato per il nostro tempo ma indubbiamente nel nostro tempo sta avendo uno
sviluppo maggiore, sta coinvolgendo un numero crescente di popolazioni.
Il volontariato con fini di assistenza sociale nasce soprattutto da antiche e
sempre vive tradizioni, per lo più religiose: nel caso dell'Italia e delle
altre nazioni europee, lo spirito di carità cresce sul robusto tronco della
religiosità cristiana. Anche la filosofia contemporanea del welfare,
dello stato assistenziale o sociale, ha attinto a queste antiche fonti,
arricchendole di nuovi contributi, nati da una lettura sempre più approfondita
e impegnativa degli ideali della democrazia: i grandi principi della fraternità
e dell'eguaglianza fra tutti gli uomini si affiancano così a quello della
libertà.
Le istituzioni pubbliche dello Stato Assistenziale, anche le più avanzate, non
hanno fatto venire meno - anzi, l'hanno semmai rafforzata - la spinta istintiva
della solidarietà umana e hanno riconosciuto l'insostituibilità del vostro
lavoro.
Le Organizzazioni Non Governative, nazionali e internazionali, le ONLUS, che non
hanno fine di lucro ma obiettivi di utilità sociale, hanno avuto una grande
fioritura nelle più progredite fra le democrazie, e ne sono una rilevante
espressione. Sono un frutto importante, se non esclusivo, della cultura
democratica, sono parte della fisiologia delle democrazie e ne dimostrano la
vitalità. Credo che si possa dire che in società autoritarie il volontariato
non trova spazi.
E' quindi giusto e naturale che le istituzioni democratiche, i governi
nazionali, e gli organismi internazionali a cui essi hanno dato vita, tengano
conto delle organizzazioni del volontariato, non governative. Non a caso essi
affidano spesso alle Organizzazioni Non Governative, e al volontariato in
genere, compiti importanti, che integrano con la loro opera l'azione
istituzionale.
Già sei anni fa, parlando a Firenze sul tema: "Stato, impresa,
solidarietà"; segnalavo allora l'esistenza di importanti bisogni della
collettività che restano negletti dall'operare del libero mercato, dalle cui
limitazioni nasce l'esigenza della solidarietà, che neppure lo Stato può
pienamente soddisfare. Osservavo in quell'occasione che tocca allo Stato
svolgere, ispirandosi a principi di equità, "un intervento diretto che
crei una sorta di zoccolo di protezione sociale"; ma che sarebbe
impossibile ed errato "affidare ogni iniziativa di solidarietà alle
istituzioni pubbliche, centrali o locali". Spetta dunque al
volontariato "utilizzare al massimo la sua flessibilità, la sua
capacità di avvertire e selezionare le effettive condizioni di bisogno, e di
soddisfarle", in una sorta di naturale divisione di compiti. Tali cose
pensavo allora, a maggior ragione le ribadisco oggi.
A tal fine, occorre che le istituzioni governative ascoltino la voce delle
Organizzazioni Non Governative, in quanto portatrice di messaggi che altrimenti
rischiano di rimanere inascoltati, e ne rendano possibile lo sviluppo con il
loro oculato contributo. Sarebbe inoltre quanto mai opportuno - mi piace
riprendere ancora un'osservazione che già facevo nel 1995 - che le fondazioni
bancarie dessero il loro apporto, che può essere di grande rilievo, allo
sviluppo del settore "senza fini di lucro" e al sostegno delle
sue attività sociali e culturali.
Trovo particolarmente significativo il fatto che il volontariato, nelle nostre
società avanzate, si dimostri particolarmente attento e sensibile ai bisogni di
altre società meno fortunate, dove regna la povertà, e dove guerre e conflitti
suscitano infinite sofferenze. Non torno qui ora, poiché ne abbiamo già
parlato in altra sede, su questa importantissima iniziativa che vi proponete di
svolgere in Mozambico.
Ho visto, entrando nel vostro Duomo, il bel cartellone nel quale con precisione
vengono illustrate le attività e le iniziative che state allestendo e quelle
che in futuro realizzerete. L'unico augurio e l'unico auspicio che desidero
sottolineare è che presto cominci sul campo l'avvio di questa opera.
Forti dei nostri valori, dobbiamo dimostrare di essere consapevoli del fatto che
proprio la nostra maggiore ricchezza ci impone maggiori doveri verso i popoli
meno fortunati. La coscienza dell'universale è tipica della nostra cultura e
civiltà: e anche le testimonianze che abbiamo oggi ascoltato ne danno concreta
conferma.
Ognuno deve fare la sua parte, il ruolo che gli ispira in primo luogo la propria
coscienza. Affinché il rapporto fra le istituzioni di governo e le
organizzazioni non governative dia i suoi frutti; è indispensabile che i
governi riconoscano l'importanza del volontariato e diano concreto sostegno alle
sue organizzazioni, riconoscendo che esse possono svolgere con efficienza
particolare compiti difficili, che richiedono senso di abnegazione, slancio di
amore e di altruismo.
E' d'altra parte necessario che le forze del volontariato, che più si impegnano
sui temi del progresso civile ed umano, evitino di considerarsi depositari
privilegiati ed esclusivi del sentimento e della volontà popolare: tanto meno
di confondersi con movimenti portatori soltanto di distruttivi messaggi di
violenza.
Tocca ancora alle istituzioni democratiche di governo definire le regole di
comportamento che giustificano l'erogazione dei necessari aiuti alle
organizzazioni del volontariato, e porre ordine in una materia complessa, che è
forse bisognosa di ulteriori approfondimenti, anche con il vostro contributo.
Spetta, per parte loro - e su questo tema insisto spesso - alle organizzazioni
senza fini di lucro gestire nel modo migliore, più efficiente, più economico
nel senso che per ogni unità di risorse occorre avere il massimo di rendimento,
le loro risorse, sia che esse provengano da benefattori privati o dallo Stato,
organizzandone la gestione con professionalità, secondo criteri di economicità.
E anche in questo senso vi deve essere uno scambio di esperienze fra di voi per
migliorare la vostra organizzazione interna, perché ciò permette poi di
utilizzare con il massimo del rendimento, le risorse che vi vengono affidate.
Anche per loro il vincolo di bilancio deve operare come fattore di disciplina,
al fine di massimizzare il rendimento delle risorse umane e materiali loro
affidate. Deve essere questo un loro preciso impegno, per motivi non solo
economici, ma anche etici. E so che di ciò voi siete sicuramente consapevoli.
Ancora vi ringrazio per le considerazioni che mi avete rappresentato sul vostro
lavoro, e ancora più per quelle iniziative che avete intrapreso e che vi
accingete a realizzare.
Senza il volontariato la nostra sarebbe una società più povera di valori, più
arida di sentimenti. Chi conosce il vostro lavoro sa che voi portate non
soltanto aiuti, ma amore.
Senza di voi la solitudine di molti anziani sarebbe soltanto desolazione; senza
di voi i più elementari diritti di moltitudini di bambini privi di ogni risorsa
non verrebbero in alcun modo riconosciuti; le pene di categorie emarginate e
respinte dalla società non troverebbero sollievo nella solidarietà umana,
fonte di speranza; le limitazioni degli handicappati, e il tormento delle loro
famiglie, non sarebbero leniti dalla vostra calda presenza; le sofferenze di
intere popolazioni colpite da disastri naturali, o vittime di conflitti e di
guerre, risulterebbero intollerabili.
Non vi saremo mai abbastanza grati per ciò che fate.