Belgrado 17/01/2002

Brindisi del Presidente della Repubblica italiana Carlo Azeglio Ciampi, in visita ufficiale in Jugoslavia, in occasione della colazione offerta in suo onore dal Presidente della Repubblica Federale di Jugoslavia, Vojislav Kostunica




BRINDISI DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA
CARLO AZEGLIO CIAMPI
IN OCCASIONE DELLA COLAZIONE OFFERTA
DAL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA FEDERALE
DI JUGOSLAVIA, VOJISLAV KOSTUNICA

Belgrado, 17 gennaio 2002





Signor Presidente della Repubblica,

sono lieto di trovarmi a Belgrado e di continuare con Lei, per la terza volta in poco più di un anno, un dialogo ispirato ai principi di libertà e democrazia che definiscono, più di ogni frontiera, l'identità dell'Europa.

I legami tra l'Italia e la Federazione Jugoslava vengono da lontano. Siamo separati, anzi uniti, da uno stretto braccio di mare, fonte della storia fra i nostri popoli. Cultura latina e cultura slava sono due componenti essenziali della civiltà europea. Entrambi ne dobbiamo essere orgogliosi. Il salvataggio delle armate serbe, compiuto nel 1916 dall'Esercito e dalla Marina italiani, rappresentò una nobile pagina della Grande Guerra. La storia d'Europa ci ha poi riservato conflitti, che ci siamo lasciati per sempre alle spalle.

Nell'ottobre del 2000 la Federazione Jugoslava ha scelto la democrazia e si è volta con fiducia verso l'Europa che ha trovato nell'Unione la pace. La coerenza del Suo popolo, Signor Presidente, e la Sua determinazione, hanno restituito al Suo Paese la dignità di una gloriosa tradizione nazionale e europea.

Nei Balcani, nella attuale situazione, la presenza della comunità internazionale rimane necessaria. Non lo dovrà essere però indefinitamente. Una Federazione Jugoslava democratica, in pace con i vicini, aperta all'Europa, è centrale alla stabilità e al rilancio dell'intera regione.

Se l'Europa è il Vostro ancoraggio, allora il vostro impegno dovrà sapersi mantenere all'altezza degli obiettivi. Presuppone una fiducia profonda nella democrazia, nella non discriminazione, nella convivenza interetnica, nella tutela delle minoranze, nel rifiuto delle frammentazioni. I diritti indicati dalla Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea sono un contrassegno d'identità e la via maestra della piena partecipazione della Jugoslavia all'Europa.

Signor Presidente,

i nostri Paesi condividono traguardi comuni. Ne cito alcuni: - la riaffermazione di una Federazione Jugoslava democratica e rinnovata con lungimiranza; - il rafforzamento dell'integrazione regionale, anche attraverso l'Iniziativa Adriatico - Ionica e l'Iniziativa Centro-Europea; - un sollecito avvio del negoziato sull'accordo di Associazione con l'Unione Europea. L'adesione al Consiglio d'Europa rafforzerà il coinvolgimento della Jugoslavia negli strumenti della collaborazione intereuropea. Spero che essa avvenga presto.

L'introduzione dell'euro è un balzo in avanti dell'Unione Europea. La nostra nuova moneta comune è stata accolta dai cittadini con fiducia e con entusiasmo; rafforza, giorno dopo giorno, il sentimento di comune appartenenza; cancella ogni forma di euroscetticismo; accelera l'unione politica; costituisce un ulteriore legame fra l'Unione Europea e questa regione. So bene che qui l'euro è già di casa e lo sarà ancora di più nelle prossime settimane.

La imminente Convenzione europea e la successiva Conferenza Intergovernativa daranno validità e efficace risposta all'ormai improcrastinabile domanda di governabilità dell'Unione.

La Costituzione e la Federazione di Stati Nazione definiranno l'impalcatura etica ed istituzionale dell'Europa e le consentiranno di parlare con una voce sola al resto del mondo.


Signor Presidente,

nel dicembre del 2000 a Roma, mettemmo in luce le potenzialità dei rapporti bilaterali e la comunanza di obiettivi. Vedemmo giusto. All'intensità delle relazioni politiche fanno riscontro sia un vigoroso interscambio economico, che auspico ancora più attivo specie ad opera delle imprese medie e piccole, sia una vivace collaborazione culturale estesa anche alla salvaguardia del retaggio serbo ortodosso nell'Europa sudorientale.


Signor Presidente,

con questi sentimenti di stima, di incoraggiamento e di amicizia, levo il calice al personale benessere Suo, alla prosperità dell'amico popolo jugoslavo e all'ulteriore avanzamento delle relazioni bilaterali.