Belgrado 17/01/2002

Intervento del Presidente della Repubblica italiana Carlo Azeglio Ciampi, in visita ufficiale nella Repubblica Federale di Jugoslavia, in occasione dell'incontro con il Rettore e il Corpo Accademico dell'Università di Belgrado






VISITA UFFICIALE DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
CARLO AZEGLIO CIAMPI
NELLA REPUBBLICA FEDERALE DI JUGOSLAVIA

INCONTRO CON IL RETTORE E IL MONDO ACCADEMICO

Belgrado - Università, 17 gennaio 2002




Signor Presidente della Repubblica,
Signori Ministri,
Gentile Rettore dell'Università di Belgrado,
Signori Rettori,

quest'occasione ci unisce nella volontà d'incontro fra cultura latina e cultura slava, animati dal legittimo orgoglio per queste due essenziali componenti dell'identità europea e miranti a una rinnovata, più intensa, collaborazione culturale.

Dopo dieci anni, quando le guerre ricomparvero in Europa, i Balcani e la Jugoslavia riemergono finalmente da una tragedia che ha causato sofferenze e atrocità.

L'avvicinamento dei Paesi e dei popoli dell'Europa sudorientale alla democrazia, al rispetto della dignità della persona umana, all'economia di mercato è in atto, è manifesta: va accelerata. Non vogliamo divisioni nel continente: i Balcani sono parte integrante dell'Europa.

La crisi iniziata nel '92 travolse popoli e governanti della regione e colse impreparata l'Europa e la comunità internazionale. In quel frangente critico la nostra reazione fu esitante, tardiva. Mancò, nel momento decisivo, una linea europea, univoca e risoluta che avrebbe impedito le tragiche conseguenze che conosciamo.

Tutto questo è passato. Oggi, i Balcani guardano a un futuro di cooperazione regionale e di integrazione con la comunità euro-atlantica. L'Europa è uscita dall'ultimo decennio più compatta e matura: è luogo di pace e di unità. L'Unione Europea a Quindici, l'Unione che ha voluto la circolazione di un'unica moneta in dodici Stati e per 300 milioni di consumatori, l'Unione che si assume le maggiori responsabilità per la sicurezza e la ricostruzione dei Balcani, l'Unione che negozia l'allargamento con dieci nuovi candidati, è un'Unione che esercita la propria vocazione sovranazionale e continentale.

A tutti noi cittadini dell'Unione Europea, la crisi dei Balcani ha fatto toccare con mano i rischi drammatici dell'inazione e dell'assenza. Tuttavia, superate le incertezze iniziali, l'Europa ha trovato il proprio ruolo. Oggi costituisce per Voi un ancoraggio sicuro, una garanzia di stabilizzazione, un impedimento contro le disgregazioni, un incoraggiamento alla collaborazione interetnica.

Dal momento in cui l'Unione Europea e l'Alleanza Atlantica si sono impegnate, con determinazione e unità d'intenti, i Balcani hanno iniziato il faticoso cammino verso la normalità. Belgrado aveva già in sé il seme della democrazia, della libertà: ma quel seme per sbocciare, per affermarsi, aveva bisogno di un attivo sostegno europeo. Belgrado democratica è una tappa fondamentale degli enormi progressi di questi ultimi anni. La conquista dei cittadini e delle forze politiche serbe è stata facilitata dalla nuova realtà di un'Unione Europea consapevole della sua dimensione politica e dei doveri che ne discendono.

La lezione dei Balcani è che l'Unione Europea fa la differenza - la differenza fra pace e guerra, fra democrazia e dittatura, fra crescita e impoverimento - a condizione che parli con autorevolezza, con una voce sola. Questa è l'Europa che merita il rispetto degli altri grandi attori internazionali, come gli Stati Uniti e la Russia. Questa è l'Europa che il resto del mondo vuole: penso alla stabilità e allo sviluppo del Mediterraneo, al conflitto israelo-palestinese, alla lotta alla povertà in Africa.

L'Unione Europea è il risultato di un itinerario mai interrotto iniziato con la Comunità del Carbone e dell'Acciaio e con i Trattati di Roma. L'euro, che dovrebbe aver messo a tacere molti scetticismi, è un grande traguardo ed impone doveri nuovi. Il successo della costruzione europea non viene dall'alto: esso fa, viceversa, perno sulla capacità di accordare le singole volontà di quindici paesi e dal supporto di innumerevoli votazioni dei Parlamenti nazionali nel corso di cinquant'anni di storia comune.

Gli elementi fondanti della futura Unione Europea saranno la Costituzione e la Federazione di Stati Nazione. Dischiudono una prospettiva più impegnativa di quella rappresentata da una Confederazione. Essa comporta che le prossime riforme istituzionali siano durature, nell'interesse nostro e delle generazioni che verranno.

Al mondo accademico, qui autorevolmente rappresentato, chiedo una partecipazione attiva al dibattito sul rafforzamento dell'Europa e prospetto un impegno aggiuntivo per sviluppare i legami culturali fra l'Italia e la Federazione Jugoslava e nel più ampio contesto dell'Europa Sudorientale. La presentazione dei progetti appena effettuata ne dimostra il vigore. Questa vostra iniziativa - fornire linee guida alla collaborazione interuniversitaria, incentivare intese in settori di comune interesse - costituisce un arricchimento e approfondimento reciproco.

La presenza europea è di beneficio per la Federazione Jugoslava e per tutta la regione: rafforzando le basi democratiche dello Stato e riponendo fiducia nei principi e nelle regole della Costituzione cui un giorno, se vorrete, sarete associati.