BRINDISI DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
CARLO AZEGLIO CIAMPI
IN OCCASIONE DEL
PRANZO DI STATO IN ONORE DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DI POLONIA
ALEKSANDER KWASNIEWSKI
Quirinale, 26 febbraio 2002
Signor Presidente della Repubblica di Polonia,
Signora Kwasniewska,
Signore e Signori,
l'accolgo con grande amicizia in Italia per proseguire un dialogo incentrato sul consolidamento dei rapporti fra Italia e Polonia, sul completamento dell'allargamento, sulla trasformazione dell'Unione Europea in un soggetto politico unitario.
La moneta unica è stata accolta ovunque con convinzione dell'importanza del
passo compiuto, con fiducia nelle prospettive che apre: lo avrà constatato Ella
stessa.
L'uso dell'euro accentua la spinta per un mercato unico e imprime un rinnovato
impulso al coordinamento delle politiche economiche.
L'Unione Europea sa trasformare un'appartenenza comune in un vero e proprio bene
comune. Di questo avanzamento, l'allargamento è una tappa essenziale.
La Convenzione sul futuro dell'Europa, ormai alle porte, costituisce
occasione per far sentire la propria voce anche ai Paesi candidati.
Questo evento, pur così complesso, suscita ottimismo. Dà infatti fiducia e
speranza che l'Unione Europea si sappia esprimere a un livello così elevato di
riconoscibilità democratica e che abbia il coraggio di non tirarsi mai
indietro, nemmeno di fronte ai passaggi più difficili.
Ne emergeranno, spero con soluzioni chiare e semplici, istituzioni migliorate e
rafforzate, che rappresentano interessi generali europei.
Su queste basi si può costruire ed innovare.
Noi italiani, in particolare, guardiamo con impazienza alla prossima adesione
della Polonia all'Unione Europea.
L'allargamento riunifica, stabilizza il nostro continente, rende più visibile
l'Europa.
L'Europa ha bisogno di riacquisire, consolidandola, la prospettiva dei propri
orizzonti storici e geografici, di recuperare lo slancio che l'ha accompagnata
nella sua crescita, di definire valori e regole condivise, di consolidare la
solidarietà fra tutti i membri dell'Unione.
Il grande filosofo Giambattista Vico aveva ragione quando sosteneva che "le
cose fuori dal loro stato naturale né vi si adagiano, né vi durano".
Quanto stiamo perseguendo, corrisponde allo stato naturale dell'Europa cioè al
comune patrimonio - civile, artistico, culturale - che i Paesi europei hanno
creato nella loro individualità.
Vi è un accordo diffuso perché, su quelle basi, l'Europa acquisti una vera
soggettività internazionale.
Questo scopo non può essere raggiunto senza nuove cessioni di sovranità
indispensabili per progredire nell'integrazione: d'altra parte, se questo
progresso non venisse realizzato, diventerebbe inevitabile la regressione
dell'Unione Europea verso uno spazio prevalentemente economico.
Agli amici polacchi ricordo che la comune sovranità europea è il risultato di
una libera discussione e di una volontà di progresso dell'Unione nel suo
insieme, ben diverse dalla rinuncia di sovranità imposta da un sistema
totalitario. Non si tratta di una rinuncia ma di una messa in comune di diritti
sovrani per moltiplicare l'efficacia del loro esercizio.
Non vedo come si possa rafforzare l'Europa senza ulteriori sinergie fra
cooperazione intergovernativa e sovranità europea.
Signor Presidente,
insieme, l'Europa e il Nord America compongono una civiltà che comprende
culture unite da radici cristiane ed umanistiche, dai valori della democrazia e
della libertà, dalla preminenza del diritto, dal rispetto delle istituzioni.
Il legame transatlantico rimane un rapporto maturo e indispensabile. L'Alleanza
Atlantica, rafforzata dall'ingresso di nuovi membri, capace di sviluppare
un'autentica collaborazione con la Russia, resta garanzia della sicurezza del
continente e della difesa dei paesi membri.
La tempestiva reazione dell'Alleanza Atlantica ai tragici attentati
terroristici dell'11 settembre non sarebbe stata possibile se essa non fosse
stata sorretta dalla consapevolezza dell'indivisibilità della sicurezza e
dell'appartenenza ad una unica comunità di nazioni.
Questa compatta solidarietà ci sprona a mantenere il nostro spirito di coesione
e il nostro impegno contro nemici insidiosi e temibili: il terrorismo e la
proliferazione delle armi di distruzione di massa.
Signor Presidente,
i nostri straordinari rapporti bilaterali sono basati su radici storiche,
affinità culturali reali, complementarità d'interessi.
Questo legame, sostenuto da vivaci iniziative culturali, da un interscambio in
crescita e da un'imprenditoria diffusa è un giacimento pieno di promesse.
Abbiamo ora bisogno di nuovi ambiziosi progetti, nella linea tracciata da una fruttuosa cooperazione regionale, con iniziative quali l'INCE.
Ne cito due in campi diversi: una cooperazione strutturata e mirata fra le Università dei nostri due Paesi, in campo economico; la piena utilizzazione del sistema portuale dell'Alto Adriatico, con al suo centro Trieste, per far crescere i collegamenti fra l'Europa centrorientale con quella meridionale.
Signor Presidente,
Il progetto europeo è intreccio di volontà, di principi, di politiche, di
norme, d'iniziative, di scambi. Le sue singole componenti vengono identificate,
negoziate, concordate. Confluiscono con gradualità e con tempi diversi in un
sistema integrato che, nel far avanzare l'Unione Europea, garantisce gli
interessi degli Stati e dei cittadini.
Questo meccanismo, complesso nella sua articolazione ma chiaro negli obiettivi,
ha accresciuto la prosperità materiale e spirituale dei popoli europei. Va ora
ancora migliorato e rafforzato.
Siamo investiti in pieno dalla domanda d'Europa che proviene dalla comunità
internazionale. Essa comporta nuovi avanzamenti, legittimità democratica,
capacità di presenza, espressa dai valori e dalla cultura.
Richiede che l'Unione Europea si faccia meglio conoscere attraverso un atto
fondamentale costitutivo che ne esprima l'identità civile e sociale.
Con questi auspici, alzo il calice, anche a nome di mia moglie, al Suo
benessere personale, a quello della Signora Kwasniewska, alla prosperità del
popolo polacco, all'amicizia tra i nostri due Paesi, al futuro dell'Europa.