VISITA DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
CARLO AZEGLIO CIAMPI
ALLA REGIONE MOLISE
INCONTRO ISTITUZIONALE CON LE AUTORITA''
Campobasso, 25 marzo 2002
Signor Presidente della Giunta Regionale,
Signor Presidente dell'Amministrazione Provinciale,
Signor Sindaco di Campobasso,
Signori Parlamentari,
Eccellenza,
Signori Sindaci della Provincia di Campobasso,
Vi ringrazio anzitutto per la cortesia delle vostre parole, per l'accoglienza
così calda della città, accoglienza oggi più gradita che mai. Sono giornate
in cui il pensiero ricorre ancora, con angoscia, al barbaro assassinio del
professor Marco Biagi a Bologna, uno studioso onesto e bravo, ucciso davanti al
portone della sua abitazione, mentre rincasava, al termine di una giornata di
lavoro, per ritrovare gli affetti della sua famiglia.
Ci sentiamo ancora con l'animo in lutto. Al tempo stesso, al sentimento di
orrore per la stolta ferocia di un nucleo di criminali fuori del tempo, che
vogliono ricalcare le orme di quel terrorismo che fu sconfitto vent'anni fa, si
affianca la ferma fiducia nella forza della nostra democrazia; fiducia nella
compattezza e nell'unità della società italiana, oggi come allora, in tutte le
sue componenti politiche e sociali, nella lotta contro i terroristi. Possono
ancora uccidere, scegliendo le loro vittime fra i nostri uomini migliori. Non
possono, non hanno mai potuto né potranno mai scuotere la solidità della
Repubblica.
Impegniamoci, nel ricordo di Marco Biagi e di quanti come lui sono stati
assassinati per tener fede ai valori sociali nei quali credevano, a non seminare
odio, a praticare - negli atti e nelle parole stesse che pronunciamo - il rispetto per la vita e per la dignità di ogni essere
umano, la libertà e la giustizia.
Questa nostra amata Italia continuerà a camminare sulla strada del progresso,
civile, sociale, economico. All'inizio di questa mia visita al Molise sento in
me più salda che mai questa convinzione, e ho il dovere di farvene partecipi.
Giungendo a Campobasso, nel cuore del Molise, si ha davvero l'impressione di
toccare il cuore antico dell'Italia.
L'arrivo in elicottero, che consente la visione dall'alto dei vostri intatti,
bellissimi paesaggi, suggerisce questa sensazione. La discesa verso Campobasso
offre il panorama di una città in forte espansione. Più tardi, e ne sono
felice, avrò modo di visitare il vostro nuovo "Polo
dell'educazione" - l'ho già ammirato dall'alto - con i suoi istituti
di istruzione superiore e con l'Università, e di incontrarvi studenti e
insegnanti. Inaugurerò poi il restaurato Teatro Savoia, simbolo di vitalità
culturale e di modernità tecnologica.
Già l'inizio di questa visita propone, per immagini, i temi del nostro
incontro; temi esposti, in modo articolato, negli interventi che ho or ora
ascoltato.
Qui, come in altre regioni d'Italia, il problema di fondo che la cittadinanza,
le forze economiche, le autorità, hanno al centro della loro attenzione e delle
loro cure, è quello dello sviluppo, in tutti i suoi aspetti: sviluppo
produttivo, sviluppo della formazione e del livello culturale, sviluppo civile.
Come in ogni altro Paese dell'Unione Europea, anche in Italia assistiamo a un
generale avanzamento del benessere. Ma, proprio per questo, ancor più crescono
le attese: specialmente in quelle regioni che, per una molteplicità di ragioni
storiche, o geografiche, si sono sentite, senza loro colpa, tenute ai margini
del progresso generale. E' una sensazione avvertita anche nel Molise, come in
altre parti d'Italia: benché le statistiche più recenti confermino
l'impressione, anche visiva, che del generale miglioramento il Molise è
partecipe.
Voi sapete che uno degli obiettivi fondamentali che il processo di
unificazione europea si è posto fin dai suoi inizi, mezzo secolo fa, è quello
della convergenza verso l'alto di tutti i Paesi della Comunità. Questo
obiettivo è stato perseguito con gli sforzi sia delle autorità locali e
nazionali, sia delle autorità comunitarie. Sulla strada della "convergenza"
sono stati ottenuti notevoli successi. Cinquant'anni fa l'Italia era in
significativo ritardo rispetto a Paesi che oggi ha raggiunto, e anche superato.
Si è così riaffermato, ed è tuttora valido, in ambito europeo, un obiettivo
che l'Italia si era posto dal momento stesso della nascita dello Stato unitario.
Non mi riferisco soltanto alla "Questione Meridionale", sempre
tenuta presente e affrontata con misure di diversa efficacia. Non dimentichiamo
che non soltanto il Meridione, ma molte altre regioni d'Italia, da Nord a Sud,
furono, a cavallo tra i due secoli, terre di emigrazione.
Quanti sacrifici vennero affrontati, quanti dolori furono sofferti da
moltitudini di contadini anche veneti, piemontesi, liguri, toscani, marchigiani,
spinti ad abbandonare i loro paesi dalla fame e dalla miseria, alla ricerca di
un faticoso benessere al di là delle Alpi e oltreoceano.
Ritrovo loro e i loro discendenti nei miei viaggi all'estero: la settimana
scorsa in Sud Africa. Alcune migliaia di italiani e oriundi italiani si sono
voluti riunire intorno al Presidente della Repubblica italiana, sotto una enorme
tenda a Johannesburg. Li animava, così come in Argentina, o in Brasile, o in
Uruguay, uno straordinario amore per la Patria Italia.
In tempi non lontani, regioni come l'oggi tanto ammirato "Nord Est"
erano ancora fra le più povere del nostro Paese, erano terre d'emigrazione.
La costruzione, nel corso di alcuni decenni, del nuovo quadro istituzionale
europeo, che si è dotato di specifici strumenti di sviluppo per le regioni meno
sviluppate, e più ancora la pace di cui l'Unione Europea è oggi simbolo,
garante, e prima beneficiaria, hanno creato le condizioni necessarie per un più
generale progresso; hanno facilitato, in un clima di collaborazione, di
confronto e di emulazione, la crescita delle energie e delle iniziative
imprenditoriali anche nei Paesi e nelle regioni meno sviluppate.
Ci auguriamo, anzi ci aspettiamo, che lo stesso percorso di progresso si estenda
ora a regioni dell'Europa che facevano parte del "blocco al di là del
muro": erano rimaste molto indietro, e contano ora di riguadagnare
terreno grazie all'ormai vicino ingresso nell'Unione Europea. Le nostre economie
trarranno notevoli vantaggi dal processo di allargamento, anche se inizialmente
questo non sarà privo di costi.
In ognuno dei nostri Paesi l'avanzamento economico e civile rimane, tuttavia,
ancora diseguale, con differenze sensibili da regione a regione. Governanti e
studiosi hanno analizzato queste diseguaglianze e individuato quelli che sono i
fattori determinanti dello sviluppo, o del relativo ritardo rispetto alle
regioni più fortunate. Voi stessi ne siete consapevoli, e vi siete posti degli
obiettivi. Ne avete raggiunti alcuni, altri non ancora. Non tutto dipende da
voi, anche se è sempre bene cominciare a fare gli esami a se stessi.
Prendiamo la condizione che a voi, e non soltanto a voi, appare come il
fattore frenante più grave per i progetti di sviluppo di tutta la Regione
Molise: l'isolamento, l'arretratezza delle vie di comunicazione, che rallenta i
collegamenti con le popolose regioni vostre vicine: la Puglia, la Campania, il
Lazio, e che ostacola lo sviluppo turistico e produttivo del Molise.
L'esperienza di quella che potremmo considerare, per tanti aspetti, la vostra
regione sorella, l'Abruzzo, dimostra che la costruzione di una nuova grande via
di comunicazione crea un movimento di popolazione e un flusso di investimenti
che danno un contributo determinante per uscire dal sottosviluppo. E' giusto che
voi insistiate per ottenere la realizzazione di un più rapido collegamento fra
i due mari, fra l'Autostrada del Sole e l'Autostrada Adriatica: in questo vero e
proprio "collo geografico" della penisola, il collegamento
trasversale sarebbe di giovamento non soltanto al Molise ma a tutta l'Italia
centro-meridionale.
Non sta a me esprimere giudizi su quale sia la soluzione migliore o più
urgente: ad esempio, se non sia meglio sviluppare l'ammodernamento delle vie di
trasporto ferroviario. L'Italia può dirsi oggi un Paese ricco, ma non ha
risorse illimitate: si devono sempre fare scelte, porsi delle priorità, non si
può avere tutto subito. Da ogni parte della penisola si levano richieste di
potenziamento delle infrastrutture di comunicazione; mentre si incomincia appena
a progettare l'alleggerimento del sistema autostradale con l'entrata in funzione
di nuove "autostrade del mare", che potranno interessare anche
voi.
Ciò a cui vi invito è a fare anche un esame di coscienza: i progetti vengono
più facilmente approvati e si realizzano più in fretta quando vengono
preparati con cura, quando le autorità locali interessate, a tutti i livelli,
fanno la loro parte nello studio dei problemi e nella definizione delle
soluzioni, raggiungendo un necessario accordo tra di loro.
E questo mi conduce a quello che è un secondo e forse non meno importante
fattore dello sviluppo: il buon funzionamento delle amministrazioni locali, la
loro capacità di lavorare assieme, indipendentemente dal loro colore politico,
e di garantire stabilità alla gestione della cosa pubblica.
La stabilità dei governi locali è uno dei principali obiettivi che le riforme
d'ispirazione federalista si sono proposte di raggiungere. Là dove ciò non si
realizza, tutti ne riportano un danno. L'instabilità è ancor meno
comprensibile là dove non esistono aspri conflitti ideologici. Dovremmo
esserceli lasciati alle spalle.
Non chiudete mai la porta al dialogo. Riconoscete all'avversario politico, anche
quando la pensa diversamente da voi, il diritto ad essere ascoltato e valutato
in buona fede. E cercate luoghi d'incontro operativi. Sono, queste, regole di
comportamento importanti. Quando ad esse non ci si attiene, ne deriva un danno
generale. Sono regole utili e produttive; bisogna praticarle e seguirle con
tenacia.
Ciò è vero a tutti i livelli: alla periferia come al centro, in Molise come a
Roma. Gli scontri frontali, e tanto meno quelli preconcetti, non giovano a
nessuno.
Le regole del buon governo, in democrazia, non sono poi tanto difficili, né
da spiegare, né da capire. Non bisogna stancarsi di ripeterle.
Il luogo privilegiato per l'incontro fra le forze politiche è, ovviamente, il
Parlamento, che è il cuore della democrazia, reso vitale dall'esercizio nel
Paese della libertà d'opinione e da un sano pluralismo dell'informazione.
In Parlamento si confrontano - non si affrontano - maggioranza e
opposizione, ciascuna con i suoi diritti, in un dialogo che è l'essenza della
democrazia. Il fine del dialogo non è di formulare necessariamente dei
compromessi, sulla base del minimo comune denominatore; ma di far maturare le
soluzioni migliori, consentendo alla maggioranza come all'opposizione di
modificare le proprie idee di partenza. Al dibattito parlamentare ciascuno si
presenta con le proprie idee: ma non per imporle, bensì per discuterle, per
arricchirle.
In un sistema di governo oggi fondato sul sistema maggioritario, succeduto a
quello proporzionale, una dialettica parlamentare costruttiva ha più che mai
bisogno di un quadro di garanzie; è indispensabile perfezionarlo, a vantaggio
di tutti. Non dimentichiamo che chi è maggioranza oggi può diventare minoranza
alla prossima tornata elettorale, e viceversa. Un buon sistema di garanzie serve
a tutti.
Non vi è proposta di legge che non possa uscire migliorata da un libero
dibattito, al quale non ci si può presentare dicendo: questa è la soluzione
del problema, e deve passare comunque. Discutete, ne sarete tutti avvantaggiati.
Certo la discussione deve osservare una disciplina, dei limiti anche temporali,
non può essere fine a se stessa; ma è fondamentale per decidere bene.
Torno al tema dello sviluppo, e vengo a un terzo essenziale fattore della
crescita, che è la formazione: dalla formazione professionale, alla formazione
universitaria, alla formazione di chi lavora, come imprenditore e come
dipendente. L'importanza della nascita della vostra università, giovane ma
vitale e in rapida espansione, posta al centro di un "polo
dell'istruzione superiore" che mi descrivono come esemplare, è da
tutti riconosciuta come uno dei dati più promettenti della situazione molisana.
So che in questo, e nello sviluppo degli istituti scolastici, avete molto
investito, che questo investimento sta già dando i primi frutti, e che questa
stessa città sta traendo, dall'afflusso di studenti e professori, una ventata
di vitalità.
Quando si analizza l'efficacia delle iniziative prese nel campo dei fattori "immateriali"
dello sviluppo - come sono la buona amministrazione, o il potenziamento della
pubblica istruzione, della formazione, della ricerca - ci si rende presto conto
che la produttività degli investimenti fatti in questi settori dipende, in
larga misura, dalla capacità di coloro che hanno responsabilità di governo o
di gestione e amministrazione, di coordinare gli sforzi e gli obiettivi, e di
aiutarsi vicendevolmente a individuare gli scopi che si perseguono. In
particolar modo, il rapporto fra i centri di educazione superiore e
universitaria e il mondo della produzione deve essere più intenso, più
stretto, per indirizzare nel modo più produttivo gli orientamenti
dell'insegnamento, della ricerca, delle scelte professionali.
Non bisogna mai dimenticare che il fattore primo ed ultimo del progresso è
l'uomo. La materia prima più importante, specialmente in quest'epoca
caratterizzata da un incessante progresso scientifico e tecnologico, è la
materia grigia. E' una materia vivente, e l'educazione la fa crescere.
In ultima analisi, tutto dipende dalla volontà e capacità d'iniziativa degli
uomini, e dall'ambiente sociale e culturale che essi riescono a creare. Giuoca a
vostro favore, in una prospettiva di sicuro progresso, il fatto che qui c'è una
solida coesione sociale; un forte controllo del territorio; una situazione
dell'ordine pubblico soddisfacente, e sopra a tutto una innata, antica
laboriosità, di una gente che nei secoli ha combattuto e vinto le asprezze
della vita in zone impervie e che ha dato prova di grande adattabilità a nuove
forme di occupazione. Sono queste le qualità che rendono fiduciosi, quando si
guarda al futuro del Molise.
Come in altre regioni d'Italia meno toccate da un progresso industriale che non
è mai privo di costi, voi potete infine contare su un ambiente intatto: oggi è
un bene raro e prezioso, che si rivela, tanto più se si sbloccano certi intoppi
infrastrutturali, una fonte inaspettatamente ricca di progresso e di benessere:
purché siano stimolate le energie imprenditoriali latenti, o dormienti. Può
pesare negativamente sul vostro sviluppo l'essere nella "fase di
uscita" dall'obiettivo 1: ma questa è una nuova condizione che
costituisce anche un riconoscimento del progresso fatto, e deve costituire
motivo di fiducia e di stimolo.
Affidatevi al vostro spirito d'iniziativa: siete una regione piccola per
territorio e popolazione. Ma la civiltà ha qui remote e forti radici: il
rapporto fra uomo e ambiente, il rispetto dell'ambiente da parte dell'uomo, la
stessa tradizionale schiettezza dei rapporti umani, sono espressioni di una
saggezza antica. Non perdete il gusto di questi, che sono valori importanti,
valori tipicamente vostri. Siatene consapevoli e orgogliosi, e guardate avanti.
Questo è il fiducioso augurio che vi rivolgo. Grazie, e buon lavoro.