BRINDISI DEL SIGNOR
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
IN OCCASIONE DELLA VISITA DI STATO
DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA FEDERALE DI GERMANIA,
JOHANNES RAU
Palazzo del Quirinale15 aprile 2002
Signor Presidente della Repubblica Federale di Germania,
Gentile Signora Rau,
Signore e Signori,
L'accolgo, caro Presidente, in visita di Stato in Italia con rispetto, stima ed amicizia. Mi conforta che questo nostro dialogo, iniziato quasi tre anni orsono, sia sempre più ricco di contenuti.
La dichiarazione che abbiamo approvato oggi attesta la fermezza dei nostri propositi e l'autenticità dei nostri sentimenti. La Sua visita ha già espresso le potenzialità dei nostri rapporti sotto tre aspetti: le motivazioni profonde che ci uniscono; il consolidamento del partenariato italo-tedesco; il rinnovato impegno comune per l'Europa.
I rapporti fra mondo latino e mondo germanico sono millenari: in lunghi secoli di reciproca frequentazione, abbiamo vissuto tutte le gradazioni delle relazioni che due popoli possono intrattenere. Abbiamo imparato l'uno dall'altro. Il vincolo tra il popolo tedesco e il popolo italiano è diventato pienamente maturo. Sappiamo che occorre perseverare, avanzare, con capacità innovativa e con tenacia. Importanti iniziative attendono ulteriori completamenti: l'interscambio economico, la collaborazione industriale, le infrastrutture ferroviarie, il trasporto aereo, i rapporti universitari, la diffusione delle rispettive lingue e letterature.
Sono lieto che la sua visita renda possibili tre eventi che, mi auguro, siano esemplari per suscitare nuovi progetti. In particolare: - la dichiarazione tra i Musei italiani e tedeschi nel settore dell'archeologia alimenterà programmi artistici, scientifici, formativi e valorizzerà la comune eredità classica; - l'istituzione di un ateneo italo-tedesco sarà un agile strumento promotore di progetti di formazione, di scambi di studenti e docenti; - il Seminario a Villa Vigoni approfondirà i legami fra tedeschi e italiani nella prospettiva del contributo congiunto alla costruzione europea.
Signor Presidente,
Fra i primi in Europa, Lei ed io, abbiamo sostenuto la necessità di una Costituzione Europea. Credo sia avvenuto perché esiste una sintonia, personale ed intellettuale, fra di noi, che riflette l'esperienza voluta e vissuta dalla nostra generazione: in questi ultimi cinquant'anni, Italia e Germania sono state sempre in prima fila nel promuovere la causa dell'unità europea.
La Costituzione, che vedrà la luce al termine del processo di riorganizzazione e semplificazione dei Trattati e che spero possa venire firmata a Roma, si baserà sui principi fondamentali della democrazia, della solidarietà, della trasparenza e della sussidiarietà; incorporerà la Carta dei Diritti Fondamentali. Essa rafforzerà, in un'Unione allargata, la comune identità civile e sociale dell'Unione, nel rispetto e nella valorizzazione delle singole tradizioni e culture.
L'Italia, come la Germania, è da oltre cinquant'anni all'avanguardia del processo unitario europeo. Il mio Paese, sorretto da un ampio consenso parlamentare, continuerà ad assolvere ai propri doveri: manterrà ferma la rotta sulla priorità dell'opzione europea. Siamo impegnati in un progetto d'altissimo profilo e senza precedenti nella storia del mondo occidentale. Il suo successo presuppone che tutti gli europei ricerchino l'equilibrio fra interessi specifici, interessi nazionali, interessi europei.
L'Europa si è costituita un passo dietro l'altro. Ora è giunto il momento di un nuovo passo cruciale, di una decisione realistica e coraggiosa come fu la scelta iniziale. Grazie a quella scelta l'Europa ha trovato, dopo tante drammatiche vicende, la sua unità nel segno della pace e della concordia.
Occorre uscire da ogni ambiguità: andare oltre lo spazio prettamente economico-monetario; realizzare l'integrazione politica, con avanzamenti istituzionali che sappiano combinare soluzioni sovranazionali e atti di cooperazione intergovernativa; tener presente che è già pienamente operante un sistema federale nella moneta, nel commercio, nella concorrenza.
Questo disegno complessivo ha il suo punto di arrivo nel modello di una Federazione di Stati Nazione definita non da una labile trama di accordi fra Stati sovrani ma da decisioni fatte proprie dai nostri popoli. Già oggi non ci dividono più frontiere; tanto meno, muri e fortificazioni. Scambiamo liberamente i nostri beni economici e ne misuriamo il valore con la stessa moneta. Il consenso pieno che 300 milioni di cittadini europei hanno dato all'istituzione dell'euro, ci dà conferma e sicurezza sulla validità della scelta che i Padri fondatori hanno fatto e di cui noi ci sentiamo responsabili eredi.
Signor Presidente,
Mi domando se le conseguenze suscitate dall'11 settembre siano state pienamente valutate in Europa.
Sappiamo per certo che esigono un'Unione Europea autorevole che impari a parlare prontamente con una sola voce e una comunità euro-atlantica che affronti con un autentico spirito di collaborazione le grandi sfide globali e la minaccia rappresentata dalle armi di distruzione di massa.
Ricordo bene il nostro incontro a Davos dedicato al dialogo fra le civiltà.
Gli immani problemi della povertà, della propagazione delle malattie, i danni causati dal dilagante uso, spesso non governato, delle nuove tecnologie, il prevalere di paradigmi quantitativi su quelli qualitativi nelle scelte di vita individuali e collettive ci sollecitano a stimolare la convivenza fra le diverse culture, a realizzare l'applicazione di principi enunciati da tempo dalla comunità internazionale ma non ancora affermatisi. Soprattutto nel Mediterraneo questo dialogo può creare complementarità e solidarietà d'interessi fra le due sponde. La possibilità che, nel Mediterraneo, civiltà diverse vivano in pace e serenità è legata alla soluzione della crisi del Medio Oriente, comune responsabilità degli Stati Uniti, dell'Europa, della Russia e delle Nazioni Unite. L'obiettivo più urgente è il cessate il fuoco: esso andrà rispettato. Sarà necessaria un'efficace presenza internazionale sul terreno concordata con le parti. L'Europa lo ritiene indispensabile ed è pronta a parteciparvi. Altrettanto indispensabile è il rilancio di una prospettiva politica ed economica.
I nostri due popoli condividono obiettivi, valori, interessi, speranze. Il raggio d'azione della collaborazione italo-tedesca può estendersi anche alle Nazioni Unite, attraverso il consolidamento dell'identità europea, già operante sui temi di sviluppo e dei diritti umani, e da ampliare ad altre responsabilità, quali il mantenimento della pace e la prevenzione dei conflitti.
Signor Presidente,
Nella Sua visita in Italia convergono molti aspetti: le potenzialità dei rapporti bilaterali, il congiunto impegno in Europa, l'ammirazione per i valori che Ella professa, la fiducia nell'indissolubilità dell'amicizia fra i nostri due popoli. Sono lieto di questi giorni da trascorrere insieme, come due vecchi amici, traggo conforto dall'autenticità del nostro contributo all'unità europea, avverto il significato storico ed umano della nostra reverente presenza, fianco a fianco, dopodomani, a Marzabotto.
Con questi sentimenti, alzo il calice, anche a nome di mia moglie, al Suo benessere personale, a quello della gentile Signora Rau, alla prosperità del popolo tedesco, all'amicizia tra i nostri due Paesi, al futuro dell'Europa.