VISITA DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
CARLO AZEGLIO CIAMPI
ALLA CITTA DI PISTOIA
Intervento a Castelmartini di Larciano per la inaugurazione
di un monumento in ricordo delle vittime
della strage del Padule di Fucecchio (23 agosto 1944)
Castelmartini di Larciano, 16 settembre 2002
Cari cittadini di Larciano, di questo grande territorio
cosparso di antichi borghi e casali,
questo monumento è un modo per onorare i martiri, per ricordarli nel silenzio e
nella meditazione.
Questo monumento è opera di grande valore artistico, di grande significato
etico per la nostra comunità. Il suo valore è accresciuto dal fatto che il
maestro Gino Terreni, oltre che artista, sia stato partigiano, patriota. E
questo legame personale traspira nei bassorilievi che ha inciso, ispirati ai
fatti del Padule di Fucecchio, alla stagione partigiana, alla tragedia di
Cefalonia.
Chiunque abbia vissuto quei giorni, ne è rimasto segnato per sempre. Sa di
avere il dovere morale della testimonianza.
In quei giorni, nell'estate del '44, le città e i paesi della Toscana, come
quelli dell'Emilia Romagna, vennero sconvolti, aggrediti dalla violenza di
reparti dell'esercito tedesco in ritirata.
Abbiamo sostato in silenzio, il Presidente tedesco Rau ed io, davanti alle
sepolture degli 800 martiri di Marzabotto. E' un gesto importante, che gli
italiani non dimenticano.
Oggi ricordiamo i martiri del Padule di Fucecchio: vecchi, donne, bambini,
contadini e sacerdoti, assassinati con fredda determinazione, al solo scopo di
seminare il terrore.
La memoria di quei mesi tra il 1943 e il 1945 ci fa riflettere su quanto fosse
unito, in realtà, il popolo italiano che, dopo quasi due anni di divisione,
anche territoriale, seppe subito ritrovare le ragioni profonde della sua unità
nella ricostruzione, materiale e morale, che ha nella Costituzione della
Repubblica il suo momento più alto.
La presenza di un eroe di Cefalonia come Amos Pampaloni ci fa ricordare anche
come la Resistenza - che trovò nel movimento dei partigiani la sua espressione
più forte - fu un fenomeno molteplice e diffuso, che coinvolse le forze armate,
i prigionieri deportati in Germania, semplici cittadini che non ebbero dubbi, in
quei mesi, su dove fosse la Patria, su quali valori la tenessero viva nelle
coscienze.
E' indelebile la memoria dei martiri di Cefalonia, delle isole dell'Egeo, dei
Balcani; dei soldati e dei cittadini che cercarono di difendere la capitale
d'Italia; dei marinai della corazzata Roma, affondata al largo della Sardegna;
dei 40.000 soldati uccisi dopo l'armistizio, spesso assassinati dopo la resa;
dei partigiani; dei prigionieri; dei 20.000 civili uccisi nei due anni di
occupazione del territorio della nostra Nazione. Ricordiamoli oggi insieme ai
martiri di queste terre, insieme alle vittime di Sant'Anna di Stazzema, di
Fossoli, della Porretana, del Piemonte, di tutta l'Italia occupata.