VISITA DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
CARLO AZEGLIO CIAMPI
ALLA CITTA' DI MANTOVA
INCONTRO ISTITUZIONALE CON LE AUTORITA'
Mantova, 20 novembre 2002
Signor Presidente della Provincia di Mantova,
Signor Sindaco di Mantova,
Autorità della Regione,
Onorevoli Parlamentari,
Autorità civili, militari e religiose,
Cari Sindaci della Provincia di Mantova,
Signore e Signori,
nel ringraziarvi per le parole cortesi e soprattutto per il modo con cui mi
avete accolto, esprimo a mia volta il mio compiacimento per questo ritorno a
Mantova. Il nostro incontro ha avuto ieri un avvio davvero straordinario, prima
con l'ingresso nella città e le tante bandiere tricolori che sventolavano dalle
finestre e poi con la visita alla mostra di Palazzo Te, al palazzo restaurato e
alla "Celeste Galeria", che raccoglie una ricca, luminosa
testimonianza dei tesori della Mantova gonzaghesca. L'emozione del visitatore è
grande, sia nel visitare il Palazzo, sia nell'ammirare la straordinaria mostra.
E' motivo di giusto orgoglio per voi essere riusciti a riportare qui quei tesori
d'arte, nella città che era stata la loro dimora originale. Non stupisce che
centinaia di migliaia di persone accorrano per ammirarli. E l'annuncio dato dal
sindaco di prolungare di un mese l'apertura di questa straordinaria mostra ai
visitatori di tutto il mondo, è sicuramente una bellissima notizia. Erano
tesori, quelli qui raccolti, andati dispersi; ma non perduti. Le tante opere
d'arte italiane, alle quali le diverse vicende della storia hanno fatto varcare
i confini della nostra patria, e che oggi rendono famosi molti tra i più
celebrati musei in altri Paesi, sono state anche portatrici nel mondo della
civiltà e dell'immagine dell'Italia. Questo è per noi motivo di orgoglio e di
stimolo ad operare per l'integrazione europea, per la pace e lo sviluppo nel
mondo.
Un Paese come il nostro, con le sue bellezze naturali, con il suo patrimonio
artistico e culturale, ha tutto da guadagnare da un'Europa che ritrovi e
valorizzi la propria identità, da un mondo che vede accrescere e diffondere il
benessere.
Il nostro incontro, preso l'avvio da un omaggio alla cultura della Mantova
dei Gonzaga, proseguirà tra breve con l'inaugurazione del ripristinato
monumento ai Martiri di Belfiore.
Esso rievoca una vicenda risorgimentale che vide uniti nel martirio testimoni,
come anche qui è stato detto, "di un mondo laico e di un mondo
cattolico illuminato", affratellati dai comuni ideali di libertà e
dall'amore per l'Italia, che essi sognavano unita e indipendente. E proprio ieri
nel colloquio con il Vescovo di Mantova, il significato del sacrificio dei
Martiri di Belfiore è stato al centro del nostro incontro. E gliene sono grato.
Saremo insieme oggi a ritrovare quel monumento che per noi è memoria gloriosa.
Dopo l'insuccesso dei moti del 1848-49, le cospirazioni ripresero in Lombardia e
nel Veneto, e i contatti del comitato rivoluzionario di Mantova con quelli di
Brescia, Venezia, Verona, Milano, oltre che con Giuseppe Mazzini a Londra,
dimostrarono che l'anelito di libertà non si era spento. Né poterono
soffocarlo i processi e le esecuzioni che si susseguirono sugli spalti di
Belfiore tra il dicembre del 1852 e il marzo del 1853, e ancora nel luglio del
1855.
Recandoci tra breve nel luogo del martirio, a centocinquant'anni da quei tragici
eventi, per riconsacrare il monumento ora ricomposto, non compiamo un atto
formale. Risvegliamo nell'animo nostro il ricordo vivo di uomini che diedero
l'avvio a un processo di rinascita dell'identità e dell'orgoglio italiano che
non si è più spento, e in cui noi, che abbiamo conosciuto tutti gli orrori e
gli errori del Novecento, pienamente ci riconosciamo.
I martiri di Belfiore non nutrivano sogni di grandezza nazionalistica. Essi
sognavano un'Italia libera e indipendente in un'Europa di nazioni egualmente
libere e indipendenti. Le loro idee, il loro entusiasmo destarono una forte eco
al di fuori degli stessi confini d'Italia, in popoli che come il nostro
anelavano alla libertà.
In quegli uomini, nel loro sentire, nei loro ideali, noi riconosciamo le radici
dell'Italia d'oggi, fondata sui valori e sui principi della Costituzione
repubblicana, e dell'Europa unita quale stiamo edificando.
Giornate come queste rafforzano nel nostro animo l'amor di Patria. Rafforzano
anche la nostra fiducia nell'Italia e nel suo avvenire; nell'Europa e nel suo
avvenire. Esso ha radici in una grande storia. Ne siamo consapevoli, la sentiamo
parte del nostro presente.
Parlandomi di Mantova, qualcuno mi ha detto: questa era non molti anni fa
come una bella addormentata; oggi si è risvegliata, è una società in profondo
mutamento, più che mai orgogliosa del suo passato.
Il quadro della realtà mantovana che il Presidente della Provincia e il Sindaco
di Mantova hanno descritto con ricchezza di dati, non soltanto sul livello
elevato dei vostri investimenti culturali, ma anche sul numero delle imprese,
sui valori delle vostre esportazioni di prodotti agricoli e industriali, sul
tasso basso della disoccupazione, offre un'immagine confortante, che rende onore
alla vitalità del tessuto produttivo e sociale della città e della sua
provincia.
La vostra terra è un singolare punto d'incontro, nella valle padana, di
Lombardia, Veneto, Emilia; in qualche modo condivide i valori e le
caratteristiche di tutte queste regioni, di queste culture. Il territorio
mantovano ha la peculiarità di essere in non piccola parte una vera e propria
creazione dell'uomo. Lo hanno, infatti, portato alle attuali dimensioni e
condizioni opere d'arte - così è giusto chiamarle - costruite e ampliate
attraverso i secoli, con ingegnosi interventi che hanno separato e fatto
emergere, dalle acque e dalle paludi, terreni tra i più fertili del nostro
Paese.
Con questi precedenti non stupisce che continuiate a far fruttare nel modo
migliore una terra che vi siete conquistata con tante sapienti fatiche. Ma
l'esperienza dei secoli ci dice che le fatiche non hanno mai fine. I figli
debbono continuare l'opera dei padri con nuova lena, con nuove invenzioni e con
nuove idee, in un quadro che si è andato continuamente allargando.
L'indirizzo di questa nobile città oggi non è più Mantova, Italia; ma
Mantova, Italia, Europa. E questa non è l'Europa di cinquanta o cento anni fa,
è un'Europa aperta al mondo, che dal mondo riceve stimoli di crescita, che
bisogna saper cogliere; ma anche motivi o rischi di crisi, che bisogna saper
combattere.
E' un'Europa, e un mondo, che ci sfidano quotidianamente in un cimento
competitivo. Il parteciparvi con successo postula una capacità di stare
all'avanguardia sia nella innovazione dei prodotti e dei modi di produrre, sia
nella sensibilità e prontezza nel seguire e valutare i mercati e le loro
mutevoli condizioni. E i dati nazionali più recenti non sono incoraggianti.
Pur tuttavia qui a Mantova, come anche nelle due ultime recenti tappe del mio
viaggio italiano, Ferrara e Ravenna, ho raccolto messaggi positivi, a cui è
giusto dare la meritata risonanza. Sono fatti, realizzazioni che danno fiducia,
e che possono addirittura apparire in controtendenza, e che in parte lo sono, in
una fase congiunturale non facile per l'economia italiana, come per l'Europa e
per gran parte dell'economia globale.
Vi sono somiglianze evidenti fra l'una e l'altra di queste città e province,
nonostante le diversità che le caratterizzano e danno a ciascuna di loro motivi
di peculiare attrazione.
Si è affermata in tutta questa fascia di territorio di antica civiltà
un'economia dove i diversi settori produttivi, agricoltura, industria, servizi,
formano un insieme equilibrato e integrato; dove opera un'atmosfera di
collaborazione tra le forze sociali e produttive, le autorità locali, le
organizzazioni della società civile; dove fiorisce uno spirito di solidarietà
sociale forte, che dà vita a iniziative pubbliche e private impegnative e a un
solido volontariato.
I cittadini di queste stesse terre hanno altresì scoperto, per una comune
ispirazione o per uno spirito di naturale emulazione, che gli insigni monumenti
ereditati dai padri, le bellezze artistiche e ambientali, protette, riscoperte e
restaurate, non sono soltanto una sorgente di rinnovata fiducia nella propria
identità e nelle proprie capacità, ma sono risorse che costituiscono
patrimonio e stimolo per la stessa crescita economica.
Dell'affermarsi di una nuova articolata cultura dello sviluppo, di cui si
ritrovano manifestazioni significative anche nelle altre regioni d'Italia, è
componente essenziale la concezione che si va realizzando - pur se il percorso
è talvolta accidentato - di un'Italia governata in base a una nuova più
vigorosa, anche se non ancora armoniosa, crescita delle autonomie locali, dei
loro poteri, dei loro compiti, del loro modo di essere.
La provincia italiana - e mi riferisco alla provincia nella sua accezione
territoriale piena - parla oggi un linguaggio più vibrante, più convinto, con
accenti analoghi ovunque, da Nord a Sud. L'Italia del Duemila appare,
all'osservatore attento, più omogenea ed unita nei suoi valori, nelle sue
aspirazioni, nelle sue pulsioni, di quanto sia forse mai stata nel corso della
sua lunga storia. E' dalla realtà locale, comunale, provinciale, regionale, da
come essa viene vissuta anche a livello sociale e politico, in un clima di
dialettica costruttiva, una concordia a più voci, che salgono al centro, a
Roma, indicazioni e auspici.
E' giusto anche essere coscienti che tutto questo non è un grazioso dono del nostro insigne passato. Occorre saper coltivare le virtù civiche ereditate dai padri. Occorre saper creare nuovi centri di formazione e di ricerca. Occorre saper suscitare nei giovani prospettive più chiaramente definite del possibile loro futuro, che ne facilitino le scelte, che ne stimolino l'entusiasmo, la passione, la fiducia.
Osservavo pochi giorni fa a Milano, in occasione delle celebrazioni per il
centenario dell'Università "Bocconi", come sia un fatto
positivo per il nostro Paese la crescita, accanto ad antiche università ricche
di tradizione, di nuovi centri di istruzione superiore strettamente legati, nei
loro programmi come nelle loro ambizioni, agli stimoli e alla domanda del
territorio in cui sono localizzate.
Per una città come Mantova, già ricca di istituzioni culturali, appare quindi
giusta la scelta di dar vita a una nuova Università degli studi, collegata ad
altri istituti di grande prestigio come il Politecnico di Milano, l'Università
di Pavia e la Cattolica di Milano, con l'obiettivo di proporre ai giovani una
formazione universitaria più rispondente alle esigenze e alle potenzialità del
territorio. Di qui la spinta a realizzare il nuovo Ateneo, che agevolerà i
giovani nell'orientarsi e permetterà loro di trovare, al termine dei loro
studi, una più facile collocazione nel mondo del lavoro.
Nel guardare al futuro, occorre anche saper uscire dal solco del passato,
occorre saper innovare. Penso, ad esempio, all'importanza di sviluppare, per
risolvere i problemi di comunicazione che la stessa crescita economica solleva
ed aggrava, quelle che qui sono state definite le "necessarie
infrastrutture di collegamento tra l'acqua e le grandi reti italiane ed
europee", viarie e ferroviarie, essendo Mantova collocata in una
posizione geografica strategica, particolarmente favorevole.
Avete ragione: sull'acqua è nata la vostra economia, e le vie d'acqua,
opportunamente e giudiziosamente sviluppate, possono risolvere molti dei vostri
problemi, molti problemi di tutta l'economia italiana: Adriatico e Tirreno
rimangono - non mi stancherò mai di dirlo - le due grandi autostrade naturali
che ancora non abbiamo imparato a usare in tutto il loro immenso potenziale. E
il vostro canale che vi collega all'Adriatico è un'altra straordinaria
opportunità e l'occasione da inserire e da sviluppare in questa rete. In futuro
parlerò più propriamente invece che di autostrade del mare, di autostrade
dell'acqua.
Questo potenziale va ben al di là dei collegamenti nazionali; ed esso è legato
- fatto fondamentale dal quale dipende il nostro futuro come intero paese - alla
capacità di collegare il traffico marittimo del Mediterraneo con quello
terrestre dell'Europa continentale, che fluisce sia attraverso i valichi alpini
sia lungo questo grande asse Ovest-Est - da costruire in sede europea - che si
proietti al Sud delle Alpi. E' un aspetto fondamentale non solo per noi ma per
l'Europa. Allo stesso modo consideravo fondamentale per noi e per l'Europa che
l'Italia entrasse da subito nell'euro, in quanto era il segno di un'Europa che
si costituiva non solamente come una Europa mitteleuropea, ma come Europa nella
sua integrità, che è in gran parte - specialmente guardando alla sua storia -
Europa mediterranea. Ed oggi anche per tutti i traffici con l'Oriente e quelli
con l'Africa, al fine di favorirne lo sviluppo, è importante che il traffico
europeo che va da Ovest ad Est si serva anche della corsia che vede coinvolto il
sud delle Alpi, e non limitandolo solo al nord delle Alpi. Su questa realtà
raccomando voi tutti di insistere.
Concludo ringraziandovi. Mi attende una giornata ancora densa di pubblici
impegni, come di incontri e colloqui, dai quali potrà emergere un quadro ancora
più completo della realtà mantovana d'oggi, e dei vostri progetti per il
futuro. Fin d'ora auguro a tutti voi buon lavoro. Un augurio in particolare ai
sindaci dei settanta comuni della provincia di Mantova, unito a un particolare
saluto che prego di estendere ai loro concittadini.
Voi sapete che sto realizzando il mio impegno che è quello di visitare tutte le
province italiane. Esso non è solo un dovere, ma è per me un grande piacere ed
è l'occasione per un grande arricchimento personale. Sono ormai giunto alla 59^
provincia visitata. Mi piacerebbe anche potermi recare in tutti gli oltre
ottomila comuni d'Italia, e per questo desidero che in ognuno di questi incontri
con le realtà provinciali siano presenti anche i sindaci dei rispettivi comuni,
affinché attraverso loro posso inviare direttamente il mio saluto a tutti i
loro concittadini.
Infine posso dire di avere trovato una Mantova bellissima, viva e bella come e
più che mai in passato. E anche di ciò vi ringrazio.