VISITA DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
CARLO AZEGLIO CIAMPI
ALLA CITTA' DI REGGIO EMILIA
CELEBRAZIONE DELLA FESTA DEL TRICOLORE
Reggio Emilia - Municipio, 7 gennaio 2004
Signor Presidente della Regione,
Signor Presidente dell'Amministrazione Provinciale,
Caro Sindaco,
soprattutto Cari italiani, uniti nel Tricolore,
il Parlamento della Repubblica ha affidato alla ricorrenza del 7 gennaio il
dovere di onorare la nostra bandiera, la bandiera delle nostre città, la
bandiera delle nostre case, la bandiera delle forze armate italiane, che ha
sventolato nelle guerre d'indipendenza; la bandiera che abbiamo amato e che,
fortemente, amiamo.
Pochi giorni fa, abbiamo onorato - in occasione dell'85° anniversario della
Vittoria - alcuni italiani che hanno combattuto per il Tricolore, per Trento e
Trieste, nella nostra ultima guerra di indipendenza, e che sono nati soltanto
pochi anni dopo che il primo Tricolore sventolasse sulla Capitale degli
italiani, Roma. I ricordi dei nonni ai nipoti sono fondamentali per conservare
una memoria vissuta della storia, non solo mediata dai libri che dilatano i
tempi e ci fanno apparire lontano ciò che in realtà è vicino, ancora presente
nelle nostre famiglie.
Il Tricolore è il simbolo moderno di un popolo antico, ricco di cultura, di
tradizioni, di arte e di nobiltà d'animo, ma anche sofferente per secoli per la
mancanza di una insegna che lo unisse, che rappresentasse la volontà di un
destino comune.
Noi amiamo il Tricolore come i nostri padri perché il Tricolore, nato in questa
città nove generazioni fa, ha rappresentato il riscatto, il risveglio, il
miracolo di un popolo che, all'improvviso, diventa volontà comune.
Risorgimento, è una parola bella che ci fa ancora sentire quanto breve sia il
tempo che ci separa da anni tristi, nei quali eravamo divisi e, per questo,
deboli come ci ricorda l'inno di Mameli, nella sua magnifica seconda strofa.
La bandiera verde-bianca-rossa è un simbolo vivo, attuale. L'ho visto esposto
alle finestre di tante abitazioni mentre mi recavo alla Basilica di San Paolo
fuori le Mura, per assistere alle esequie dei caduti di Nassiryia, caduti per la
Patria, caduti per un ideale di convivenza civile e di libertà che è radicato
nel cuore degli italiani.
L'ho visto sventolare soprattutto in tante città di provincia e paesi, da Nord
a Sud, da Marsala e Nuoro nelle Isole, a Brembilla in Lombardia. Esponiamo il
Tricolore nelle nostre case. Custodiamolo con cura. Regaliamolo ai nostri figli.
E' importante che i sindaci, che hanno il privilegio di indossare la fascia
Tricolore, lo possano donare agli sposi, quando celebrano un matrimonio.
Poco prima di Natale ho affidato al Ministro dell'Interno i volumi della
Costituzione della Repubblica da consegnare ai nuovi cittadini italiani al
momento del loro giuramento.
Sono 11.000 le persone che ogni anno diventano, per loro scelta, italiane. Ogni
volta che uno di loro giura fedeltà alla Repubblica e al Tricolore è una festa
per la comunità nazionale. Dobbiamo far loro sentire il nostro affetto, la
nostra gioia. Per questo è un bene che il funzionario della Repubblica che
raccoglie il giuramento doni loro la Costituzione e un Tricolore. La cerimonia
di giuramento dei nuovi cittadini italiani è un momento importante della vita
della nostra comunità che, forse, dobbiamo celebrare con maggiore intensità.
Una Nazione che - grazie ai valori iscritti con lungimiranza nella Costituzione
- riesce a integrare, come cittadini, persone venute da Paesi e culture diverse,
perché esse desiderano condividere il nostro modello di vita, i nostri diritti
e i nostri doveri, è una comunità viva, forte, unita, che per questo sa
rinnovarsi e allargarsi.
E' tradizione che il giorno del Tricolore vengano conferite - insieme al 2
giugno e al 12 ottobre - le onorificenze della "Stella della
Solidarietà" dedicate agli italiani all'estero, agli italiani nel mondo. A
loro vada il pensiero di noi tutti.
L'Italia vive nelle istituzioni che tengono insieme la comunità italiana nel
mondo, forte di 120 milioni di persone, ma che non sarebbe comunità senza le
tante associazioni nazionali e regionali, senza il lavoro di scuole italiane
come quelle di Rosario in Argentina, di Buenos Aires, di Montevideo, di San
Paolo nel Brasile, di Pola e Fiume, che ho avuto la fortuna di visitare. A loro
va il mio saluto.
Molto possono fare i Comuni, le Province, le Regioni d'Italia per rafforzare
questi legami che sono determinanti per il nostro futuro, per lo sviluppo della
nostra economia, per la dignità della Nazione.
Proponiamoci di fare di più per la costruzione della Comunità degli italiani
nel mondo, di impegnarci di più nella diffusione della lingua e della cultura
italiana, di riannodare con pazienza i fili dell'affetto e della simpatia con le
seconde e le terze generazioni.
Care cittadine e cittadini di Reggio,
esattamente cinque anni fa, il 7 gennaio 1999, ero qui con voi in questa Sala,
come ministro del Tesoro. Ieri sera mi è stata mostrata una fotografia di
allora. Posso dire che non sono venuti meno questi cinque anni, complessi, non
facili, diversi, ma al tempo stesso belli e bellissimi che sto vivendo con voi.
Questo mio peregrinare per visitare tutte le province italiane è per me un modo
sicuramente inatteso di conoscere a fondo la mia Patria. Non la conoscevo bene
la nostra Patria, essendo portati spesso a ritornare quasi sempre negli stessi
luoghi che ci ricordano momenti belli; ma credetemi visitando sistematicamente
l'Italia ci si rende conto di quanto l'Italia sia veramente una nazione. Ci sono
delle differenze - pure evidenti di tante realtà e tradizioni locali che
dobbiamo conservare gelosamente - ma vi è' un comune sentire. Di questo
dobbiamo essere fieri, di questo dobbiamo farci forza e continuare insieme -
proprio in un giorno come questo, il giorno dell'unità - a ripetere, non per
retorica, ma per intima convinzione: Viva il Tricolore. Viva la nostra Bandiera.
Viva l'Italia.