SALUTO DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
CARLO AZEGLIO CIAMPI
ALLA DELEGAZIONE DELL'ASSOCIAZIONE ATHENAEUM
PER PRESENTARE IL VOLUME "QUALE EUROPA PER I GIOVANI?"
Palazzo del Quirinale, 23 gennaio 2004
Signora Presidente della Fondazione Athenaeum,
Signor Ministro,
Illustri Ospiti,
Cari studenti,
la vostra bella iniziativa sollecita e rende visibile l'impegno della società civile per l'integrazione in Europa. Una più stretta e più efficace integrazione europea significa il consolidamento di uno spazio importante di stabilità, di democrazia, di benessere; significa l'Europa come fattore di sicurezza e di pace. Oggi, la consapevolezza che nessuno Stato europeo da solo è in grado di esercitare un'azione efficace nel quadro internazionale, il convincimento della validità del modello comunitario europeo costituiscono l'insegnamento più importante che i giovani sono chiamati a fare proprio. Solo un'Europa unita, dotata di istituzioni forti e capace di esprimersi con una sola voce può essere all'altezza delle attese dei cittadini, del suo ruolo nel mondo. Purtroppo mentre l'Unione Europea compiva passi decisivi sulla via dell'integrazione, sono emersi egoismi nazionali e tendenze polemiche divisive. Non dobbiamo permettere che essi offuschino il progetto costituzionale della Convenzione: lo abbiamo accolto - non dimentichiamolo - come una svolta storica per l'Unione Europea.
La Costituzione è necessaria all'Unione Europea per:
- cementare l'identità dell'Europa;
- affermarne i valori;
- dare ordine e coerenza alle leggi e alle regole dell'Unione;
- rinsaldare giuridicamente la tutela dei diritti fondamentali dei cittadini;
- realizzare un ordinamento interno europeo semplificato e trasparente;
- consolidare istituzioni comuni;
- consentire all'Unione di parlare con una voce sola.
La Costituzione è quindi un indispensabile assestamento e completamento della vita comunitaria.
Vedo qui molti giovani. Per voi viaggiare in Europa senza dover presentare il passaporto è qualcosa di scontato. Questa libertà è stata conquistata: non è certo un punto di arrivo. E' un esempio, fra i tanti, di come l'unificazione non solo ha portato la pace fra i Paesi europei, ma porterà ad un sempre maggiore arricchimento della vita di ciascuno di noi: in termini di crescita economica, di apertura di orizzonti culturali, di possibilità di far valere la nostra cultura nel mondo, d'acquisire influenza nella politica internazionale.
Per questo è necessario raggiungere il consenso sul Trattato costituzionale, concluderlo, possibilmente, prima delle prossime elezioni in giugno per il rinnovo del Parlamento europeo.
Con volontà, consapevolezza del valore degli obiettivi comuni, gli ostacoli possono essere superati. Abbiamo ben chiaro il traguardo vitale di un'Europa istituzionalmente compiuta; vi è comunanza sugli aspetti fondamentali. Se l'integrazione europea non fosse stata sospinta dal metodo comunitario, non avrebbe potuto raggiungere i risultati ottenuti: lo ripeto, soprattutto a voi giovani, mezzo secolo di pace ininterrotta; il mercato unico; l'abbattimento delle frontiere; la cittadinanza europea; fino ad arrivare all'euro: momento istituzionale decisivo per la stabilità monetaria, condizione questa essenziale per una crescita duratura, ma al tempo stesso, e ancor più, scelta consapevole e decisiva della volontà politica di fare dei Paesi partecipanti un'Unione di Stati e di popoli.
Ogni tappa del processo d'integrazione ha coinciso con un avanzamento dell'Italia. Tra il 1950 ed il 1990 il reddito italiano pro capite in termini reali è aumentato di cinque volte. Nello stesso periodo, il grado di apertura agli scambi commerciali della nostra economia è grandemente aumentato. Dalla firma del Trattato di Maastricht, gli italiani non sono stati più penalizzati in termini di costo del denaro, sia i grandi sia i piccoli prenditori di credito; l'inflazione e il disavanzo della finanza pubblica sono stati riportati sotto controllo. Fin dalla firma dei Trattati di Roma, il ruolo dell'Europa nel far diventare l'Italia una delle nazioni moderne del mondo è stato determinante. La costruzione europea non si è limitata a creare un ampio mercato di esportazione che ha premiato la capacità dell'imprenditoria italiana e la laboriosità dei suoi lavoratori; ha favorito la modernizzazione dell'intero sistema economico nazionale. Ricordo: il sostegno alla realizzazione di opere infrastrutturali; gli aiuti ricevuti sui fondi di coesione e per la politica regionale; gli stimoli continui alla competitività in tutti i settori dell'economia. Vi si aggiunge la svolta nella formazione, con l'apertura sugli orizzonti internazionali, con centinaia di migliaia di giovani che beneficiano dal progetto Erasmus.
Avendo conosciuto, per ragioni anagrafiche, un mondo senza regole, un'Europa divisa e le rovine degli egoismi nazionali, mi considero molto fortunato di vivere oggi in una realtà europea che l'integrazione ha reso ordinata, stabile e prospera. Vorrei che questo tipo di regole diventasse parte duratura della vita di tutti noi.
La presenza dell'Italia in Europa è espressione di una linea di continuità e di coerenza: radicata nella scelta lungimirante fatta come Paese fondatore; nel valore degli avanzamenti comunitari; nella volontà di consolidare il ruolo dell'Europa; nell'interesse dei cittadini e di un migliore e più sicuro ordine mondiale.
Ovunque ci guardiamo in Europa, ci accorgiamo che dobbiamo cercare gli elementi di coesione, agire con determinazione facendo leva sui punti - e non sono pochi - che ci uniscono.
Sin dai negoziati di Amsterdam si è ripetuto che l'Unione Europea si sarebbe dotata di Istituzioni più governabili e trasparenti prima dell'allargamento. Avvertiamo nella voce dei nostri cittadini una preoccupazione crescente perché la soluzione di problemi essenziali continua ad essere affrontata in modo frammentario: di compromesso in compromesso. Nel tempo i compiti dell'Unione si sono moltiplicati; ora sta per raddoppiarsi il numero dei suoi membri (oltre 400 milioni di cittadini). Gli interventi per potenziarne le strutture portanti sono stati solo parziali. Rischiamo di perdere la governabilità nella macchina comunitaria. La Convenzione si è proposta questa finalità e ha presentato - con un metodo aperto alla società civile - un disegno globale e coerente, ambizioso ed equilibrato. Urge attuarlo.
Mai come in questo momento l'Europa ha bisogno di un'azione solidale, per
affrontare i gravi divari nel mondo, ed unità, per rilanciare la capacità di
affrontare insieme il futuro. Voi giovani siete i maggiori beneficiari di questo
progetto: fatevi sentire!