Palazzo del Quirinale 17/03/2004

Incontro del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi con una rappresentanza dei vertici della Federazione nazionale dell'industria dei viaggi e del turismo



INCONTRO DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
CARLO AZEGLIO CIAMPI
CON UNA RAPPRESENTANZA DEI
VERTICI DELLA FEDERAZIONE NAZIONALE DELL'INDUSTRIA
DEI VIAGGI E DEL TURISMO

Palazzo del Quirinale, 17 marzo 2004



Caro Presidente D'Amato,
Caro Presidente Iannotti Pecci,
Signori componenti della Delegazione di Federturismo ,

ho già avuto occasione di sottolineare, in alcuni miei precedenti interventi, il ruolo fondamentale svolto dall'industria turistica nel nostro Paese ed il contributo che questo importante settore dell'imprenditoria nazionale può dare alla crescita economica e sociale dell'Italia.

Il Presidente di Federturismo, Iannotti Pecci, ci ha appena ricordato i principali dati nei quali si esprime la dimensione economica e produttiva dell'industria turistica italiana.

Ma, sentire dire che l'Italia è il terzo paese europeo, dopo Francia e Spagna, per numero di arrivi, anche se quest'anno si arriva al numero considerevolissimo di 39 milioni di presenze, non mi riempie di entusiasmo. Non vedo perché, in Europa non si debba essere in testa. Con tutto quello che abbiamo di patrimonio naturale e artistico, non vedo perché Francia e Spagna debbano essere avanti a noi. Certo non sono mai contento e, credo, che tutti voi non siate mai contenti. Certo sono impressionato dai dati del turismo in Italia: questo settore mobilita risorse consistenti ed assicura un saldo valutario - cifra alla quale tenevo molto in particolare quando stavo in altro incarico - di più di 10 miliardi di euro, apporto importantissimo nella voce "bilancio dei pagamenti"; nell'occupazione impegna 2 milioni di addetti che è ormai quasi il 10% dell'occupazione totale nel nostro Paese. Sono grandezze economiche importanti che sono fondamentali per il nostro futuro. Non c'è dubbio che ci sono, come è stato messo in evidenza dagli interventi che ho sentito, che ci sono elementi di forza ma ci sono anche punti di debolezza e si deve fare meglio.

L'industria turistica, infatti, è fortemente condizionata, forse più di altri settori produttivi, dall'immagine complessiva che il Paese sa dare di sé. Un Paese che accoglie il visitatore con amicizia, con un senso di forte umanità, lieto di poter condividere con lui l'ammirazione di tante bellezze naturali e artistiche che abbiamo per natura e per la nostra storia. Poi, concorrono certamente l'efficienza turistica, i prezzi praticati, la professionalità degli operatori e anche un rendere competitive alcune zone che, francamente, lo possono essere di più.

Particolare importanza riveste senz'altro la professionalità degli operatori, poiché l'industria turistica è contraddistinta da un'alta intensità di lavoro, per cui la formazione degli operatori e la loro capacità di esprimere, attraverso le strutture e anche il modo di accoglienza un elevato standard, giocano un ruolo fondamentale nello sviluppo turistico del Paese.

In questa direzione bisogna intensificare i nostri sforzi, perché la competizione internazionale, non solamente europea ma anche extra europea è molto alta: vediamo quanti italiani vanno all'estero. Io le mie ferie le ho sempre fatte in Italia. Qualche viaggio turistico certamente non è mancato, ma le vere ferie le faccio a casa mia, in luoghi che, per me, sono i più belli del mondo. Quindi, noi abbiamo una straordinaria ricchezza naturale, artistica e culturale. Sto facendo questo "viaggio in Italia" che ormai ha compiuto i due terzi. Domani sera sarò a Imperia e sarà la 78^ provincia italiana che visito. Le ho fatte tutte in maniera metodica ma non è una visita "scappa e fuggi": un giorno, un giorno e mezzo dedicato ad ogni Provincia con l'incontro con tutti gli operatori locali, con tutti i Sindaci dei Comuni della Provincia. Ho stretto la mano ai Sindaci di tutti i Comuni d'Italia, anche se non posso visitare tutti gli ottomila Comuni.

Il sistema italiano è in un periodo, purtroppo, di stagnazione e bisogna scuoterlo. E non c'è nessun motivo perché non si scuota, perché riprenda quella strada di crescita che possiamo ancora avere, quanto e più degli altri Paesi europei. Dobbiamo sapere rinnovare il nostro modello di sviluppo, non accontentarci di tutto quello che finora abbiamo realizzato, ma guardare in avanti con fiducia per dare fiducia anche ai nostri figli per far sì che l'Italia abbia di fronte a sé un futuro quale le compete, del quale essa è degna. Grazie