Palazzo del Quirinale 07/04/2004

Intervento del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi alla cerimonia di consegna delle Medaglie d'Oro al Merito della Sanità Pubblica in occasione della Giornata Mondiale della Sanità



INTERVENTO DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
CARLO AZEGLIO CIAMPI
ALLA CERIMONIA DI CONSEGNA DELLE
MEDAGLIE D'ORO "AL MERITO DELLA SANITÀ PUBBLICA"
IN OCCASIONE DELLA GIORNATA MONDIALE DELLA SANITÀ

Palazzo del Quirinale, 7 aprile 2004

 

Signor Ministro,
Autorità civili, militari e religiose,
Signore e Signori,
Cari giovani,

nella Giornata Mondiale della Sanità, ogni 7 aprile, celebriamo il lavoro di migliaia di operatori del sistema sanitario che in questi decenni hanno migliorato le condizioni e le aspettative di vita degli uomini, come mai nella storia.

Nel sistema delle Nazioni Unite, l'Organizzazione Mondiale della Sanità - di cui ricorre oggi il 56° anniversario della fondazione - assolve un mandato vitale. L'intervento risolutivo nel superamento della SARS -anche grazie al sacrificio di un eroe italiano come Carlo Urbani - l'estensione a nuove regioni, prima precluse, della sua rete di sorveglianza ed allerta delle malattie infettive ne hanno accresciuto la statura, ne hanno rinvigorito la leadership come sentinella e tutore della salute internazionale.

L'OMS è scesa in campo contro l'AIDS: entro il 2005, 3 milioni di malati riceveranno il farmaco salvavita. Si rinnova la speranza di vedere finalmente aggredita l'epidemia che da oltre 20 anni si diffonde inesorabilmente, prostra popoli del Sud del mondo, ne compromette l'avanzamento sulla via dello sviluppo. L'augurio più grande è che si possa presto arrivare a scoprire il vaccino contro l'Aids, esso permetterebbe di passare, quindi, dalla cura alla prevenzione. E in questo lo sforzo congiunto delle Organizzazioni sanitarie, delle società farmaceutiche, degli studiosi e dei ricercatori è fondamentale in tutti i Paesi.

La cerimonia di oggi offre l'occasione per alcune riflessioni sullo stato del Sistema Sanitario Nazionale.

Le medaglie al Merito della Sanità Pubblica - una delle più antiche onorificenze dello Stato italiano - esprimono il ringraziamento della Nazione a tutti i medici, gli infermieri, gli operatori della sanità che, ogni giorno, si impegnano con preparazione, professionalità, passione civile, per alleviare le sofferenze dei malati, salvare vite umane, prevenire malattie.

E il pensiero di tutti noi non può che correre con commozione alla squadra medica e all'equipaggio del velivolo che si è schiantato in Sardegna mentre tentava di dare una possibilità di sopravvivenza a una vita in pericolo. Quella tragedia ha lasciato dentro di noi un segno profondo di rispetto per il lavoro di tutti i medici, i collaboratori del nostro servizio sanitario nazionale, che, pur con le sue imperfezioni, è e rimane tra i migliori dell'Unione Europea.

La sanità pubblica sta divenendo sempre maggiore responsabilità delle Regioni. E', tuttavia, importante che essa mantenga un'impronta unitaria, fatta di tradizione, di missione civile, di servizi erogati in modo uniforme ed ugualmente efficiente a tutti i cittadini.

Certo, nella sanità italiana non mancano difetti, lacune, che vanno corretti. Rimane da razionalizzare la spesa, per evitare gli sprechi, va migliorata la cultura dell'organizzazione, va migliorata la distribuzione territoriale dei centri di eccellenza. La ricerca in campo medico va potenziata anche per renderla più libera dai condizionamenti dell'industria farmaceutica, anche se quest'ultima sembra divenire sempre più consapevole dello stretto rapporto che deve esistere tra impegno socialmente responsabile, ancorato a principi di etica, e attività d'impresa.

L'efficacia della prevenzione va di pari passo con la buona informazione. A questo proposito mi compiaccio dei risultati già ottenuti riguardo agli incidenti stradali, anche grazie al nuovo codice della strada e a una buona informazione.

Quella degli incidenti stradali è una delle più gravi piaghe sociali di cui soffra la nostra società: 16 morti al giorno in Italia sono un numero spaventoso, socialmente inaccettabile. Negli anni abbiamo visto importanti miglioramenti.

L'uso del casco, preceduto da ripetute campagne di informazione, si è molto diffuso e ha ridotto i ricoveri in neurologia ed in neurochirurgia degli utenti di ciclomotore dell'80 per cento. Purtroppo i dati finora raccolti ci dicono che l'uso delle cinture di sicurezza è ancora basso, perché viene rispettato solo da pochi automobilisti, con punte decisamente basse nel Sud. Allacciamola questa cintura!

Il problema degli incidenti stradali riguarda soprattutto i giovani "il sabato sera". Cari ragazzi, voi avete tutto il diritto di divertirvi, ma per favore non fateci stare così in ansia! Eliminare il consumo di alcol prima di mettersi alla guida; non guidare se si ha sonno; sono le prime regole da seguire. L'Unione Europea ha concordato la "carta europea per la sicurezza stradale" per dimezzare entro il 2010 il numero delle vittime da incidenti stradali. L'Italia ha fatto già meglio di tutti. Ma dobbiamo insistere.

L'anno in corso è stato dedicato anche alla prevenzione delle malattie cardiovascolari. Su proposta del Ministro della Salute, che ha dichiarato il 2004 "Anno del cuore", è stata avviata una campagna per correggere le cattive abitudini di vita che possano favorire la comparsa di malattie cardiovascolari: evitare il fumo di tabacco, fare attività fisica - anch'io non rinuncio alla mia bicicletta - correggere l'eccesso di peso corporeo, soprattutto, curare una buona ed equilibrata alimentazione. La dieta mediterranea è la migliore del mondo, anche perché è la più sana. Rimaniamo stretti attorno alle nostre tradizioni alimentari e staremo anche meglio.

Per le malattie cardiovascolari, è encomiabile l'iniziativa volta a prevenire la morte improvvisa, con l'utilizzo dei defibrillatori, da parte di personale non necessariamente medico. In particolare, faccio i complimenti alla Polizia Stradale che ha realizzato questo importante esperimento.


Signor Ministro, 

uomini e donne della sanità italiana, la popolazione di tutto il mondo occidentale va invecchiando; il fenomeno rappresenta una delle sfide maggiori per la nostra società. In Italia il 15 per cento della popolazione è rappresentata dagli ultrasessantacinquenni che nei prossimi trenta anni raggiungeranno, secondo le proiezioni, circa il 25 per cento. Questo impone profondi cambiamenti nei metodi di educazione dei medici e degli operatori sociali. Per prevenire la solitudine che circonda sempre più la persona anziana è necessario che possano essere conservate l'autonomia, la capacità di locomozione, sì da sviluppare ancora una certa vita di relazioni sociali.

Anche in questo caso è indispensabile una informazione capillare volta a far conoscere ed evitare fattori che concorrano all'insorgenza e all'aggravamento delle malattie del sistema nervoso e dell'apparato articolare ed osseo e a combatterli con i mezzi più semplici e meno dispendiosi. Il merito, ad opera del progresso scientifico, di aver prolungato l'aspettativa di vita sarà ancora più apprezzato se saremo capaci di migliorare anche la qualità della vita della persona anziana.

A questo deve tendere la Sanità nel prossimo futuro.