Riga - Palazzo del Parlamento 22/04/2004

Allocuzione al Parlamento lettone del Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, in visita di Stato nella Repubblica di Lettonia



VISITA DI STATO DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
CARLO AZEGLIO CIAMPI
NELLA REPUBBLICA DI LETTONIA

ALLOCUZIONE AL PARLAMENTO


Riga - Palazzo del Parlamento, 22 aprile 2004



Onorevole Presidente della Repubblica,
Onorevole Vice Presidente del Parlamento,
Onorevoli Parlamentari,
Autorità,
Signore e Signori,

mi rivolgo a voi con rispetto ed amicizia. Avete patito le imposizioni dei totalitarismi; siete stati segregati da una cinquantennale barriera ideologica. Avete sconfitto la sopraffazione e l'arbitrio. Ha vinto lo spirito di libertà, la volontà di riconquistare la vostra indipendenza.

Ero un adulto negli anni della seconda guerra mondiale. Ricordo i confini degli Stati baltici sulla carta geografica dell'Europa d'anteguerra; ricordo la loro cancellazione: assorbiti nell'impero sovietico. Il vostro ritorno a testa alta in Europa, attraverso l'Unione Europea, e nell'Occidente, attraverso l'Alleanza Atlantica, ci dà fiducia, ci dà speranza.

Sono qui perché anche l'Italia festeggia, a pochi giorni dalla data storica del 1 maggio 2004, la ritrovata unità dell'Europa. Il popolo italiano volle, sin dal 1950, creare un'unione duratura basata sulla libertà e la democrazia; volle un'Europa libera e unita. La partecipazione all'Unione Europea richiede che sia chiara la differenza fra un'organizzazione internazionale e l'Unione: questa non dovrà mai regredire ad una mera zona di libero scambio, a un'alleanza politica. L'Unione richiede pieno rispetto per le istituzioni comunitarie; totale condivisione dello spirito che le anima; unitarietà nel perseguire il comune interesse europeo.

Coesione e coerenza: questo è il contributo essenziale dei Paesi di imminente adesione al completamento dell'integrazione europea.

L'Unione Europea, frutto di una felice visione dei Paesi fondatori e di un progressivo avanzamento di tutti gli Stati che mano a mano vi hanno volontariamente aderito, deve ora aggiornare le proprie istituzioni, originariamente concepite soltanto per sei Membri. E' un obiettivo urgente che può essere realizzato cementando la solidarietà che già unisce i nostri popoli: soprattutto, con permanente spirito costituente.

L'eredità dei Padri Fondatori dell'Unione Europea - Adenauer, De Gasperi, Schuman, Spaak - deve essere retaggio di tutti: dei vecchi e dei nuovi Stati membri e dei loro cittadini. L'allargamento - realizzato in un momento di gravi minacce per l'Europa e per l'intero mondo- esalta la necessità di una rifondazione politica del nostro Continente. E' ormai una questione di comune buon senso rimuovere esitazioni; capire che, soli, non si va da nessuna parte, ma che per progredire uniti abbiamo bisogno, lo ripeto, di istituzioni e di regole appropriate.

Lo stesso allargamento dell'Unione Europea accresce l'esigenza di consolidare la trasparenza e la forza dei nostri sistemi democratici; di tutelare i deboli, di contrastare i micronazionalismi, di condividere valori e diritti; di adempiere ai doveri comuni.

La gioventù di molti dei vostri volti risalta in questa solenne aula parlamentare. I giovani sono la speranza dell'Unione Europea; ma anche l'Europa è la loro speranza. Dobbiamo percorrere insieme la strada che consentirà all'Unione Europea di completare le scelte da cui dipendono la crescita delle nostre economie e il mantenimento dei beni preziosi della libertà, della sicurezza e della pace. Dobbiamo essere uniti perché l'Europa sia sempre contraddistinta da solidarietà e giustizia.

L'Unione Europea poggia sul binomio popoli-Stati, sul giusto equilibrio fra sovranità in comune e cooperazione intergovernativa sinteticamente espresso nella locuzione: Federazione di Stati-nazione.

L'identità europea significa una presa d'atto di questa realtà e la conseguente assunzione di responsabilità.


Onorevole Presidente,
nell'Unione Europea la crescita economica langue. Il nostro Continente ha potenzialità per reagire. Ha già cercato di farlo concordando la strategia di Lisbona. La valida convinzione che ispirò quella decisione sembra venuta meno. Il progetto allora elaborato non viene sufficientemente attuato e rischia di rimanere un elenco di buone intenzioni. Alle prese con i problemi contingenti, si perde di vista l'obiettivo finale.

Il percorso da seguire è segnato: inserire sempre di più le politiche economiche nazionali in un quadro di coordinamento ed orientamento europeo; il quadro nazionale è insufficiente. L'obiettivo di un'economia europea dinamica e flessibile, di una strategia industriale ben coordinata può essere ottenuto attraverso visione politica, capacità progettuale, volontà di lavorare insieme. All'incertezza economica che si prolunga si può rispondere in primo luogo superando la zoppia esistente fra la moneta unica gestita da una istituzione federale, la Banca Centrale europea, e un governo dell'economia lasciato a una difficile cooperazione fra gli Stati, si creerà così la premessa per esprimere una politica economica complessiva - di bilancio, dei redditi, monetaria - mirata a favorire la competitività europea, a invertire l'attuale congiuntura. Sono necessarie: decisioni concordate insieme nelle motivazioni, negli obiettivi, nei tempi ed attuate sia congiuntamente, come le grandi infrastrutture, sia singolarmente da ciascun Paese; una impostazione unitaria dei rapporti con le grandi aree economiche del mondo.

Regole condivise costituiscono una garanzia per tutti e tutelano l'interesse nazionale di ognuno. Abbiamo concordato alcune regole fondamentali; dobbiamo recepirle ed applicarle. Le fondamenta giuridiche dell'Unione Europea sono una garanzia ed un patrimonio comune; senza il rispetto per il diritto da noi stessi creato l'Europa s'indebolirà. Nella concorrenza o nel commercio come in altri settori - dal contrasto alle imitazioni dei marchi, alla realizzazione di progetti innovativi nella ricerca - il successo è legato alla capacità dell'Europa di raccordare la sua azione, armonizzare le regole, porsi come interlocutore unico degli altri Paesi.


Onorevole Presidente,
viviamo in un mondo segnato da eventi tragici che colpiscono i nostri cittadini, minano la sicurezza della nostra vita quotidiana. L'Unione Europea non può manifestarsi con iniziative sporadiche; non può rischiare di essere messa in secondo piano; deve essere più attiva una sua presenza unitaria. La sua autorevolezza è indispensabile. Lo è anche la sua forza economica e militare, non come fattore di contrapposizione ma come elemento stabilizzatore, insieme a Stati Uniti e Canada, della Comunità internazionale.

Riusciremo ad affermare l'Europa se accresceremo l'efficacia delle istituzioni comuni; se sapremo esprimere una nostra autentica capacità di influire sulla scena del mondo. Sarà utile continuare ad avere, all'interno dell'Unione Europea, un gruppo di Paesi - di antica e di recente adesione - particolarmente motivati e capaci di guardare oltre l'orizzonte immediato.

Questi propositi sono nel mio cuore dal 1999. L'unificazione dell'Europa è una luce di speranza, non solo per noi ma per il mondo intero. L'obiettivo prioritario, quello senza il quale tutto il resto si sgretola, è uno: la Costituzione Europea. Era già urgente cinque anni orsono; è diventata ora improcrastinabile. Ancor più dopo le recenti offensive terroristiche, è giunto il momento di rompere gli indugi, di rendere visibile ai cittadini e al mondo la solidarietà che lega gli Stati membri. Questo è il comune sentire degli elettori europei: dal Baltico al Mediterraneo.

Il progetto di Trattato è stato discusso, in un dibattito democratico che ha interessato, in seno alla Convenzione, tutte le fonti di legittimità dell'Unione: governi, Parlamenti nazionali, Parlamento europeo, Commissione; esso mira ad assicurare il funzionamento dell'Unione a 25. Rafforzate istituzioni comunitarie saranno a disposizione di un'Europa trasparente e democratica: una Presidenza stabile, una Commissione efficace; un Ministro degli esteri autorevole; un Parlamento Europeo sempre più rappresentativo e motivato.

L'Unione Europea può fare molto, ben più di quanto già oggi faccia, nei Balcani, in Medio Oriente, in Iraq: in questo martoriato Paese, sviluppando, con voce coraggiosa ed unitaria, una capacità d'iniziativa coerente con i cruciali problemi della ricostruzione e della crescita di una democrazia; aiutando la comunità internazionale ad aggiornare strumenti e finalità per progredire verso la stabilità e la pace.

Agli occhi delle moltitudini che vivono in regioni travagliate, l'Europa non costituisce solo il miraggio di un benessere lontano; essa offre un modello concreto di condivisione dei valori a difesa del vivere civile. In questo risiede il valore dirompente della Costituzione europea: nel creare il nuovo soggetto politico europeo con le sue regole e le sue istituzioni comuni afferma al tempo stesso, con la Carta dei diritti fondamentali, la dignità irrinunciabile della persona umana.

Il nuovo Trattato, che l'ultimo Consiglio Europeo si è impegnato a concludere entro il prossimo giugno, sarà il segnale per render chiaro ai nostri cittadini di quale Unione Europea essi fanno parte, per renderli partecipi di questo progetto.

L'accordo sulla Costituzione indicherà il quadro entro cui si svilupperanno le istituzioni europee e si decideranno le sorti delle prossime generazioni di europei per decenni a venire.

Vi sono state sinora troppe lentezze. Il consenso di tutti i nostri Paesi - Stati e popoli - a un'Europa unita e autorevole non deve farsi attendere oltre.