DICHIARAZIONE ALLA STAMPA DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
CARLO AZEGLIO CIAMPI
AL TERMINE DEL COLLOQUIO CON IL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA TUNISINA
ZINE EL ABIDINE BEN ALI
Palazzo del Quirinale, 11 maggio 2004
Ho accolto il Presidente Ben Ali con sentimenti di viva amicizia nel ricordo della visita compiuta in Tunisia nell'ottobre del 2001.
Tunisia e Italia vantano una straordinaria intensità di scambi alimentata da una naturale inclinazione alla convivenza. Il Trattato bilaterale di amicizia, buon vicinato e cooperazione, che entrerà presto in vigore, arricchirà il quadro dei nostri interessi convergenti.
Secoli di storia hanno intrecciato con armonia, nelle città mediterranee, i campanili delle chiese, i minareti delle moschee, le cupole delle sinagoghe. La testimonianza del passato deve darci forza nell'affrontare il futuro.
L'aspettativa che il Mediterraneo torni ad essere luogo di costruttivi contatti fra i popoli è condivisa dai Paesi rivieraschi. Nell'area orientale è invece ancora teatro, diretto ed indiretto, di una violenza antitetica allo scambio, al dialogo, al costruttivo confronto.
E' sempre più necessaria una netta distinzione, di cui la Tunisia è testimone attivo: fra l'autentica tradizione di dialogo, di dignità e di pace che fa capo all'Islam - e di essa il mondo arabo è stato nei secoli portatore nel Mediterraneo - e il terrorismo frutto deteriore del fondamentalismo estremista. Solo il dialogo consente di por fine a conflitti che si stanno drammaticamente inasprendo e che alimentano il perverso fine dello scontro di civiltà.
Questo nostro colloquio non poteva non trattare due temi, fondamentali sia per il futuro dei rapporti fra l'Europa e i Paesi arabi, sia per la prosecuzione di una lotta efficace contro la piaga del terrorismo internazionale, che ci minaccia tutti. Il primo tema è quello del conflitto fra Israele e Palestina, che noi affrontiamo convinti dell'urgenza di arrivare alla costituzione di due Stati che vivano fianco a fianco, in pace e sicurezza. Secondo tema, l'Iraq, e la ricostruzione delle libere istituzioni di uno stato iracheno e delle basi della sua economia.
L'attuale situazione, già difficile, è ora drammaticamente aggravata dalle rivelazioni delle torture e altri disgustosi comportamenti, lesivi della dignità della persona umana, intollerabili per una democrazia. Auspichiamo e confidiamo che sia fatta piena luce su tutte le responsabilità e che sia fatta giustizia in pubblici processi. Il sentimento degli italiani, eredi dell'insegnamento di Cesare Beccaria, è profondamente turbato. E' largamente condivisa la convinzione che l'iniziativa delle Nazioni Unite, in primo luogo attraverso l'adozione di una nuova risoluzione del Consiglio di Sicurezza, consenta la costituzione, nei tempi più brevi possibili, di un governo iracheno legittimato e sovrano.
Il dialogo euro-mediterraneo va rilanciato senza indugi, anche attraverso un'accresciuta capacità dell'Unione Europea di darvi maggiore sostanza in uno spirito di autentico partenariato. Il sogno che ispirò l'avvio del processo di Barcellona nel 1995 - accomunare in un'area di pace e di progresso 730 milioni di persone - si è avverato solo parzialmente. La riduzione del divario nelle condizioni di vita della popolazione richiede un rinnovato impegno congiunto. Questa è la grande sfida che investe l'intero continente africano.
La Tunisia dimostra di saper unire il rispetto delle sue tradizioni culturali con uno sviluppo economico e sociale fondato sulla dignità della persona e sulla solidarietà. Il suo esempio è motivo di fiducia per il futuro del rapporto dell'Italia e dell'Europa con il mondo arabo.