INCONTRO DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
CARLO AZEGLIO CIAMPI
CON IL GENERALE EDWARD THOMAS
E I VETERANI DELLA FIRST SPECIAL FORCE ASSOCIATION
Palazzo del Quirinale, 4 giugno 2004
Generale Thomas,
Veterani della First Special Force Association,
Signore e Signori,
il 60° anniversario della liberazione di Roma da parte delle forze alleate evoca eventi indimenticabili per gli uomini e le donne della mia generazione. Il nostro compito è di trasmettere la memoria ai giovani americani ed italiani.
Lei, Generale Thomas, appartiene, insieme ai Suoi veterani, a una generazione protagonista di una storica impresa in cui gli Stati Uniti svolsero un ruolo essenziale: l'affrancamento dell'Europa dal nazismo e dal fascismo. La liberazione di Roma fece riscoprire al popolo italiano l'autenticità di un'antica amicizia fra l'Italia e gli Stati Uniti. Cementata da saldi legami culturali, da milioni di italiani giunti negli Stati Uniti come immigrati e divenuti pieni cittadini; suggellata dalle comuni prove del primo conflitto mondiale, quella amicizia ebbe - da allora in poi - una motivazione profonda nella riaffermazione della libertà e della democrazia come valori fondanti della nostra società. La mattina di quel 4 giugno di sessanta anni fa l'ingresso delle truppe alleate nella Capitale suscitò sollievo, emozione. La First Special Force fu accolta con dilagante entusiasmo dalla città, che si sentì liberata. Non lo abbiamo dimenticato.
Il nuovo governo costituito nell'aprile del 1944 con un'ampia partecipazione di forze politiche, e la nascita, subito dopo la liberazione della Capitale, del primo esecutivo del Comitato di Liberazione Nazionale avviarono il consolidamento dell'Italia democratica. Delle forze alleate, accanto alla Quinta Armata statunitense sul versante tirrenico e all'Ottava Armata britannica operante sul fronte adriatico, entrò a far parte, sin dal giugno 1944, il Corpo Italiano di Liberazione.
E' passato da allora più di mezzo secolo: ma la consapevolezza della memoria è un aiuto indispensabile per affrontare ancora uniti le sfide presenti. Dopo la tragedia delle devastazioni materiali e spirituali in Europa, diventò evidente che solo il superamento dei nazionalismi, che avevano generato due conflitti mondiali, avrebbe consentito una pace duratura. La capacità e la volontà delle democrazie d'interpretare l'aspirazione dei popoli alla pace posero le basi di un saldo ordine internazionale. L'America era anche allora la principale potenza occidentale; scelse di usare la sua influenza per la ricostruzione e l'unificazione dell'Europa. Ne fu testimonianza il Piano Marshall, attraverso la geniale intuizione di rivolgersi all'Europa in quanto tale e non a singoli paesi.
Il nuovo, lungimirante ordine internazionale fu imperniato su tre pilastri: le Nazioni Unite; l'Alleanza Atlantica; l'integrazione europea. Le istituzioni multilaterali allora costruite gettarono le basi di un mondo più sicuro; rimangono ancora oggi la stella polare che orienta la rotta dei governi. L'Alleanza Atlantica ha garantito sicurezza all'Europa occidentale; ha permesso che la volontà unitaria dei popoli europei si sviluppasse pienamente.
Noi, europei, dal canto nostro, non siamo rimasti inerti: abbiamo costruito la nostra unità; abbiamo portato alla democrazia tutte le nazioni europee, da Nord a Sud, da Ovest a Est. Il nostro modello d'integrazione è un esempio per tutte le nazioni.
Il ricordo del 4 giugno 1944 potrà tanto più ispirarci se continueremo a lavorare insieme sulla base dei metodi che ci hanno guidato per 50 anni: confronto; rispetto; solidarietà. Il modo migliore per affrontare cambiamenti complessi e profondi è, infatti, di operare ispirandosi ai valori maturati nelle precedenti vicende storiche. L'ONU, la Nato, l'Unione Europea sono un patrimonio prezioso da salvaguardare, anche di fronte alle profonde modifiche della realtà internazionale. I principi che sorreggono le nostre società non sono cambiati: essi devono vivere nelle nostre coscienze, nei nostri comportamenti di paesi democratici.
Solo attraverso un rinnovato impegno comune sarà possibile vincere le sfide
del XXI secolo: contrastare e rimuovere le cause del terrorismo che, con gli
attentati dell'11 settembre, ha mostrato una sconvolgente volontà distruttiva.
Con questi sentimenti, rinnovo a Lei Generale Thomas, e ai membri della
delegazione dei veterani qui presenti, la riconoscenza e l' amicizia del popolo
italiano, e colgo l'occasione per formulare un augurio di pace e di libertà per
tutte le regioni martoriate del mondo.