INCONTRO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
CARLO AZEGLIO CIAMPI
CON UNA RAPPRESENTANZA DI ATLETI ITALIANI,
TECNICI E DIRIGENTI DEL CONI IN PARTENZA PER I
GIOCHI OLIMPICI DI ATENE 2004
Palazzo del Quirinale, 16 luglio 2004
Signor Ministro,
Signor Presidente del CONI,
Carissimi atleti azzurri,
è la seconda volta che nel corso del mio mandato di Presidente della Repubblica
Italiana ho l'onore di consegnare alla squadra olimpica il tricolore che
porterete alle Olimpiadi ad Atene.
Sono felice di consegnarlo a un alfiere che, nella sua carriera, ha dato un
esempio straordinario di potenza, di eleganza, ma ancor più di forza d'animo
nel superare le avversità. Campioni come Yuri Chechi rappresentano il meglio
dello sport che sa essere insieme disciplina di vita, educazione morale.
A Sidney, questo tricolore - insieme all'Inno di Mameli - portò fortuna alla
squadra azzurra, che tornò con 35 medaglie conquistate in tutti i settori.
Siamo stati alla pari con le altre maggiori nazioni europee, Germania, Francia,
Gran Bretagna.
Credo che siano stati i nuotatori, quattro anni fa, ad adottare come simbolo
proprio il primo tricolore italiano, quello di Reggio Emilia del 1797, a bande
verdi-bianche-rosse orizzontali con un decoro repubblicano nel centro. Vedere
quel primo tricolore di due secoli fa sul podio che univa in un abbraccio i
nostri nuotatori, mi ha fatto riflettere che, con quel gesto, essi ci dicevano
che il nostro Risorgimento, in realtà, è un progetto non solo ancora valido,
ma in atto. Che cosa è stato il Risorgimento, se non l'idea che il progresso
morale, materiale, la rinascita della dignità del nostro popolo poteva avvenire
solo ed esclusivamente costruendo l'unità, l'unità che ci dà forza, che ci
rende fratelli, che trasforma un'identità culturale in una comunità? Ce ne
rendiamo conto quando vediamo sventolare un tricolore: quell'emozione che ci
prende è il senso di appartenenza alla Nazione, una e indivisibile. E so che
questo è il sentimento di tutti gli Italiani.
Riportate in Patria il nostro tricolore con tante medaglie! Sarò qui ad
attendervi e a premiarvi anch'io, in nome della Repubblica, che è la nostra
casa comune, costruita della solida pietra dei valori, della memoria, dei
sacrifici dei nostri padri.
L'occasione di oggi suscita anche altre riflessioni.
Lo sport ha in sé una grande responsabilità verso la società italiana,
soprattutto verso i giovani; essi guardano a voi con ammirazione: le vostre
prestazioni appassionano, attirano, spingono all'impegno, al coraggio, al
successo.
Negli ultimi anni, sono cresciuti sport, nobili e difficili, nei quali, in
passato, stentavamo ad affermarci. Abbiamo raccolto successi, forse inattesi dal
grande pubblico, ma in realtà preparati in anni di duro lavoro e di buona
organizzazione.
Essi sono il frutto dell'impegno di tante famiglie, di numerose associazioni e
società che, spesso con poche risorse, senza sponsorizzazioni, senza diritti
televisivi, continuano ad attirare i giovani, a educarli a una vita sana, al
rispetto delle regole, alla disciplina del corpo e dello spirito. Uno sport
fondato su questi valori merita non solo rispetto, ma il sostegno dallo Stato,
dagli enti locali, perché migliora la nostra società.
Tutto lo sport, anche e ancor più lo sport ricco di sponsor e di flussi
pubblicitari, ha il dovere di guardare agli effetti che i propri comportamenti
provocano tra i cittadini. Tutti devono ricordarsi di questa responsabilità
verso gli Italiani, nei quali altrimenti si rischia di generare sconcerto e
distacco. Vicende recenti del calcio italiano manifestano l'urgenza di una sua
rigenerazione morale, economica e organizzativa. Non so se i provvedimenti più
recenti siano tecnicamente i più appropriati. Ma non c'è dubbio che il calcio
italiano deve tornare ad investire nei giovani, nei vivai, a dare occasioni a
ragazzi di talento nati sui "campetti" della nostra provincia.
E' nei vivai giovanili che tuttora troviamo esempi che danno speranza anche in
questo sport così amato e così pieno di problemi. Non si può finanziare tutto
a costi crescenti, senza una prospettiva economica di lungo periodo che
coinvolga le comunità nelle quali e per le quali si pratica lo sport.
Altrimenti, i danari dei diritti televisivi rischiano di essere una droga che
uccide il calcio italiano.
Questa rigenerazione è possibile. Lo dimostra il successo della Nazionale under
21 agli Europei. Ai ragazzi di Gentile auguro di andare fortissimo ad Atene.
Siamo con voi.
Le Olimpiadi sono la gara più importante: esaltano le virtù, spirituali e fisiche, dell'uomo; rappresentano un momento di comprensione e di affratellamento tra i popoli; non è un caso, infatti, che nell'antichità fossero precedute e seguite da una tregua militare; esse esprimono il sogno di un mondo che supera l'aggressività, creando un modello di competizione sana; generano gioia, allegria, bellezza, rispetto reciproco. Sono gli ideali ai quali crediamo e che ci spingono a gridare insieme, ogni giorno
Viva l'Italia.