Palazzo del Quirinale 22/07/2004

Messaggio del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi al Presidente della Bosnia Erzegovina in occasione dell'inaugurazione del Ponte Vecchio di Mostar



Messaggio del
Presidente della Repubblica
carlo azeglio ciampi
al Presidente della Bosnia Erzegovina
in occasione dell'inaugurazione del
Ponte Vecchio di Mostar

Palazzo del Quirinale, 22 luglio 2004)



Ero a Mostar, nel giugno del 2002, all'avvio dei lavori per la ricostruzione del Ponte Vecchio; sono oggi idealmente a Mostar per l'avvenuta ricostruzione.
La distruzione del Ponte di Mostar, nel 1993, rappresentò un atto efferato, premonitore dei lutti spaventosi che seguirono.
A quel segno non reagimmo con sufficiente prontezza e fermezza.
Il restauro del Ponte è il risultato dell'impegno della Bosnia Erzegovina e della Comunità internazionale. L'Italia è stata capofila fra i Paesi donatori.
Il Ponte é un simbolo di tolleranza e di scambio.
Non dimentico le parole dei rappresentanti delle comunità religiose - ortodosse, musulmane, cattoliche, ebraiche della Bosnia Erzegovina: "a Sarajevo il canto del Muezzin e il suono delle campane delle Chiese tornano a convivere".

Importanti tesori dell'eredità culturale nei Balcani sono andati distrutti; altri sono protetti dall'impegno della Forza Multinazionale di Pace, cui le truppe italiane danno un essenziale contributo.
Li ho ammirati quei tesori nei monasteri ortodossi di Pec e di Decani, nella moschea di Pec.
Ho sostenuto la necessità di un ampio programma di recupero e di valorizzazione del patrimonio culturale nell'intera Regione balcanica: per rafforzare le difese contro l'intolleranza, contro il rischio di frammentazioni e di contrapposizioni.

La distruzione del ponte di Mostar, così come quella della biblioteca di Sarajevo, delle grandi statue di Buddha in Afghanistan, il saccheggio dei tesori d'arte antica in Iraq ci hanno fatto intravedere l'abisso di barbarie nel quale sprofonda l'umanità quando disconosce i valori etici e culturali.

I popoli balcanici sono sollecitati ad una grande sfida: l'attuazione di una vera collaborazione inter-etnica.
L'unità europea offre loro un esempio, una prospettiva per il futuro: la nostra riconciliazione dimostra che anche la loro è possibile; che con la buona volontà e attraverso la promozione e la salvaguardia dei diritti dell'uomo, i popoli possono convivere per un maggior benessere di tutti.
Occorre avere la saggezza di superare persistenti incertezze, di rimuovere antiche animosità, di contrastare la separazione.
E' questa la condizione per partecipare allo spazio civile europeo.