MESSAGGIO DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
CARLO AZEGLIO CIAMPI
IN OCCASIONE DELL'INIZIO DELL'ANNO SCOLASTICO 2004-2005
Roma - Cmplesso Monumentale del Vittoriano, 20 settembre 2004
Cari Ragazzi, Cari Insegnanti,
pochi giorni fa, in un luogo geograficamente lontano - che sentiremo per sempre vicino al nostro cuore - una festa come questa di oggi per l'inizio dell'anno scolastico è stata trasformata dai terroristi in una nuova strage degli innocenti. Ne siamo sconvolti. Non potremo mai dimenticare gli angeli di Beslan le madri disperate, i mattoni rossi di quella scuola.
Per i piccoli trucidati, per gli uomini, le donne, le famiglie distrutte, non possiamo che meditare e pregare.
Facciamolo anche ora, insieme, osservando un minuto di silenzio.
A Beslan erano riuniti per l'apertura dell'anno scolastico famiglie, insegnanti, ragazzi. Si viveva un'atmosfera di festa: lo attestano le immagini di analoga occasione vissuta nel 2002, che una televisione italiana ha trasmesso. I terroristi hanno voluto offendere nel modo più crudele e barbaro la sacralità della vita, umiliando e uccidendo soprattutto bambini e colpendo due istituzioni base del vivere sociale, la famiglia e la scuola.
Il disegno diabolico dei terroristi - e ho in mente la distruzione delle Torri gemelle a New York, l'11 settembre 2001, e la strage alla stazione di Madrid l'11 marzo 2004 - è quello di far precipitare l'umanità in uno scontro tra civiltà e religioni: scontro che non esiste, che non vogliamo, che rifiutiamo con tutte le nostre forze.
La risposta sta nella lotta senza quartiere al terrorismo, condotta con unità di intenti e di azione, dagli Stati e dai popoli e, al tempo stesso, nel favorire il dialogo, la comprensione, l'apertura tra i popoli, le culture, le religioni. E' essenziale attuare congiuntamente queste due azioni parallele. Ognuno di noi può, deve dare il suo contributo. Era l'opera alla quale si dedicavano, con generosità, Simona Pari e Simona Torretta a Bagdad. Attendiamo con trepidazione che vengano restituite all'amore delle loro famiglie. Facciamo risuonare, tutti insieme, la voce della nostra speranza: liberatele. Liberatele!
Care ragazze, cari ragazzi, cari genitori e insegnanti,
ancora una volta mi rivolgo a voi per l'apertura dell'anno scolastico da questo monumento consacrato alla unità della Patria e alla libertà dei cittadini.
Fin dalla prima volta che ci trovammo insieme quassù ho sentito, vibrante, il legame che congiunge l'Italia, unita dal Risorgimento, e la scuola. La scuola è stata ed è il cuore pulsante dello Stato, della Nazione, che con essa si è rafforzata, è cresciuta, è maturata nei decenni.
La scuola ha saputo unire tutti gli italiani, educarli all'amor di Patria, alla democrazia, ha saputo dare loro l'orgoglio di migliorarsi in virtù e conoscenza.
Oggi alla scuola è affidato l'ulteriore compito di integrare i figli dei lavoratori stranieri che, studiando nelle nostre aule fianco a fianco dei nostri ragazzi, creano per sé e per le proprie famiglie le fondamenta più solide di una futura cittadinanza.
Il giorno in cui si inizia l'anno scolastico, il Presidente della Repubblica augura a studenti e insegnanti un anno di lavoro intenso, sereno, proficuo. Gli insegnanti di tutti i livelli sentono l'importanza sociale del proprio lavoro, avvertono l'affetto, il rispetto, la riconoscenza degli studenti e delle famiglie. Aggiungo il mio personale apprezzamento.
L'Italia attraversa un momento della sua vita economica e sociale molto impegnativo, per la complessità delle sfide e delle opportunità che la globalizzazione ha suscitato. Possiamo affrontarle con successo, se lavoriamo con metodo, avendo come riferimento, come stella polare, l'interesse della Nazione.
Servono serenità e impegno quotidiano, nella scuola come nel Paese, con la consapevolezza che, per esempio, imparare una lingua straniera in più, approfondire la storia antica e moderna, la cultura classica, dedicarsi agli studi scientifici e matematici concorrono alla tenuta complessiva del sistema, sono importanti per il nostro futuro. Elevare il numero e la preparazione di diplomati e di laureati accresce il valore delle risorse necessarie per fare dell'Italia e dell'Europa un'area più dinamica e più competitiva.
Ce la possiamo fare. Ce la dobbiamo fare.
Le vittorie olimpiche dei nostri ragazzi ci hanno dato un esempio evidente che competere è possibile, anche quando i concorrenti diventano sempre più numerosi. E anche ora alle Paralimpiadi vedo che gli italiani si stanno affermando con grande successo.
Comunichiamo ai giovani l'amore per la conoscenza, il "piacere di scoprire le cose", non rinunciando mai ad imparare insieme a loro e da loro. Educhiamoli, in primo luogo con l'esempio, all'onestà, alla dignità ed al rispetto. Regaliamo loro un libro e parliamone insieme. Non lasciamo i nostri figli soli, davanti alla televisione o al computer. Condividiamoli con loro! I linguaggi multimediali testimoniano la capacità dei giovani di assimilare la nuova tecnologia e di adattarla alle loro esigenze espressive. Il nuovo legame tra la parola e l'immagine è al centro di forme originali, che integrano quelle della lingua tradizionale e trascendono i confini delle Nazioni.
Ho ancora vivo il ricordo della straordinaria emozione della cerimonia d'apertura dei giochi olimpici ad Atene. Il cammino della coscienza occidentale attraverso i secoli è stato raccontato combinando la suggestione della tradizione classica con le più moderne tecnologie.
Le Olimpiadi ad Atene hanno dato espressione alla volontà di pace da parte dei giovani di 202 paesi che hanno sfilato insieme e gareggiato nei luoghi dove è nata la civiltà europea.
Queste suggestioni si sono fuse nell'emozione che tutti noi abbiamo vissuto, con particolare intensità, assistendo al trionfo di un atleta italiano nella maratona. Ringraziamo Stefano Baldini che ha portato l'inno di Mameli al centro della cerimonia di chiusura delle Olimpiadi.
Quando ho incontrato i nostri atleti al villaggio olimpico di Atene un mese fa, il 14 agosto, ho visto nei loro volti l'impegno di cui voi ragazzi siete capaci per l'Italia; ho visto in loro l'impegno delle famiglie che portano ogni settimana i propri figli nelle palestre, nelle piscine, nei centri sportivi, spesso con sacrifici, economici e di tempo.
Oggi, non dimentichiamolo, è il 20 settembre, giorno in cui l'Italia ha ritrovato, per sempre, la sua capitale, Roma, città universale.
Fu il compimento di un sogno, dell'ideale di tanti italiani. Ne ricordo due, Francesco Petrarca e Giuseppe Mazzini, dei quali ricorre l'anniversario.
Celebriamo quest'anno Francesco Petrarca che con la sua poesia ha tanto contribuito alla dignità della lingua italiana, affermando, già sette secoli fa, l'unità della cultura nazionale.
Nel prossimo anno, celebreremo il bicentenario della nascita di Giuseppe Mazzini, un padre della Patria, ed anche un grande educatore.
Mazzini descriveva i doveri come premessa dei diritti, definiva la libertà come impegno etico di partecipazione e di cittadinanza, l'educazione come via di crescita morale. Predicava il nesso inscindibile tra pensiero e azione: enunciare i valori non basta; occorre renderli operativi con l'azione.
L'Unità d'Italia fu pensata da Mazzini come parte di un più vasto progetto di liberazione dei popoli d'Europa: egli parlava allo stesso tempo di una Costituzione per l'Italia Unita e di una Costituzione per l'Europa.
Alla fine di ottobre, la Costituzione europea sarà firmata a Roma nella stessa sala che vide, quarantasette anni fa, la nascita della Comunità Economica. È un evento che vi riguarda da vicino: l'Europa è il vostro futuro e voi siete il futuro dell'Europa.
Ora, sta a voi prendere il testimone e consolidare il risultato raggiunto. Siate cittadini consapevoli d'Italia e d'Europa.
Cari insegnanti e genitori, care ragazze e cari ragazzi,
la scuola è il luogo principale per l'educazione e la formazione.
E' il luogo dove coltivare lo slancio ideale dei nostri giovani. Essi sono pronti ad operare, lo testimoniano le tante occasioni che li vedono protagonisti: l'impegno a favore dell'ambiente, la lotta contro l'esclusione sociale, le azioni di volontariato all'interno e all'esterno del nostro Paese, il servizio civile.
Concludo, rinnovando il mio augurio che questo anno scolastico sia proficuo e sereno e aiuti a rinsaldare il legame fra cittadinanza attiva ed educazione.
Buon Anno Scolastico a tutti.