INTERVENTO DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
CARLO AZEGLIO CIAMPI
AI "LUOGHI DELLA MEMORIA"
DELLA GRANDE GUERRA
Moriago della Battaglia, 3 novembre 2004
Soldati di ogni arma ed età
Cari Cittadini dei Comuni del Piave e del Montello
Cari ragazzi delle scuole,
Cari Soldati in congedo,
siamo su un suolo sacro alla Patria.
Il tempo non ha consumato l'emozione, non ha affievolito i sentimenti dei nostri
cuori.
Sentiamo dentro di noi il dovere della memoria. Avvertiamo la riconoscenza per i
milioni di soldati e di uomini, che qui, su questa linea di ultima resistenza,
dissero per sempre che l'Italia voleva esistere come Nazione.
A distanza di tanti anni, ci emozioniamo ancora ascoltando le note della
Leggenda del Piave. Quelle parole e quelle note non erano un canto aggressivo
contro quei popoli allora nemici, oggi nostri concittadini nell'Unione europea;
ai loro morti, ai loro caduti va il nostro commosso ricordo: li combattemmo
lealmente, su questi altipiani. Esse esprimevano il libero voto degli italiani
di voler continuare ad essere italiani, uniti in uno Stato, in una comunità
nazionale orgogliosa e libera.
Ho voluto essere qui, a Isola dei Morti, a Nervesa e a Moriago, perché
questi luoghi ci ricordano l'inizio silenzioso dell'offensiva della Vittoria -
la sera del 26 ottobre 1918 - ma anche la gloriosa resistenza nel solstizio
1918, quando la linea del Piave era stata in più punti sfondata.
In quei giorni, si consumò il destino di quella guerra terribile.
La tenuta sul Piave e la controffensiva italiana furono possibili, e vittoriose,
solo impiegando l'ultima riserva, gettando nella mischia i ragazzi del 1899.
Siamo orgogliosi di poter contare ancora tra noi decine di loro: ragazzi di
centocinque, centosei anni, ai quali va la nostra ammirazione e ai quali
dedichiamo tutti insieme un grande applauso.
Per noi il 4 novembre è il giorno della Vittoria che riportò all'Italia Trento
e Trieste, rendendo compiuti il Risorgimento e l'indipendenza nazionale. Come
disse il Presidente Saragat il 4 novembre 1968, celebrandone il 50°
anniversario: "L'autentico significato di quella vittoria non fu tanto di
dare Trento e Trieste all'Italia, quanto piuttosto di dare l'Italia a Trento e
Trieste".
Non possiamo, non vogliamo, tuttavia dimenticare i lutti, le sofferenze che quella terribile strage provocò, il dolore, lo sconvolgimento degli animi, i risentimenti che furono poi sfruttati da regimi dittatoriali per trascinare l'Europa e il mondo in un'altra, ancor più spaventosa, guerra.
Pochi giorni fa abbiamo firmato a Roma una Costituzione che unisce indissolubilmente 25 Nazioni, un tempo nemiche. Questa Costituzione è il frutto della volontà di Nazioni che nei secoli si sono formate, ciascuna, come comunità di valori e di storia, e che, insieme, hanno saputo creare un'area di democrazia e di solidarietà sociale fondata su radici comuni: l'Unione europea.
Fortificati da questa più larga cittadinanza, continuiamo a onorare i nostri caduti, gli eroi del Piave, i ragazzi del 1899. Abbiamo il dovere di dare ai soldati di quella guerra il posto che meritano nella costruzione di un'Italia libera e unita e al tempo stesso animata da un anelito di pace tra i popoli europei.
Impegniamoci a far conoscere ai giovani le drammatiche vicende che i giovani di allora affrontarono con dignità, le loro eroiche gesta. Come potrebbe non commuovere anche le nuove generazioni una storia nobile e tragica come quella del Maggiore di cavalleria Francesco Baracca, che il 19 giugno 1918, nel pieno della eroica resistenza sul Montello, cadde con il suo aereo contrassegnato dal cavallino rampante?
Onoriamo con lui tutti i caduti della Grande Guerra.
Viva l'Italia!