INTERVENTO DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
CARLO AZEGLIO CIAMPI
ALLA CERIMONIA PER LO
SCAMBIO DEGLI AUGURI DI NATALE E CAPODANNO
CON LE MAGISTRATURE DELLA REPUBBLICA
Palazzo del Quirinale, 21 dicembre 2004
Signor Presidente del Senato,
Signor Presidente della Camera dei Deputati,
Signor Presidente del Consiglio dei Ministri,
Signor Presidente della Corte Costituzionale,
Autorità,
Signore e Signori,
La ringrazio, Presidente Pera, per le espressioni di augurio che mi ha
rivolto a nome Suo personale e delle Magistrature della Repubblica.
Desidero aprire l'indirizzo augurale di quest'anno con un ricordo che mi è
particolarmente caro.
Nel partecipare, il 4 novembre scorso, alla cerimonia per il cinquantesimo
anniversario del ricongiungimento di Trieste all'Italia, ho avvertito quanto sia
profondo il sentimento unitario del popolo italiano. E' il sentimento che ha
consentito al nostro Paese di progredire con coerenza e continuità di ideali.
L'anno che volge al termine ci ha messi di fronte a eventi drammatici e a
sviluppi critici della realtà politica ed economica mondiale: il terrorismo
internazionale; il conflitto israelo-palestinese; la tormentata pacificazione in
Iraq; il divario Nord-Sud; i conflitti in Africa. Tali situazioni espongono
anche l'Italia a pressanti responsabilità.
Per l'Europa il 2004 è stato segnato da un evento di fondamentale
importanza: il trattato costituzionale europeo, firmato a Roma il 29 ottobre
scorso. Esso offre un organico assetto istituzionale alla volontà dei cittadini
europei di vivere insieme; realizza un'autentica unione politica; pone le
premesse per parlare con una voce sola.
La sua sollecita entrata in vigore è essenziale per conferire all'Unione
Europea gli strumenti atti ad assicurarne la funzionalità, consolidarne
l'identità.
Ora che l'Unione si è ampliata, è divenuto ancora più vitale concentrarsi sul
funzionamento delle Istituzioni previste dal Trattato costituzionale.
In un'Europa più incisiva, governata da regole condivise, animata da un
rinnovato slancio ideale, ogni Stato membro potrà far valere meglio i propri
interessi. D'altro canto, le vicende internazionali mostrano quanto il mondo
abbia bisogno di una Europa autorevole e unita e quale ampio campo di intervento
si offra alla sua azione politica ed economica.
L'Italia, come Stato depositario dei Trattati, ha un obbligo particolare nel
promuovere una rapida ratifica della Costituzione europea e nel continuare ad
essere protagonista del rafforzamento dell'Unione, in costante raccordo con i
Paesi più impegnati verso questo obiettivo.
La coerenza e la solidarietà europea sono anche necessarie:
- per accrescere la capacità dell'Europa nel condividere responsabilità
globali con gli Stati Uniti;
- per consentire saldi rapporti collaborativi con il mondo islamico basati su
interessi e obiettivi comuni;
- per promuovere il ruolo dell'Organizzazione delle Nazioni Unite come efficace
garante della pace e del progresso mondiali e, in questo quadro, per affrontare
con successo il difficile passaggio della riforma del Consiglio di Sicurezza.
Diamo ora uno sguardo, come di consueto, ai problemi interni della Nazione.
Lo scorso anno conclusi il mio discorso augurale commentando positivamente
alcuni segnali di dialogo tra maggioranza e opposizione, che si erano
manifestati sul tema essenziale delle riforme costituzionali.
Rinnovai allora la mia calda esortazione a perseverare con costanza e
determinazione nella ricerca di costruttive intese, per una riscrittura il più
possibile condivisa della seconda parte della nostra Costituzione.
Purtroppo quei segnali non hanno avuto il seguito sperato.
Avverto, quindi, il dovere - nell'esercizio di quella primaria funzione di
garanzia che compete al Capo dello Stato - di manifestare, dinanzi ai più alti
rappresentanti delle istituzioni, la mia preoccupazione per l'accentuarsi di uno
stato di difficile comunicabilità tra i principali schieramenti politici e
parlamentari su un tema che interessa le strutture portanti della vita
democratica della Nazione, in primis, il Parlamento.
La modifica di queste strutture, per dare luogo a soluzioni durature, deve
essere frutto di un dibattito approfondito e aperto, non irrigidito da
precostituite posizioni di maggioranza e opposizione.
Non intendo, certo, entrare nel merito delle riforme e ho ben presente
l'articolo 138 della Costituzione; ma debbo ribadire quanto ebbi modo di
affermare il 31 dicembre 2003, nel messaggio di fine d'anno agli italiani: "Le
istituzioni fondamentali (dello Stato) non possono certo essere cambiate ad ogni
mutare di maggioranza".
Auspico, pertanto, che l'esame della riforma costituzionale - che riprenderà il
proprio iter nell'aula del Senato della Repubblica all'inizio del prossimo anno
- consenta ancora alle forze politiche di recuperare il metodo del dialogo al
quale si erano in precedenza dichiarate disponibili.
Lo scorso anno affermai anche che l'efficienza del "sistema
nazione" dipende dal grado di efficienza delle strutture e degli
apparati vitali della cosa pubblica, a partire dal funzionamento della
giustizia.
Lungo tutta la durata del mio mandato non ho mai smesso di sollecitare la più
vigile attenzione del Consiglio Superiore della Magistratura e del Ministro
della Giustizia su questo problema di capitale importanza.
Oggi ci troviamo a dover constatare che non sembrano essersi consolidati quei
segnali di miglioramento rilevati nel 2003, soprattutto per quanto concerne i
tempi della giustizia e, quindi, la durata dei processi.
La giustizia che non arriva in tempo non è soltanto lesiva dei diritti e degli
interessi dei cittadini, ma è anche causa di inefficacia della pretesa punitiva
dello Stato, che è uno dei fondamenti della convivenza civile.
La riforma dell'Ordinamento giudiziario, recentemente approvata dal Parlamento -
e sulla quale ho ritenuto di dover richiedere alle Camere una nuova
deliberazione con riferimento ad alcuni importanti profili di costituzionalità
- è mossa dall'esigenza di migliorare l'efficienza degli apparati giudiziari e
di far rientrare lo svolgimento del processo civile e penale nell'alveo di
quella "ragionevole durata", che è un puntuale precetto della nostra
Costituzione.
Auspico fermamente che si rafforzi, in ogni caso, l'impegno di chi lavora nel
sistema giudiziario per realizzare quelle economie di tempi e di atti che la
stessa legislazione in vigore consente. Ciò è necessario per preservare la
fiducia dei cittadini nella giustizia.
Ribadisco, infine, un principio più volte affermato fin dall'inizio del mio
mandato: i magistrati vanno rispettati nell'esercizio delle loro funzioni,
tutelate dai principi costituzionali di autonomia e indipendenza.
Dal canto loro, i magistrati devono essere sempre consapevoli dell'altezza e
della delicatezza del compito loro affidato, così come del dovere di essere e
anche di apparire, in ogni loro comportamento, autonomi e indipendenti.
La pubblica amministrazione - la cui funzionalità è indispensabile alla vita
delle Istituzioni - mostra segni di progresso sul piano dell'efficienza, anche
se i tempi dell'indispensabile opera di ammodernamento dovrebbero essere più
rapidi.
L'impegno in atto si sviluppa lungo una linea positiva, tesa al perseguimento di
importanti obiettivi di fondo, quali la semplificazione amministrativa, il
sistema dello "sportello unico", l'interconnessione tra i
sistemi informatici delle pubbliche amministrazioni. Fondamentale, per il
successo di quest'opera, è l'attività di formazione dei dirigenti e dei
funzionari dello Stato.
Accanto a questi dati positivi, è necessario richiamare alcuni fattori che
possono ostacolare l'efficienza dell'amministrazione, introducendo elementi di
demotivazione nei pubblici dipendenti.
In proposito, è indispensabile che gli apparati di governo riservino la massima
attenzione al precetto dell'art. 97 della Costituzione, a norma del quale la
pubblica amministrazione deve rispettare il principio di imparzialità.
L'imparzialità comporta, innanzitutto, la distinzione tra politica e
amministrazione, distinzione che richiede, a sua volta, che gli organi di
governo esercitino le funzioni loro proprie di indirizzo e di controllo,
lasciando, com'è doveroso, la gestione ai dirigenti amministrativi.
E' così che si dà concreta attuazione all'imperativo contenuto nell'art. 98
della Costituzione, che fa obbligo ai pubblici impiegati di essere "al
servizio esclusivo della Nazione". Questa norma da un lato esclude che
vengano perseguiti interessi che non siano quelli pubblici, indicati con legge
dal Parlamento; dall'altro impone ai pubblici dipendenti di tenere conto delle
esigenze della collettività.
La certezza del diritto nelle relazioni tra tutte le Istituzioni, centrali e
territoriali, mi induce a riservare una considerazione al tema dello sviluppo
delle autonomie regionali e locali in piena armonia con il principio dell'unità
e della indivisibilità della Repubblica.
Deve costituire preoccupazione preminente di tutte le Magistrature della
Repubblica l'osservanza del principio di leale collaborazione, consacrato nella
Costituzione e posto a fondamento di importanti decisioni della Corte
Costituzionale.
Tale principio è il solo che possa consentire di trovare efficaci rimedi a
situazioni di conflitto che oggi - soprattutto per quanto concerne la
ripartizione delle competenze legislative fra lo Stato e le Regioni - danno
luogo ad un complesso contenzioso, al quale la Corte Costituzionale fa fronte
con grande impegno, ma anche con notevole difficoltà a causa del numero elevato
dei ricorsi.
Venendo ai temi economici, nel corso dell'anno il clima congiunturale,
nonostante qualche segno di miglioramento, non si è ancora tradotto in un
aumento apprezzabile della produzione industriale, che da tempo ristagna, sia
perché la domanda interna è debole, sia perché la nostra capacità
competitiva si è ridotta.
Pregiudiziale per un rilancio durevole dell'economia italiana è consolidare il
risanamento della finanza pubblica. Ciò non solo per il rispetto degli impegni
presi dall'Italia in sede europea, ma per meritare e mantenere la fiducia dei
mercati finanziari. Un solido bilancio pubblico potrà essere strumento di
misure anticicliche e assicurare la sostenibilità nel tempo delle politiche
volte alla crescita e alla stabilità, obiettivi tra di loro vicendevolmente
connessi.
Occorre, poi, che l'intero sistema-paese si impegni, con unità di intenti di
tutte le forze sociali, nel recupero di competitività.
In presenza di favorevoli condizioni di finanziamento, sia di quantità sia di
costo, bisogna puntare sempre di più sul binomio ricerca-formazione e sul
superamento delle limitazioni dovute alla carenza di infrastrutture materiali,
di reti di collegamento e di ordinamento giuridico dell'economia. Dobbiamo
colmare al più presto il divario che ci separa dalle maggiori economie in
termini di risorse pubbliche e private dedicate alla ricerca e all'innovazione:
il dato italiano dell'1,2 per cento del PIL, rispetto all'1,9 della media
europea e al 2,7 degli Stati Uniti, è indice significativo del rischio che
venga compromesso il futuro della nostra economia.
E' necessario, inoltre, intensificare gli sforzi per valorizzare il nostro
Mezzogiorno, che vanta un patrimonio di risorse umane rappresentato da giovani
motivati e preparati, oggi purtroppo non impiegati come si dovrebbe
nell'interesse dei singoli e dell'intera collettività.
In ogni sua parte il nostro Paese ha importanti ricchezze ambientali, artistiche
e culturali, un patrimonio unico al mondo. Il turismo rappresenta già il primo
settore economico del Paese; il suo sviluppo può essere ulteriormente ampliato
e accelerato, puntando soprattutto sulla qualità.
In numerosi campi disponiamo di capacità intellettuali e di creatività, che si
sono affermate nel mondo sotto il marchio universalmente noto del "Made
in Italy". Quando il gusto per il bello, che è frutto della nostra
storia, si coniuga con la qualità e con l'innovazione non temiamo confronti.
Consapevoli di questo potenziale, non dobbiamo valutare con preoccupazione le
tendenze in atto alla delocalizzazione all'estero delle fasi a più intensivo
contenuto di lavoro non specializzato. Le imprese di un paese avanzato
inevitabilmente delocalizzano quando si aprono nuovi mercati. Penso alla Cina,
dalla quale sono da poco tornato. Ho toccato con mano le enormi opportunità che
quel mercato, sempre più vicino al gusto e allo stile di vita occidentali,
dischiude alle nostre imprese.
Un ricordo e un augurio particolari rivolgo alle nostre Forze armate. Il
nostro affettuoso pensiero va ai militari italiani impegnati in difficili
missioni di pace fuori dei confini nazionali e alle loro famiglie, insieme con
il sentimento di viva gratitudine della Nazione per il modo con cui tengono alti
nel mondo il prestigio e il nome dell'Italia.
Mi piace sottolineare come le nostre Forze armate stiano affrontando con
successo la transizione dal servizio di leva obbligatorio al servizio militare
volontario, senza determinare soluzioni di continuità nell'espletamento dei
delicati compiti loro affidati.
Sentimenti di viva gratitudine meritano le Forze dell'ordine, in tutte le loro
componenti. Esse vigilano con efficacia e grande professionalità sulla
sicurezza dei cittadini, in un momento in cui si riscontrano purtroppo segni
inquietanti di recrudescenza della criminalità organizzata.
Quanto più le Forze dell'ordine avvertiranno il sostegno e, ove occorra, la
collaborazione dei cittadini, tanto più pienamente lo Stato riuscirà ad
affermare la legalità.
A conclusione di questo gradito incontro annuale, sono lieto di rivolgere a Voi
tutti, rappresentanti delle Magistrature dello Stato, e ai Vostri Familiari i
più i fervidi auguri per le imminenti festività.