VISITA DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
ALLA CITTA' DI VIBO VALENTIA
INCONTRO ISTITUZIONALE CON LE AUTORITA'
Vibo Valentia, 13 gennaio 2005
Signor Presidente della Regione Calabria,
Signor Presidente della Provincia di Vibo Valentia,
Signor Sindaco di Vibo Valentia,
Signori Parlamentari,
Autorità civili, militari, religiose,
cari Sindaci della Provincia di Vibo Valentia,
Signore e Signori,
voglio ricambiare le parole di benvenuto che mi avete rivolto esprimendovi,
con altrettanto calore, i sentimenti che nutro di amicizia e di simpatia per
questa antica città, per questa provincia, per questa regione.
Da Vibo Valentia do inizio (come Lei Presidente ha ricordato, lo avevo promesso)
alla mia seconda visita a questa terra calabrese, penisola estrema, tra Tirreno
e Jonio, della penisola italiana, ricca di bellezze naturali nelle sue grandi
montagne e nelle sue coste, e di nobili testimonianze architettoniche e
archeologiche della sua lunga storia. Troviamo qui, nelle fiorenti città della
Magna Grecia, alcune delle più antiche radici della nostra civiltà. E'
un'eredità che arricchisce tutti gli italiani.
Di ciò siamo particolarmente coscienti quando poniamo al centro della nostra
attenzione i problemi odierni di questa terra, di cui voi mi avete parlato con
una franchezza che apprezzo.
Nel messaggio di fine anno - avendo riproposto, in un precedente viaggio in
Sicilia, il tema della "questione meridionale" come
"questione nazionale" - ho definito il Mezzogiorno "la
nostra grande riserva di risorse umane e naturali, capace di dare una marcia in
più al progresso della Nazione".
Con queste parole, non ho dato espressione a una speranza utopistica. Ho voluto
- prendendo atto delle concrete manifestazioni di una nuova vitalità economica
in molte aree del Mezzogiorno - stimolare le autorità locali e nazionali, le
forze economiche e politiche, e la cittadinanza stessa, a perseverare nelle
iniziative prese e ad assumerne di nuove, per rispondere, nell'interesse
generale del Paese, alla domanda qui espressa, con toni non privi di
drammaticità: di una maggiore occupazione; di un maggiore diffuso benessere; di
una maggiore sicurezza.
E' profondamente ingiusto, e non risponde al vero, ridurre ogni discorso sulla
realtà odierna del Mezzogiorno, così complessa e diversificata, a un discorso
sulla criminalità organizzata, sulle sue ramificazioni, sulle complicità o
sulle paure che la rafforzano. Parlare solo di questo, con toni talvolta
eccessivamente allarmanti, reca danno alla vostra immagine, alla vostra vita.
Ma daremmo prova di irresponsabile superficialità se non affrontassimo questo tema in tutta la sua gravità, consapevoli che da esso derivano in non piccola parte gli stessi ritardi del processo di sviluppo economico.
* * * * *
Come spezzare il circolo vizioso, che voi mi avete illustrato, che esiste tra
diffusione della criminalità organizzata e "sottosviluppo"?
Questo non è un problema soltanto vostro: è un problema che anche altri
territori stanno affrontando, e che coinvolge interessi vitali di tutta la
società italiana. La "marcia in più", che può venire al
progresso della Nazione dalla "grande riserva di risorse umane e
materiali" del Mezzogiorno, non potrà realizzarsi se non sapremo
contenere, ridurre, ed estirpare la criminalità organizzata dal corpo vivo
della società: penso soprattutto ai vostri giovani, all'elevato livello della
loro formazione e preparazione scolastica, alla loro ambizione di dar prova
delle loro capacità nel lavoro e nella società. A loro va il mio saluto e
caloroso augurio.
Non sono mancate, nella provincia vibonese, azioni impegnative ed efficaci delle
forze dell'ordine e della magistratura. La collaborazione tra di esse è
indispensabile per l'efficacia dell'azione repressiva. A loro va la gratitudine,
e deve andare l'appoggio, di tutta la popolazione. Siate a loro vicini, in modo
concreto, per il vostro bene.
Gli ultimi attentati e omicidi ci dicono quanto rimanga elevata la minaccia
della criminalità organizzata.
E non mancano, nell'economia, manifestazioni significative, che voi avete
ricordato, di uno sviluppo emergente in settori diversi, a cominciare dal
turismo, che trova nelle splendide coste della vostra provincia, e di tutta la
Calabria, sull'uno e l'altro mare, una delle più importanti risorse dell'intera
regione; e che ha nella Certosa di Serra San Bruno uno dei monumenti più belli
della Calabria e di tutta l'Italia.
Dunque, ci sono condizioni per un rilancio economico e civile. Ma è forte e
diffusa la convinzione che per rompere quel circolo vizioso occorra
"fare di più".
Sicuramente occorre portare a compimento opere infrastrutturali - che sono di
competenza nazionale, più che locale - che incidono in notevole misura sulle
potenzialità di sviluppo del territorio: a cominciare dall'ammodernamento
dell'Autostrada che percorre tutta la regione da Nord a Sud, dove i lavori in
corso durano da anni, se non da decenni, e delle vie di comunicazione
trasversali alla penisola calabra.
E' dovere della Nazione migliorare le infrastrutture del Meridione, realizzando,
con scadenze temporali ben definite, un programma di interventi mirato.
La realizzazione di queste opere deve avvicinare la Calabria, e al di là
della Calabria la Sicilia, alle regioni centrali del nostro Paese, all'Italia in
generale, all'Europa.
Ridurre i tempi di percorrenza oggi necessari per raggiungere dal Nord questa
vostra terra è indispensabile per lo sviluppo di iniziative industriali e
turistiche: non meno di quanto lo sia la sconfitta della società mafiosa.
* * * * *
Non è meno importante fare attenzione ai modi di realizzazione dei processi
di decentramento delle decisioni politiche, che interessano in questi anni, in
maggiore o minor misura, non soltanto l'Italia ma tutti i Paesi dell'Unione
Europea. L'esperienza regionale, che ha avuto da noi inizio nel 1970, cioè 35
anni fa, è ancora in corso di perfezionamento.
Non tutte le regioni hanno adottato un loro statuto (la Calabria è già
arrivata al traguardo) o hanno completato l'indispensabile processo normativo
che consenta la piena attuazione del principio di sussidiarietà, che deve
affidare ai vari livelli amministrativi quei compiti che ciascuno di loro è
più capace di svolgere, in relazione alla convenienza dei cittadini.
Di particolare importanza appare il concreto riconoscimento del rapporto
istituzionale tra le Regioni e lo Stato centrale, così come la definizione
delle funzioni che le Regioni debbono delegare alle Province e ai Comuni.
Non dimentichiamo che se le regioni hanno 35 anni, molti comuni, in tutte le
regioni d'Italia, hanno goduto, da centinaia di anni, di particolari autonomie,
che sono parte essenziale della nostra storia. La loro secolare esperienza ne ha
affinato l'efficienza operativa e ha generato fiducia nei cittadini
amministrati.
Nella costruzione delle nuove strutture di governo del territorio della nostra
penisola, sarebbe assurdo trascurare questo dato di storia e di civiltà, che
viene dal basso, e da lontano nel tempo.
La pluralità dei livelli di governo locale ha inoltre imposto nuove,
particolari responsabilità ai prefetti, che le affrontano con alto senso delle
loro responsabilità, agendo spesso come indispensabili coordinatori delle
iniziative di amministrazioni diverse.
L'efficacia dell'azione delle autorità locali dipende anche, in notevole
misura, dalla capacità di collaborazione fra amministratori di diverso colore
politico, e fra rappresentanti politici e rappresentanti della società civile.
Questa è ovunque una premessa necessaria al fine di impostare correttamente, e
di portare a compimento in tempi ragionevoli, quei progetti di sviluppo da cui
dipende il riscatto di regioni relativamente meno sviluppate.
* * * * *
Una responsabilità primaria delle autorità locali, e dei responsabili delle
organizzazioni di categoria espresse dalla società, consiste infine
nell'avviare un lavoro tenace per far crescere la coscienza civile della
cittadinanza.
Ad esso possono dare e danno un fondamentale contributo, con la loro
instancabile, attiva presenza nella vita della comunità, le autorità
religiose, portatrici di valori antichi, che sono ancora oggi alla base di una
società bene ordinata, rispettosa delle leggi, fondata su istituzioni solide
come la famiglia.
Senza la collaborazione dei cittadini gli sforzi dello Stato, e di tutti gli
organi che ne sono l'espressione, vengono vanificati o resi impossibili. Aiutare
lo Stato a combattere la malavita organizzata significa aiutare se stessi.
Significa aiutare i propri figli ad aprirsi una strada nella vita, senza dover
andare a cercare fortuna altrove. Ripeterò qui parole che ho pronunciato in una
recente visita a Napoli: "E' interesse e dovere di tutti reagire;
isolare la criminalità organizzata; estirpare questo cancro che corrode la
nostra vita".
Fate parte di un grande Paese, l'Italia. Avete alle spalle l'Europa. Non mancate
a quella parte del compito che tocca e può toccare soltanto a voi.
Vi diano forza il vostro nobile passato, e una cultura del lavoro di cui i
troppi calabresi che hanno dovuto cercare fortuna in terre lontane hanno dato
prova, superando la dolorosa esperienza dell'emigrazione, e onorando con i loro
successi la terra natia.
Se amate la vostra città, la vostra terra, e sicuramente l'amate e ne siete
orgogliosi, non piegatevi alle minacce e intimidazioni! Assumete tutte le vostre
responsabilità, per assicurarne il progresso! Questo l'appassionato invito che
oggi vi rivolgo.
Sappiate che vi accompagna, lungo il cammino della vostra rinascita, la
solidarietà di tutta la Nazione, di cui, con il mio caloroso augurio, voglio
qui rendermi interprete.
Viva la Calabria, Viva l'Italia!