Crotone 14/01/2005

Intervento del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, in visita ufficiale alla città di Crotone, in occasione dell'incontro istituzionale con le autorità locali


VISITA DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
ALLA CITTA' DI CROTONE

INCONTRO ISTITUZIONALE CON LE AUTORITA'

Crotone, 14 gennaio 2005







Signor Presidente della Regione Calabria,
Signor Presidente dell'Amministrazione Provinciale di Crotone,
Signor Sindaco di Crotone,
Signori Parlamentari,
Autorità civili, militari, religiose,
cari Sindaci della Provincia di Crotone,
cittadini, cari giovani,

l'incontro odierno, in questo grandioso, bellissimo Palazzo dello Sport, porta a conclusione la mia seconda visita in Calabria; dopo le tre province "antiche", Reggio, Catanzaro e Cosenza, meta delle mia prima visita, è la volta delle due "nuove": ieri Vibo Valentia, e oggi Crotone, ambedue eredi di una storia lunga e illustre, che ci riporta fino alle origini stesse della nostra civiltà.

Il confronto con questo grande passato è tema che si impone anche nei discorsi che ho or ora ascoltato; discorsi ricchi di espressioni cortesi e lusinghiere nei miei confronti, per le quali vi ringrazio; discorsi ricchi anche di accenti molto severi nei confronti della realtà odierna, e tuttavia non privi di motivi di speranza, per le cose già fatte e per quelle in fase di progetto o di realizzazione.

Contribuire ad accrescere in voi sentimenti di fiducia, e volontà di battervi contro i mali della Calabria, che voi avete così rigorosamente delineato, è del resto l'obiettivo principale che mi sono proposto per questa mia visita.

E a ciò mi conforta l'aspetto stesso della vostra città, che conferma l'efficacia degli interventi urbanistici che avete intrapreso, e di cui ci ha parlato il Sindaco Senatore. Testimonianza del vostro impegno è anche l'imponente edificio in cui ci troviamo.

Esso accoglie - e ne sono molto lieto - anche tanti studenti: i giovani, che sono la vostra speranza di riscatto. Benvenuti.

A voi giovani va il mio saluto più caloroso, il mio fervido augurio per il vostro avvenire.

A voi va soprattutto il mio incitamento a impegnarvi con tutte le vostre energie per costruire il vostro futuro: forti degli insegnamenti che avete ricevuto in famiglia, e negli istituti scolastici; forti della consapevolezza di far parte di quella gioventù europea che, da un capo all'altro del continente, abbattute tutte le frontiere, sta portando avanti l'opera che quelli della mia generazione hanno soltanto incominciato: dar vita a una Europa modello di pace per il mondo intero.

La mia generazione è cresciuta con la dura esperienza della guerra; l'avevano sofferta i nostri genitori, toccò a noi andare di nuovo in guerra. Abbiamo visto l'Europa in rovine. Abbiamo lottato per lasciarci il passato alle spalle, per riconciliare i popoli che si erano combattuti. Ci siamo riusciti. A voi è concesso vivere in un'Europa di pace: siate consapevoli della vostra buona sorte.

Mettetevi dunque con fiducia al lavoro, perché il vostro futuro è quello che voi saprete costruire.

Vi rivolgerò una sola raccomandazione, la stessa che ho rivolto ai giovani di Napoli nella mia visita recente a quella città: "In qualsiasi circostanza, in qualsiasi momento di dubbio, di incertezza, date ascolto ad una sola voce, quella che parla, silenziosamente, dentro di voi. E' la voce della vostra coscienza. Non vi pentirete mai di avere dato ascolto a quella voce". E, di tutto cuore, buona fortuna.

* * * * *

Ho ascoltato, come ho già detto, confortanti rendiconti delle cose fatte. Ho ascoltato anche parole autocritiche molto dure. Cito una frase per tutte: "il primo problema siamo noi". E' una Sua frase, Presidente Iritale; è una frase forte, che dà da pensare. Ma non spinge al pessimismo. Anzi, è vero il contrario. E' una frase che dà speranza; è segno di una presa di coscienza che può segnare un punto di svolta, un punto di partenza per il riscatto della Calabria, per la rinascita di questa città e provincia, che è stata il cuore industriale della Regione, e che deve saper uscire - come molte altre città in Italia, da Nord a Sud - dalle serie difficoltà create dalla crisi delle grandi industrie che qui si erano insediate.

Perché è importante saper riflettere sulle proprie responsabilità? Perché è un vostro sacrosanto diritto quello di chiedere che lo Stato provveda, per la sua parte, attraverso tutte le sue istituzioni, centrali e periferiche, e con una azione responsabile delle grandi imprese pubbliche, a realizzare quelle infrastrutture, come le strade - e penso anzitutto alla Statale Jonica - le ferrovie, che avvicinandovi al cuore della Nazione vi aiutino ad attirare gli investimenti produttivi che sono necessari per l'ammodernamento della vostra economia. L'Italia unita ha il dovere di dedicare una attenzione tutta particolare alle regioni meno sviluppate.

Ciò non significa certo trascurare quelle più avanzate, che debbono essere stimolate e sostenute per mantenersi competitive a livello mondiale. Ma il Paese, l'Italia, lo ripeto ancora una volta, è uno. I suoi problemi, pur diversi nelle varie aree, sono problemi di tutti. E' a vantaggio di tutti risolvere ciascuno di essi.

In questa ottica, come ha ricordato il Presidente della Regione, è un danno per tutto il Paese che la Calabria, come altre regioni del Meridione, goda di una dotazione di infrastrutture nettamente inferiore alla media nazionale.

Ma per chiedere che lo Stato assuma tutte le sue responsabilità, bisogna sapere anzitutto di avere fatto, di stare facendo, la propria parte per migliorare le condizioni di vita; di avere adempiuto quei compiti che toccano alle autorità locali, e a tutta la cittadinanza.

L'educazione dei cittadini al rispetto della legalità, in tutti i suoi aspetti, è compito di tutti.

Chi fa costruzioni abusive, distruggendo un bene pubblico, quale è il paesaggio;
chi non paga le imposte, creando ovvie difficoltà per lo Stato o per gli enti locali;
chi, per paura o per opportunismo, non denuncia i soprusi subiti o gli episodi di corruzione;
chi abusa di sussidi cui non ha diritto;
chi non fa, insomma, il proprio dovere di cittadino, fatica poi, inevitabilmente, a farsi ascoltare quando chiede, giustamente, che lo Stato faccia la sua parte, che costruisca strade e ferrovie, che rinvigorisca la sua presenza nelle vostre terre. In questo senso, in Calabria ma ovunque nel nostro Paese, il primo problema siamo noi: i cittadini, consci dei nostri diritti, ma anche dei nostri doveri.

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Vengo brevemente ai problemi dell'economia. Nel corso del mio ormai lungo giro d'Italia ho già trovato più d'una volta situazioni di crisi non meno gravi di quelle che voi affrontate, provocate dal fallimento di grandi imprese, pubbliche o private, spesso industrie chimiche, o acciaierie. Nel caso vostro, alla crisi di grandi imprese, si è aggiunta la disastrosa alluvione del fiume Esaro, che ha causato gravissimi danni.

Anche altrove, in province del centro o del Nord, è accaduto che migliaia di lavoratori siano rimasti senza lavoro. Spesso sono occorsi diversi anni perché la nascita di nuove imprese, di minori dimensioni ma molto più numerose, frutto di capacità imprenditoriali locali, forti di una maggiore professionalità delle risorse umane, creasse una nuova struttura produttiva viva ed efficiente, in grado di abbassare i livelli di disoccupazione, e di innalzare il reddito per persona.

Le condizioni per una ripresa sono diverse. Occorre, come già detto, un potenziamento delle infrastrutture. E' indispensabile un rapporto di collaborazione costruttiva fra la scuola, gli istituti universitari, vecchi e nuovi, e le imprese. Bisogna individuare, anche attraverso tentativi operativi, le grandi linee del nuovo modello da costruire, spesso molto diverso da quello precedente. Ciò è accaduto in numerose altre province e regioni d'Italia. Dovete aver fiducia di riuscire anche voi a fare altrettanto.

La base di partenza è la valorizzazione delle risorse che il territorio, nella sua multiforme realtà, propone. Di questo siete consapevoli; lo confermano i discorsi che abbiamo ascoltato. Qui a Crotone avete un porto importante, e un aeroporto, vicini tra loro, che possono essere potenziati; siete al centro di un territorio che ha notevoli risorse turistiche, ricco di bellezze naturali e archeologiche. Tutto ciò costituisce un chiaro punto di forza per qualsiasi progetto di sviluppo.

I dati sulla crescita dell'afflusso turistico in Calabria sono sicuramente incoraggianti.

Puntate a sviluppare queste risorse, insieme a quelle che offre un'agricoltura già nota per i suoi prodotti di alta qualità. La realtà, poco alla volta, premierà il vostro impegno, la vostra tenacia.

Non mancano insomma consistenti motivi di fiducia nel vostro avvenire. Voglio citarne un altro, che non riguarda l'economia, ma il vostro sentimento civile. Mi riferisco al progetto di solidarietà con l'Università di Nassiriya, promosso dalle tre università calabresi, e poi allargato anche a quelle napoletane e alla Regione Campania, e che si sta estendendo ad altri atenei. Quando si hanno in casa problemi seri, saper guardare lontano, ai problemi cento volte più seri di altri molto meno fortunati di noi, è prova, oltre che di generosità, di forte senso civile.

I promotori possono esserne fieri, e con voi mi complimento; come della risposta generosa dei calabresi, di tutti gli italiani, agli appelli per gli aiuti alle popolazioni colpite dalla catastrofe asiatica.

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Concludo. Trascorrerò con voi questa giornata, ultima del mio secondo viaggio calabrese. Ma vorrei dire non addio, ma arrivederci. Vi auguro buon lavoro, e ancora grazie per la vostra accoglienza. Arrivederci Calabria.
Viva la Calabria. Viva l'Italia.