VISITA DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
CARLO AZEGLIO CIAMPI
ALLA CITTA' DI PORDENONE
INCONTRO ISTITUZIONALE CON LE AUTORITA' LOCALI
Pordenone, 25 febbraio 2005
Signor Presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia,
Signor Presidente dell'Amministrazione Provinciale di Pordenone,
Signor Sindaco di Pordenone,
Onorevoli Parlamentari,
Autorità civili, militari, religiose,
cari Sindaci della Provincia di Pordenone,
Signore e Signori,
sono felice di questo mio ritorno in una regione che ammiro, oltre che per le
bellezze naturali e artistiche, per la grande operosità della sua gente.
Nell'arco di due generazioni, col vostro lavoro, avete fatto di una terra che
traeva un suo modesto, faticoso benessere principalmente dall'agricoltura, uno
dei cuori pulsanti di quel processo di industrializzazione che permette oggi di
annoverare buona parte d'Italia fra i territori più ricchi dell'Unione Europea.
L'aggettivo "ricchi" è fuorviante: è più giusto parlare di un
benessere elevato e diffuso, elemento costitutivo di quella libertà sostanziale
a cui ambiscono, in una democrazia avanzata, tutti i cittadini.
Questa mia visita conclude il ciclo dei miei incontri ufficiali con le province
della Regione Friuli-Venezia Giulia; è l'ottantottesima tappa di un viaggio in
tutti i capoluoghi di provincia, che nei primi mesi del prossimo anno avrò modo
di completare.
Ho fortemente voluto questo viaggio in Italia, perché mi ha
consentito di conoscere meglio il mio Paese: e il bilancio è positivo. Diffusa
è la consapevolezza di vivere in uno dei Paesi più progrediti di un'Europa che
è, a sua volta, un modello di progresso economico, di libertà, di pace, per il
mondo intero.
Certo si avvertono i riflessi della lenta crescita economica. Sappiamo che il
problema è di debolezza non tanto della domanda interna, quanto della
competitività dell'offerta interna, cioè della stentata crescita della
produttività delle nostre imprese e dell'intero "sistema Italia". Lo
indicano chiaramente i risultati insoddisfacenti dei nostri scambi con l'estero,
in particolare di quelli con i Paesi della UE, nel 2004 anno di elevato
incremento del commercio mondiale.
Per questo, ad ogni nuova tappa del mio viaggio in Italia, sento di dover
rinnovare il mio invito a nuove iniziative, a investire nel futuro, ad avviare
nuove intraprese, ad affrontare l'avvenire con spirito creativo. Avverto che ci
sono le condizioni per un ulteriore avanzamento; ma avverto al tempo stesso che
occorre suscitare in noi la scintilla, lo scatto - che è convinzione ed
orgoglio delle proprie possibilità - necessari per mettere in moto un nuovo
ciclo di sviluppo, per raggiungere nuove frontiere.
* * *
Questo spirito non deve mancarci oggi, come non ci è mancato in passato, in circostanze ben più difficili.
Mezzo secolo fa, quando fondammo, insieme con altri cinque Paesi, le
Comunità Europee, eravamo i più arretrati: oggi non lo siamo più.
E voi lo sapete bene, cittadini di una provincia che è una punta avanzata
dell'Italia industriale, capace di accrescere in modo significativo le proprie
esportazioni verso vecchi e nuovi mercati. Prendo atto con piacere dalle vostre
parole che qui, fra la gente friulana, prevale la fiducia nell'avvenire. Nel
confronto globale, che vede impegnati, a fronte dei Paesi d'Europa e d'Occidente
dove è nata l'economia moderna, anche nuovi concorrenti di tutti i continenti,
voi vi battete con successo.
Ma anche nei territori italiani in ritardo sulla via del benessere si registrano
significative manifestazioni di una volontà di avanzamento. Vi è ovunque una
gioventù studiosa e preparata. Sarebbe utile intensificare, nell'interesse di
tutto il Paese, lo scambio di esperienze e la ricerca di iniziative comuni fra
istituzioni locali e associazioni imprenditoriali delle diverse regioni.
Una conferma della mia ragionata fiducia nel futuro del nostro Paese l'ho
tratta dai miei recenti viaggi nei due giganti asiatici, la Cina e l'India, che
si sono da poco tempo affacciati, con grande vigore e a ritmi di crescita
davvero notevoli, al mercato mondiale: come produttori, ma anche come
consumatori. Noi Italiani siamo in ritardo nell'affermare la nostra presenza in
quei mercati: ma gli incontri ufficiali, come quelli fra imprenditori,
verificatisi in occasione di queste mie visite, hanno dimostrato che c'è un
forte, reciproco interesse a intensificare i rapporti tra noi e loro, e un forte
impegno a far sì che ciò accada.
Per una struttura industriale come quella italiana, che ha una larga componente
di Piccole e Medie Imprese, è però indispensabile, per avere successo, che il
forte individualismo dei nostri imprenditori si arricchisca della capacità di
"fare squadra", presentandosi insieme su mercati talvolta difficili
per le loro dimensioni, o per le loro particolarità istituzionali. Per questo
è fondamentale l'organizzazione in distretti, che ha superato con successo la
fase sperimentale, e merita oggi di essere diffusa e rafforzata.
A noi questi Paesi interessano: non solo come concorrenti - e qui dobbiamo
assicurarci, come Italia e come Unione Europea, che le giuste regole del
commercio internazionale siano rispettate -; ma anche come possibili mete di
nostri nuovi insediamenti produttivi, e - in misura crescente grazie all'aumento
del tenore di vita di strati sempre più numerosi delle loro popolazioni - come
nuovi mercati di sbocco per quel "made in Italy" che gode nel mondo di
grande prestigio.
So che voi, oltre a guardare a quei territori lontani, guardate anche, e con
ragione, ai mercati, di dimensioni tutt'altro che trascurabili, che stanno
rapidamente crescendo nell'Europa centro-orientale, nel vasto ambito dell'Unione
Europea a 25, e al di là dei suoi confini. I dati sulla crescita del PIL
mondiale continuano ad essere, anche grazie a tutti questi Paesi, vicini e
lontani, molto positivi. E questo è motivo di fiducia anche per noi: sempreché
si sia capaci di affrontare nel modo giusto la grande sfida mondiale della
competitività.
* * *
Questo tema è naturalmente in cima ai vostri pensieri. Ne avete trattato nei vostri interventi. E dimostrate, nei vostri comportamenti come produttori, e come amministratori, di saperlo affrontare col giusto impegno.
In questo territorio è forse più evidente che altrove il fatto che il
nostro futuro non può affidarsi soltanto alla crescita, che pure è importante
in tutto il nostro Paese, dei servizi e del turismo.
L'industria, la produzione industriale, è ancora il nocciolo duro, trainante,
del nostro benessere.
Dobbiamo operare affinché rimanga competitiva sui mercati mondiali, capace anzi
di realizzare quegli investimenti oltre confine che la rafforzano anche in
patria.
Le condizioni indispensabili per assicurare il mantenimento della nostra
competitività, della solidità delle nostre imprese, e quindi del nostro
benessere, sono note.
Una di queste, da non trascurare, riguarda le infrastrutture materiali. Anche in
questa provincia, come in altre parti d'Italia, una condizione di relativa
arretratezza nella dotazione di infrastrutture viarie e ferroviarie, che voi
avete denunciato, è dannosa. Frena quei vantaggi che invece derivano, in una
provincia come la vostra, dalla modernità dei servizi offerti alle imprese
dalle pubbliche istituzioni.
Vi sono altre componenti della competitività egualmente rilevanti. E'
importante, talvolta determinante per le nostre imprese, grandi e piccole,
l'esistenza di un sistema bancario e finanziario solido, che sia presente in
modo significativo anche oltre confine, capace quindi di sostenere adeguatamente
le iniziative imprenditoriali, vecchie e nuove, in Italia e all'estero.
Certo, più di ogni altra cosa conta l'ingegno: dei nostri imprenditori, dei
nostri ricercatori, dei nostri giovani, come di coloro che nelle nostre scuole
medie e superiori e nelle nostre sedi universitarie hanno la responsabilità di
prepararli ad affrontare le sfide del futuro, dotandoli delle conoscenze
necessarie.
Il nostro sviluppo è sempre stato e rimane in buona misura dipendente dalla
nostra capacità di esportare. Ma per esportare, in mercati sempre più vasti e
competitivi, bisogna rimanere all'avanguardia della ricerca scientifica e
tecnologica necessaria per le imprese, per l'aggiornamento sia dei prodotti sia
dei metodi di produzione. E la ricerca ha per fondamento la formazione di base
dei nostri giovani. Preoccupa, sotto questo profilo, in molte università lo
scarso afflusso alle facoltà scientifiche.
E' una tendenza che suscita allarme, combinandosi con quella, ancora più grave, della bassa natalità.
* * *
Quest'ultimo problema è, in Italia, e da parecchio tempo, particolarmente
acuto, ma è stato trascurato, mentre si dovrebbe affrontarlo, su scala
nazionale come sul piano locale, col massimo impegno.
Se ogni anno escono dal mercato del lavoro più lavoratori di quanti ne entrino,
per non ridurre la produzione si impongono scelte ineludibili: aumentare la
produttività per addetto, grazie agli investimenti e al progresso tecnologico;
far crescere il tasso di occupazione nel territorio; alternativamente,
delocalizzare la produzione, sia in altre regioni d'Italia dove ci sono giovani
disoccupati, ansiosi di dar prova delle loro capacità, sia oltre confine; o,
infine, agevolare l'immigrazione di lavoratori, da altre regioni italiane, o da
altri Paesi. Tutte queste scelte richiedono una capacità elevata di
cooperazione fra il mondo imprenditoriale e le istituzioni, su scala locale o
nazionale.
A proposito dell'immigrazione dall'estero, prendo atto con piacere di quanto Lei
ha detto, signor Sindaco: che i friulani non hanno dimenticato di essere stati
anch'essi emigranti, e che questo vi dispone ad accogliere con generosità i
lavoratori stranieri. Chiediamo loro soltanto il rispetto delle nostre leggi e
dei nostri valori.
Nei tempi lunghi, tuttavia, l'obiettivo di accrescere il tasso di natalità
deve comunque divenire una delle nostre priorità. Ma la natalità è a sua
volta il risultato di una serie di fattori, materiali e morali, sui quali si
può, si deve agire. §
Si fanno più figli se si ha più possibilità di farli crescere in un ambiente
favorevole, anche per quel che riguarda le condizioni abitative. Si fanno più
figli se vi sono le giuste misure di assistenza alle madri che lavorano, con
contratti di lavoro abbastanza elastici, che agevolino anche l'offerta di
manodopera femminile. La percentuale di donne facenti parte della forza lavoro
è, in questa provincia, più elevata che altrove; ma potrebbe ancora aumentare.
Infine, si fanno più figli se i giovani hanno fiducia nel loro avvenire,
nell'avvenire del Paese. Noi tutti siamo dunque responsabili, in qualche misura,
di avviare a soluzione questo, che è un problema molto serio.
* * *
I temi che qui abbiamo toccato saranno oggetto più tardi di un mio incontro con i rappresentanti delle forze produttive, imprenditoriali e sindacali, insieme con i rappresentanti dell'Università e delle istituzioni locali.
Sarà per me l'occasione di approfondire la conoscenza dei vostri problemi, e
dei vostri progetti. E poi io credo molto al metodo che consiste nel sedersi
attorno a un tavolo per creare le premesse di iniziative che, nel rispetto della
diversità delle opinioni politiche o dei punti di vista delle categorie
rappresentate, è interesse di tutti portare a compimento. Concertando gli
sforzi si affrontano e si risolvono meglio i problemi.
In conclusione, desidero ringraziarvi per la calorosa accoglienza, vostra, e dei
cittadini di Pordenone. Soprattutto rinnovo a tutti voi i miei complimenti per
il vostro impegno di lavoro e il mio augurio di nuovi successi. E grazie.