VISITA DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
CARLO AZEGLIO CIAMPI
ALLA CITTA' DI LATINA
Incontro con le autorità politiche, civili, militari, religiose e i Sindaci della Provincia
Latina, 26 maggio 2005
Signor Presidente della Regione Lazio,
Signor Presidente dell'Amministrazione Provinciale di Latina,
Signor Sindaco di Latina,
Onorevoli Parlamentari,
Autorità civili, militari, religiose,
cari Sindaci della Provincia di Latina,
Signore e Signori,
sono felice di questo incontro con una città e una
provincia che, anche per la vicinanza a Roma, ho visitato molte volte in forma
privata: percorrendone la fertile pianura, risanata dalla bonifica; visitando la
vostra pittoresca zona collinare e montana; seguendo lo sviluppo dei vostri
importanti impianti industriali a tecnologia avanzata; o godendo la bellezza
della vostra famosa fascia costiera, tra parchi naturali, laghi, spiagge e
promontori.
Ho ascoltato con attenzione i discorsi - nei quali si enumerano i vostri
problemi come i vostri successi - del Sindaco onorevole Vincenzo Zaccheo, del
Presidente della Provincia Armando Cusani, e del neoeletto Presidente della
Regione Piero Marrazzo. A tutti rivolgo il mio ringraziamento per le parole
cortesi e il mio augurio di buon lavoro.
* * *
Dai vostri discorsi è emerso il ritratto di una provincia che annovera molti
aspetti positivi: anzitutto, un'agricoltura diversificata e specializzata, che
riesce a mantenere un peso rilevante, superiore alle medie regionali e
nazionali, nella vostra economia; e una forte struttura industriale, che un
tempo vi valse la definizione di "Nord del Mezzogiorno", e che
presenta settori di grande vitalità: e non soltanto l'agro-alimentare, o il
chimico-farmaceutico, polo produttivo che si colloca al secondo posto in Italia
dopo Milano.
Significativa, a chi ha presente tutto il quadro dell'economia nazionale, appare
la vitalità e il peso relativo, nell'economia di questa provincia, di
importanti imprese multinazionali. Su ciò è giusto riflettere. Perché si
parla molto del fenomeno della delocalizzazione oltre confine, o in altri
continenti, di nostre imprese, grandi, medie o piccole; ma assai meno della
localizzazione in Italia di imprese straniere.
La delocalizzazione all'estero di nostre produzioni è, al tempo stesso, un
sintomo positivo della vitalità e capacità delle nostre imprese di esprimere
una visione globale del mercato, indispensabile nel mondo del Ventunesimo
Secolo; ma è anche, almeno in certi casi, un fenomeno rivelatore della
complessa realtà economica che viviamo; dalla irruente concorrenza dei nuovi
Paesi emergenti, grandi o piccoli, agli aspetti negativi specificamente interni:
i costi relativamente troppo elevati, le troppe farraginose lentezze
burocratiche, le arretratezze infrastrutturali, la scarsa crescita della
competitività.
Per quel che riguarda la localizzazione nel territorio nazionale di imprese
straniere, è bene ricordare che questo fenomeno, in altri Paesi, è visto,
giustamente, come un fatto decisamente positivo. Tutti i Paesi del mondo sono,
oggi più che mai, tra loro in gara per attirare investimenti e iniziative
imprenditoriali dall'estero, al fine di trarne stimoli alla crescita produttiva,
all'occupazione, al benessere.
Se, in Europa, imprese americane o comunque extraeuropee preferiscono
localizzarsi in Gran Bretagna o in Germania, anziché in Italia, questo non è
per noi un bene; al contrario, è un punto debole della nostra economia, un
fatto che rivela certe nostre carenze e inferiorità.
Sono spesso le stesse a cui i nostri imprenditori si sottraggono delocalizzando
le loro imprese, in tutto o in parte, oltre confine: carenze quindi a cui
dobbiamo sforzarci di porre rimedio. Se, dunque, la vostra provincia riesce ad
attirare e conservare grandi imprese multinazionali, potete di ciò rallegrarvi
con voi stessi, e fare il possibile perché questa, che è quasi una vostra
singolarità, continui a trovare nel vostro territorio le condizioni propizie,
tali da consentire alle multinazionali presenti di accrescere e sviluppare la
loro presenza.
Ovviamente, ciò che giova alla crescita delle grandi imprese giova alla
crescita di tutta l'economia. Le cose da fare, per favorire questa crescita,
toccano in parte alla società civile, e alle organizzazioni di categoria in cui
essa si articola; in parte toccano allo Stato centrale; in parte non piccola, ed
anzi crescente, toccano ai livelli locali di governo: comuni, provincia,
regione. Il mio lungo giro d'Italia, che si avvicina alla conclusione (se non
erro, questa è l'ottantanovesima visita della serie), mi ha offerto una
significativa varietà di risposte al problema generale di come si possano
meglio creare le condizioni dello sviluppo.
Alcune risposte sono però ovunque presenti. In ogni caso, occorre anzitutto
identificare le peculiarità del modello di sviluppo locale, che variano da
luogo a luogo; riconoscere cioè le potenzialità emergenti o latenti del
territorio, passibili di essere stimolate, a condizione di eliminare alcuni
degli ostacoli che a questo sviluppo si frappongono.
Anche le carenze delle infrastrutture materiali, di cui qui si è parlato,
rientrano ovviamente nell'analisi dei problemi da affrontare, delle "cose
da fare". Il potenziamento dei centri di formazione e di ricerca,
finalizzati alle esigenze del territorio, è un'altra delle premesse di una
maggior crescita. In realtà, in molti casi, che cosa siano le "cose da
fare" è noto a tutti: il problema è che non si fanno, o le si fanno
stentatamente. Per farle, bene e presto, bisogna coinvolgere tutte le energie,
private e pubbliche, tutti i centri istituzionali di governo, a tutti i livelli,
indipendentemente dal loro colore politico.
Una sana dialettica politica, linfa di una società democratica, deve però
saper esprimere anche la capacità di unire le energie di tutti per la
realizzazione degli obiettivi che giovano alla cittadinanza.
E' questo un messaggio che non mi stanco di ripetere ovunque vada: imparate a
lavorare insieme. Debbo dire che, in non pochi casi, questo già accade nella
provincia italiana.
Ho incontrato, al Nord, al Centro, al Sud, l'operare di modelli positivi di
concertazione costruttiva fra istituzioni imprenditoriali e sindacali, scuola e
università, volontariato, e organismi di governo locale di diverso livello.
So bene che di questo anche voi siete consapevoli. L'esperienza vi dice che dopo
il momento del libero, anche vigoroso, confronto, e della scelta, viene il
momento dell'incontro e del coordinamento degli sforzi di tutti. Chi riesce a
divenire un simbolo, e uno strumento operativo, di iniziative concordate di
questo tipo, acquisisce rispetto e stima. Questa è la sfida che ogni
amministratore deve affrontare, e deve saper vincere, per il bene dei cittadini
che, col loro voto, gli hanno affidato la cura del loro benessere.
In questi giorni, mi è stato chiesto più volte come affronterò il settimo
anno del mio mandato. La risposta è semplice: così come ho affrontato il
primo, sforzandomi di guardare lontano, agli interessi del Paese a lungo
termine.
Sotto il profilo economico, oggi avvertiamo tutti la necessità della ripresa
economica. Ma non dobbiamo limitarci ad auspicarla: sta a noi, al nostro agire,
generarla.
Per questo tutti debbono darsi da fare: settore pubblico e privato; università
e ricerca. Per questo mi auguro che le forze politiche, di governo come di
opposizione, nelle loro azioni, come nei loro programmi, affrontino l'ultimo
anno della legislatura come se fosse il primo della nuova legislatura. Lo so che
non è facile: ma lo impone lo stato della nostra economia.
Bisogna lavorare per il futuro, con gli occhi non solo alla contesa elettorale,
che pure è così importante, ma anche - e soprattutto - all'avvenire del Paese.
Non possiamo lasciar trascorrere dodici mesi senza agire con determinazione: ne
deriverebbe un deterioramento delle condizioni presenti, che di giorno in giorno
si rivelano sempre più serie.
Bisogna subito gettare le basi per una crescita sana e robusta a lungo termine,
per riportare l'Italia nella pattuglia d'avanguardia dello sviluppo, in Europa e
nel mondo.
Questo vogliono i cittadini italiani. Questo si può, questo si deve fare.
Ho una fiducia intatta nei nostri lavoratori, nei nostri imprenditori, grandi,
piccoli e medi; nei nostri ricercatori; nei nostri giovani, che ho incontrato in
tutte le "tappe" del mio viaggio in Italia. Ma occorrono atti concreti
per ridare la fiducia, per riacquistare fiducia in noi. E non pochi di questi
atti concreti non implicano aggravio dei conti pubblici.
Ritorniamo a Latina.
Guardando al territorio della provincia di cui questa città è il centro,
colpisce, sicuramente, come elemento frenante dello sviluppo, anzitutto, la
carenza di infrastrutture viarie: esse sono importanti per tutte le attività
economiche, e non soltanto per lo sviluppo dell'industria turistica lungo le
vostre bellissime coste.
Non posso non dire che sto seguendo con apprensione le gravi difficoltà per i
collegamenti, e i grandi disagi per la popolazione in queste ore, in questi
giorni, a Formia: l'episodio riporta alla memoria le grandi sofferenze di tutta
la provincia per gli eventi bellici. Sappiamo tutti molto bene quanto sia
importante sviluppare le infrastrutture nella provincia di Latina. Sappiamo
quanto sia difficile, e anche pericoloso, raggiungere da Roma, percorrendo la
Pontina, le vostre località balneari; ma anche i vostri poli industriali, su
cui gravano quindi costi impropri.
Dovrete saper trovare insieme le risposte giuste da darsi a questa carenza,
tenendo conto sia delle esigenze della imprenditoria, sia della protezione del
territorio, la cui bellezza rimane il primo motore dello sviluppo turistico.
Non è facile conciliare tante diverse esigenze: ma è vitale farlo.
Non meno importante appare la necessità di stimolare la crescita delle vostre
numerose imprese industriali piccole e medie: anche le più recenti indagini,
come il rapporto Unioncamere 2005, danno conferma della grande vitalità delle
nostre medie imprese, giustamente definite i "motori inesauribili del
modello italiano".
Nel quadro dell'economia globale, abbiamo molte buone carte da giocare: i miei
recenti viaggi in India e in Cina me ne hanno offerto importanti conferme. Per
rafforzare le nostre industrie - cosa importante perché non si vive di solo
turismo - è necessario instaurare un clima di comprensione e collaborazione fra
le parti sociali, rafforzare tutte le strutture che debbono provvedere alla
preparazione di una manodopera specializzata, a tutti i livelli, fino a quello
universitario.
L'università, quando sa tener conto dei fini e delle esigenze del territorio,
è anche volano dello sviluppo. Mi avete parlato dei vostri progetti in questo
campo, in fase di elaborazione e realizzazione: anche in questi casi, ponetevi
degli obiettivi concreti, delle scadenze precise entro cui realizzarli: e
procedete sistematicamente al monitoraggio del lavoro svolto.
E' ovvio che la soluzione di molti dei problemi vostri, come di altri, sono
legati all'andamento della congiuntura economica europea e mondiale, e alle
iniziative degli organi di governo centrale, o delle istituzioni sovrannazionali,
europee o di ambito globale. In molti casi, per le autorità locali questi sono
soltanto dei dati "esterni". Ma i problemi e le priorità delle
comunità locali debbono essere portati a conoscenza degli organi di governo
più elevati; anche se non tutte le domande locali potranno essere accolte.
Concludo rendendo omaggio a quella che è una importante caratteristica della
provincia di Latina, che può essere di insegnamento per altri.
Nel vostro territorio hanno dimostrato di saper convivere, e lavorare insieme,
popolazioni provenienti da diverse regioni d'Italia; affrontando, nel
risanamento del territorio paludoso e malarico, grandi fatiche, e superando
grandi difficoltà. Ancora oggi, esse hanno cura di conservare i valori e le
culture di cui i loro padri sono stati portatori.
Di questi valori, da conservare e da tramandare intatti ai vostri figli, il
principale è la passione per il lavoro, che è anche passione civile. Coltivate
questa passione: in ogni regione, è la forza motrice del progresso della nostra
Italia. A tutti voi auguro quindi, in conclusione: buon lavoro. E grazie.