VISITA DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
CARLO AZEGLIO CIAMPI ALLA CITTA' DI TERAMO
INCONTRO ISTITUZIONALE CON LE AUTORITA'
Teramo, 15 settembre 2005
Signor Presidente della Regione Abruzzo,
Signor Presidente dell'Amministrazione Provinciale di Teramo,
Signor Sindaco di Teramo,
Onorevoli Parlamentari, Autorità civili, militari e religiose,
cari Sindaci della Provincia di Teramo, Signore e Signori,
anzitutto, grazie a tutti voi per la cortesia delle espressioni usate nei
miei riguardi.
Sono felice di questo nostro incontro. Il mio viaggio in tutte le province del
nostro Paese si avvicina al compimento. Teramo oggi, Chieti domani, mi riportano
in una regione, l'Abruzzo, che mi è particolarmente cara. Non lo dico per
essere cortese.
In Abruzzo, in un periodo difficile della mia vita, in quell'inverno critico tra
il 1943 e il 1944 in cui ogni italiano dovette fare da solo le sue scelte di
vita, trovai, nell'attesa di attraversare il fronte per vestire nuovamente la
divisa di ufficiale dell'Esercito Italiano, quegli appoggi spontanei, quegli
slanci di solidarietà che davano quotidiana testimonianza dell'umanità, e del
patriottismo, della gente abruzzese.
Di queste antiche virtù, proprie della civiltà italica, si nutre la nostra
democrazia. La rettitudine dei comportamenti, il rispetto dei valori etici e
deontologici, sono, in qualsiasi Stato di diritto, la base di una ordinata
convivenza civile, per il bene delle istituzioni, per il benessere e il
progresso dei cittadini. Nella vita di ognuno di noi, questi valori debbono
sempre prevalere.
Tanti ricordi, incancellabili, riemergono fortissimi nella mia mente ogni volta
che torno tra voi. Io amo l'Abruzzo.
Amo la vostra civiltà, il vostro stile tutto particolare nei rapporti umani,
che non è cambiato nel tempo, che ha mantenuto tutta la sua autenticità
antica: anche se l'Abruzzo d'oggi è tanto mutato, rispetto a quello di
sessant'anni fa. Ma voi, gli Abruzzesi, non siete affatto cambiati.
Allora, in una società ancora fondamentalmente contadina, si poteva pensare che
lo spirito direi quasi di fratellanza fra le persone, che si esprimeva anche nel
vostro darvi sempre del tu, oltre ad essere l'espressione di una antica
religiosità, fosse la risposta alle durezze della vita quotidiana, la risposta
a una diffusa condizione di povertà. Fa piacere sapere che anche se oggi
nell'intero Abruzzo, e in questa provincia in particolare, c'è stata una
profonda trasformazione economica e sociale, i legami di solidarietà fra le
persone sono ancora forti come allora. Vi date ancora del tu. Me ne rallegro.
Vi tendete ancora la mano gli uni agli altri, come fu tesa,
sessant'anni fa, a tutti noi che vivevamo alla macchia, in condizioni di
bisogno. Non stupisce che qui tra voi sia particolarmente forte il tessuto di
solidarietà creato dalle organizzazioni del volontariato.
Ho detto, prima, amo l'Abruzzo.
Veramente, amo tutta l'Italia.
Il mio patriottismo, che ha trovato così forti consensi nella società
italiana, in tutta l'Italia, dall'estremo Nord all'estremo Sud del nostro Paese,
dalle valli alpine alla Sicilia, è anche figlio della conoscenza che ho della
straordinaria ricchezza e varietà del paesaggio naturale e umano dell'Italia.
Anche dove esso appare più intatto, come qui da voi, di fronte alla muraglia
del Gran Sasso, ed è uno spettacolo straordinario, il paesaggio italiano è il
frutto di una millenaria storia di civiltà. Abbiamo costruito, nei secoli, un
Paese bellissimo, e una società ricca di valori.
Possiamo esserne orgogliosi. Nei tanti incontri di cui è intessuto il mio
pellegrinaggio italiano, non ci scambiamo però, con i miei interlocutori,
soltanto parole di reciproco compiacimento. Ovunque, qui come altrove, parliamo
anche, con franchezza, delle carenze da superare, delle difficoltà da
affrontare.
Anche voi ne avete parlato.
E' bensì vero che quando il pensiero torna indietro nel tempo le difficoltà
dell'oggi possono apparire poca cosa. Ma ogni stagione della vita e della storia
presenta problemi nuovi; ad ogni svolta del nostro cammino dobbiamo proporci
nuovi compiti, nuovi impegni.
Pensate a quanto è cambiata, e deve ancora cambiare, un'economia pur viva e
dinamica come la vostra, di fronte ai grandi mutamenti provocati dall'apertura
dei mercati, che è forse la caratteristica dominante del nostro tempo. Questo
vale per tutta l'economia italiana.
In tempi brevi, l'orizzonte operativo, per le nostre imprese, è diventato, da
provinciale qual era, prima nazionale, e poi europeo, e poi globale, con una
rapidità sconcertante.
Ad ogni passo ci si offrono nuove opportunità, ma anche nuovi rischi. Per le
nostre produzioni si aprono sempre nuovi mercati. Ma ai nuovi e vecchi mercati
si affacciano sempre nuovi concorrenti, vicini e lontani. Si chiede quindi ai
nostri imprenditori, in ogni regione d'Italia, di dar prova di grandi doti
d'inventiva, di grande vivacità imprenditoriale. E si richiede, a tutta la
società, come qui è stato già detto, una grande capacità di "fare
sistema", di coordinare le iniziative e i compiti che toccano vuoi ai
privati, vuoi alle istituzioni pubbliche, a tutti i livelli, locali e nazionali.
Condivido la vostra tenace insistenza per ottenere che si completi e si
ammoderni quella rete di infrastrutture, di vie di comunicazione, che è come il
sistema circolatorio di un organismo vivente. Dove questa rete si interrompe, o
trova ostacoli che rallentano la circolazione di uomini e cose, l'organismo
soffre. Quando gli ostacoli vengono tolti, l'organismo riceve nuovi stimoli a
una crescita sana.
Ma gli ostacoli vanno rimossi anche quando si passa dalla circolazione di merci
e capitali alla circolazione delle idee, che è ancora più importante.
A Teramo e a Chieti, mete di questo mio viaggio abruzzese, sono sorti due dei
più moderni campus universitari d'Italia. Sono molti i nuovi poli universitari
creati negli ultimi anni nella provincia italiana, a integrazione della rete a
maglie larghe delle grandi università storiche. E' necessario avere presenti
gli obiettivi che si vogliono raggiungere in questi centri di studi accademici,
che spesso attraggono, ed è anche il caso vostro, studenti che vengono da altre
province o regioni, o da altri Paesi: specie se questi nuovi atenei sanno
specializzarsi in alcuni settori d'eccellenza.
Questo è un obiettivo da perseguire.
E' egualmente importante che le nuove università stabiliscano forti legami con
la realtà locale in cui si sono inserite, con le istituzioni locali e con le
forze economiche che contribuiscono a dotarle dei mezzi finanziari necessari.
Un'economia produttiva che, come ho appena detto, è sottoposta a incessanti
esigenze di innovazione - innovazione dei processi produttivi, ma anche
innovazione del prodotto - ha bisogno che le nuove università contribuiscano a
formare una gioventù preparata a trovare, e a creare essa stessa, spazi di
lavoro altamente specializzato.
L'intreccio territoriale fra insegnamento universitario, formazione sui posti di
lavoro, collegamenti con le esperienze di avanguardia delle imprese, deve essere
stretto.
Ma ci si attende anche che dalle università venga una ricerca di base, senza la
quale l'innovazione produttiva non acquista lo slancio necessario. Ricerca di
base, quanto più possibile specializzata; ricerca finalizzata soprattutto alle
realtà produttive locali; formazione dei giovani, sono tutti obiettivi
egualmente importanti, contributi indispensabili alla competitività del nostro
sistema.
Debbono crescere le ambizioni e l'impegno quotidiano degli insegnanti,
consapevoli che oggi nessuna realtà locale può più dirsi
"provincia".
Ovunque abbiamo davanti a noi vasti spazi: l'Europa - un'Europa che è già oggi
una superpotenza economica - e il mondo.
L'Europa unita, molto meglio degli Stati nazionali, può autorevolmente trattare
con le altre grandi potenze dell'economia mondiale condizioni eque
dell'interscambio e dei rapporti finanziari.
Di fronte al mondo, anche se l'Unione Europea attraversa oggi una fase critica,
nella politica come nell'economia, ci rassicura far parte di essa, e avere per
moneta l'euro, una moneta forte e stabile, che ci garantisce, tra l'altro, bassi
tassi d'interesse e un elevato potere d'acquisto sui mercati mondiali.
Tutto questo i giovani d'oggi, che si muovono con naturalezza da un Paese
all'altro dell'Unione, già lo sanno, e chiedono di essere preparati ad
affrontare la sfida globale che hanno davanti a loro, preparati a cogliere le
opportunità che a loro si offrono nel mondo.
I compiti che le istituzioni locali, le organizzazioni sociali e produttive, le
stesse forze politiche, impegnate, sul piano locale o su quello nazionale, in
continui e talvolta estenuanti confronti, debbono affrontare oggi sono questi:
dare una risposta alla domanda di valori, alla domanda di certezze, che viene
loro rivolta dai giovani.
I giovani chiedono che sia creato un quadro istituzionale ed economico sano, non
soltanto italiano ma europeo e globale, che offra opportunità alle loro
ambizioni e alle loro capacità, che ispiri loro fiducia.
I giovani chiedono che siano dati loro gli strumenti per operare nei vasti spazi
in cui sanno che dovrà svolgersi la loro vita di lavoro, che non sono quelli,
ben più ristretti, che erano il naturale orizzonte che gli uomini della mia
generazione avevano di fronte negli anni della giovinezza.
Dopo avere creato questi più vasti orizzonti, gli uomini che hanno oggi la
responsabilità delle istituzioni di governo, locali, nazionali, europee, ed
anche globali, non debbono perdersi in piccole dispute.
Guardate lontano, nello spazio e nel tempo, senza paura, senza sterili nostalgie
di un passato che era molto peggiore del presente. La realtà e lo spirito del
nostro tempo non invitano certo a restringere, ma se mai ad allargare ancora,
con coraggio e lungimiranza, l'orizzonte della nostra vita, della vita dei
nostri figli.
Posso dire, in base all'esperienza diretta di questi anni di "viaggio in
Italia", che la provincia italiana, in ogni regione d'Italia, dimostra di
essere molto matura, ben cosciente di quella che è la realtà in cui oggi noi
tutti operiamo.
Ne siete sicuramente coscienti voi, nel prepararvi ad affrontare, con
sistematicità, la sfida del cambiamento che tutti abbiamo di fronte;
proponendovi di coordinare, giustamente, i vostri sforzi con i necessari impegni
del Governo regionale e nazionale.
Le vostre parole mi danno fiducia che sarete all'altezza della prova. Vi auguro,
avendo nel cuore il bene della gente teramana ed abruzzese, buon lavoro e
successo.