VISITA DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
CARLO AZEGLIO CIAMPI
ALLA CITTA' DI VERBANIA
INCONTRO ISTITUZIONALE CON LE AUTORITA'
Palazzo del Quirinale, 4 ottobre 2005
Signor Presidente della Regione Piemonte,
Signor Presidente dell'Amministrazione Provinciale di Verbano, Cusio e Ossola,
Signor Sindaco di Verbania,
Onorevoli Parlamentari,
Autorità civili, militari e religiose,
cari Sindaci della Provincia di Verbano, Cusio e Ossola,
Signore e Signori,
è una forte emozione, per me, come cittadino e come Presidente della
Repubblica, incontrarvi in questo luogo così carico di significati etici, di
consapevolezza del percorso della nostra storia.
Giustamente Voi sentite, vivete, la Casa della Resistenza di Fondotoce come uno
dei grandi monumenti della nostra memoria collettiva. Per questa ragione le
Medaglie d'Oro al Merito civile che ho appena appuntato sui Gonfaloni di
Verbania e di Omegna hanno una forza ancora maggiore che annulla la distanza del
tempo. Lo dico avendo ancora nel cuore la sorpresa che giovedì scorso mi hanno
riservato i familiari di Alfredo Pizzoni, Capo del Comitato di Liberazione
Nazionale dell'Alta Italia.
Mi hanno commosso donando al Quirinale l'originale del documento - firmato
segretamente al Grand Hotel di Roma il 7 dicembre del 1944 - con il quale il
Comando Supremo Alleato riconosceva ufficialmente il Comitato di Liberazione
Nazionale dell'Alta Italia e autorizzava le sue azioni di guerra nei territori
occupati dai tedeschi.
Fondotoce è un sacrario per tutti noi: ospita anche le spoglie del
"deportato ignoto", in memoria della resistenza degli internati nei
campi di concentramento nazisti.
Soprattutto, è un luogo che oggi, alla vigilia del 60° Anniversario della
nostra Repubblica, ci invita a rinnovare la memoria della Resistenza come
momento originario dello Stato repubblicano; ci invita ancora a guardare alla
Costituzione come all'atto fondante della comunità nazionale. Certo può anche
essere modificata, ma avendo ben presente che nel suo impianto generale essa ha
dimostrato una straordinaria validità, che suscita rispetto e ammirazione. Essa
ha assicurato agli italiani decenni di sviluppo e di democrazia, ha costituito
presidio della comunità nazionale, tratto distintivo della nostra identità
moderna. La Costituzione ha reso cittadini gli italiani.
La Repubblica ha tratto tanti elementi di forza da esperienze come quella, breve
ma straordinaria, della Repubblica partigiana dell'Ossola. Ringraziamo
Domodossola e le sue valli; le sue genti, oltre che per il valore, l'ardimento
di cui dettero prova, per il coraggio tranquillo di chi seppe, in piena guerra,
in piena persecuzione, costruire ordinamenti, istruendo all'autogoverno e alla
responsabilità civile, restituendo alla parola "Repubblica" il suo
vero significato.
In questi anni, ho insistito sul lavoro della memoria che gli anziani hanno il
dovere di fare, a vantaggio di tutti, parlando ai giovani, interessandoli a
eventi che possono apparire lontani, ma che tali non sono. Solo consolidando una
memoria condivisa si può affrontare la sfida, mondiale, di un sistema di
relazioni che tendono ad annullare le distanze, mettendo a confronto ordinamenti
e culture che in passato erano indifferenti l'uno all'altro.
Sento che questo lavoro della memoria è stato apprezzato dagli italiani; sento
che una memoria condivisa, nei valori e anche nei sentimenti, esiste ed è forte
nei vostri cuori.
E' questo il riconoscimento più bello per il mio lavoro in una Istituzione che
ho cercato di servire nel rispetto della sua dignità, nella consapevolezza
della responsabilità di esprimere, nell'interesse di tutti, "l'unità
della Nazione", come indica il magnifico testo della Costituzione.
Certo, il patriottismo crescente, la maturità del popolo italiano non possono
far venir meno le preoccupazioni per la situazione economica.
Anche in questa provincia, davvero di snodo per l'Italia e per l'Europa - a
proposito, auguri per il doppio centenario del Sempione, su rotaia e strada,
rispettivamente da uno e due secoli "corridoi" europei -, si sente
l'onda crescente dell'incertezza sul futuro, sul futuro dei nostri figli.
La domanda che preme dentro di noi è sempre la stessa: riusciremo a garantire
alle future generazioni il benessere che abbiamo conquistato in questi cinquant'anni?
Sta in noi.
E' una frase che ho ripetuto spesso nella mia vita al servizio delle Istituzioni
della Repubblica, ma non ne trovo una migliore.
Avverto segnali positivi, soprattutto in provincia; avverto la voglia di
rilancio; avverto il desiderio di non abbandonare la partita resa così
complicata dalla globalizzazione dei mercati, che certo apre prospettive, ma che
toglie certezze.
Il punto è che oggi, più di ieri, è necessario uno sforzo
"nazionale".
Serve unità, serve volontà collettiva, serve collaborazione,
"concertazione" tra imprenditori, lavoratori, e istituzioni pubbliche.
Il tempo di un ricupero per la nostra economia deve essere breve.
Nei pressi di questo lago, magnifico e antico, non posso non fare un cenno ai
dati, purtroppo negativi, della recente stagione turistica.
L'Italia non può permettersi la crisi di un settore strategico, che rappresenta
anche una parte importante del nostro futuro. Servono azioni immediate per
invertire la curva discendente.
All'interno del quadro generale, la riduzione del flusso di turisti dell'Europa
centrale è un problema che va visto come una emergenza da affrontare con azioni
di promozione specifiche. Soprattutto va sostenuta in modo determinato e
visibile l'immagine generale del Paese Italia.
La crisi del turismo mi preoccupa più di altre difficoltà settoriali, perché
tocca il cuore del nostro stesso modello identitario, della nostra immagine
internazionale. Occorre comprenderne le cause. Certo, vi sono problemi di prezzi
e di rapporto tra qualità e servizi. Nell'immediato può essere necessario
calmierare le tariffe, fare politiche più aggressive, anche riducendo i ricavi
unitari. Duole vederci sopravanzare nelle statistiche da paesi vicini, come la
Francia e la Spagna, climaticamente così simili a noi, ma meno ricchi di
patrimonio artistico. In Italia gli alberghi ci sono. Vanno riempiti di più. La
stagione è troppo breve.
Serve uno sforzo globale delle nostre comunità, per presentare al pubblico
straniero quella magia unica di arte, cultura, territorio, archeologia delle
nostre città, che, per operare, richiede la cooperazione solidale di tutte le
autorità locali e nazionali. Il frazionamento delle responsabilità
amministrative deve essere gestito con intelligenza a cominciare dalle Regioni.
Realizzate voi stessi - amministratori regionali - progetti di cooperazione
interregionale e di coordinamento nazionale; dialogate con le categorie
produttive e con lo Stato centrale.
Altrimenti, continueremo a presentarci all'estero con messaggi non
sufficientemente forti, non coordinati, non leggibili come tasselli di un unico
mosaico.
Tra pochi mesi avremo una occasione irripetibile: le Olimpiadi invernali di
Torino. E' un evento che ho sostenuto già nella fase di promozione e al quale
parteciperò con impegno, fin dalla giornata di inaugurazione. Spero non solo
che gli azzurri si coprano di medaglie, ma che tanti turisti vengano in
Piemonte, e questa loro presenza alimenti il desiderio di tornare in Italia.
Vi ho espresso elementi delle mie preoccupazioni; eppure, credetemi, continuo ad
essere saldamente ottimista per il nostro futuro. Lo sono perché do per
scontato che sia largamente condiviso il convincimento che, per una vera
ripresa, anche nell'economia, è necessario mettere da parte gli egoismi, avere
in mente - come stella polare - il bene comune.
Con questo spirito, auguro a tutti Voi un proficuo e sereno lavoro, per il
progresso della vostra comunità e della nostra Italia, e Vi ringrazio ancora
per la Vostra affettuosa e calorosa accoglienza.