INTERVENTO DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
CARLO AZEGLIO CIAMPI
AL XII VERTICE DEI CAPI DI STATO
DELL'EUROPA CENTRALE
Zagabria, 14 ottobre 2005
Desidero innanzi tutto ringraziare il Presidente Mesic per l'ospitalità
offerta, in questa bella città di Zagabria, al XII Vertice dei Capi di Stato
dell'Europa centrale.
Da diversi anni questo nostro appuntamento costituisce l'opportunità per una rinnovata riflessione e assunzione di responsabilità riguardo al futuro di un progetto che tocca profondamente la vita di tutti i nostri Paesi: l'Unione Europea.
Per i Paesi appartenenti, come l'Italia, al gruppo dei Fondatori, quel
progetto ha assicurato a due generazioni di cittadini pace, stabilità e
benessere.
Ondate successive di allargamento hanno esteso l'area di democrazia e di
prosperità nel nostro continente.
L'ampliamento del 1° maggio 2004 - come quello programmato nel 2007 per Romania
e Bulgaria - riflette le aspirazioni di Paesi che hanno visto nell'adesione
all'Unione Europea la garanzia delle loro ritrovate libertà e indipendenza.
Per i Paesi della Regione balcanica - ed è motivo di soddisfazione la presenza
ormai consolidata dei rispettivi Capi di Stato nei Vertici centro-europei -
l'avvicinamento all'Europa rappresenta un obiettivo prioritario.
Nei loro confronti, l'Unione Europea ha assunto degli impegni, nel convincimento
dell'appartenenza dei Balcani alla storia e alla cultura dell'Europa e
nell'intendimento di condividere un cammino di progresso morale, sociale ed
economico.
La decisione del Consiglio dei Ministri dell'Unione Europea, il 3 ottobre
scorso, di dare avvio ai negoziati di adesione con la Croazia, conferma la
volontà dell'Unione di tener fede a quegli impegni.
E' un messaggio di fiducia basato su una fondamentale premessa: il pieno
adeguamento all'insieme di regole e principi su cui poggia la vita comunitaria,
allo spirito stesso dell'integrazione.
L'Unione Europea non è, né ha mai voluto essere, una semplice zona di
libero scambio. E' una comunità di destino che si riconosce in valori e
principi condivisi: la libertà, la democrazia, lo stato di diritto, il rispetto
dei diritti delle minoranze.
Questi principi identificano le frontiere dell'Unione Europea, ne sorreggono
l'impalcatura istituzionale, politica ed economica.
Oggi, a poco più di un anno dallo storico allargamento del 2004 e mentre vanno precisandosi le prospettive di ulteriori adesioni, l'esigenza di un'Unione Europea funzionante, capace non solo di riconoscersi come comunità di valori ma anche di operare efficacemente in quanto tale, diventa ancora più evidente e prioritaria.
L'integrazione europea è un nostro fondamentale interesse comune. Il suo rafforzamento resta un obiettivo indispensabile.
Il "no" espresso dai cittadini di alcuni Paesi europei alla ratifica del Trattato costituzionale non esprime un rifiuto dell'Europa, ma una maggiore domanda d'Europa, di una Europa capace di rispondere agli interrogativi e alle ansie dei cittadini per il futuro dell'economia, di fronte all'insicurezza generata dalle incognite della globalizzazione.
E' necessario che la pausa di riflessione sul Trattato costituzionale sia messa a profitto per confermare il perdurante valore, oggi come cinquant'anni orsono, del progetto politico europeo, per affermare la volontà di portarlo a compimento.
Non sappiamo ancora con quali modalità superare la pausa di riflessione, ma l'impianto istituzionale previsto dal Trattato costituzionale resta essenziale per assicurare una maggiore governabilità dell'Unione con 25 e più Stati membri.
L'integrazione é una sfida che coinvolge tutti: i Paesi fondatori; gli Stati di recente adesione, per i quali il sogno di riunificazione all'Europa non deve trasformarsi in una cocente delusione; i futuri Stati membri che hanno il diritto di entrare in un'Unione forte, solidale, capace di far valere i propri interessi nel mondo.
I Membri di recente adesione possono dare un nuovo apporto di entusiasmo e di idealismo alla costruzione europea.
I Paesi che aspirano a diventare membri devono far corrispondere a queste
loro aspirazioni scelte concrete basate su una piena e convinta adesione agli
ideali della convivenza, della riconciliazione e del dialogo.
Al di là dei propri confini, l' Unione Europea ha la responsabilità di
consolidare una politica di stabilità con i suoi vicini immediati; è chiamata
ad affermare la sua presenza costruttiva nella comunità internazionale per
affrontare con unità di forze i problemi che minacciano la pace e la sicurezza.
Nel quadro dei valori europei fondati sulla democrazia e lo stato di diritto,
anche la protezione delle minoranze trova la sua migliore tutela: come fattore,
non più di potenziali contrasti tra gli Stati, ma di arricchimento reciproco e
di crescita.
Resta essenziale, da parte di tutti i Paesi impegnati nell'avanzamento del
loro rapporto con l'Unione Europea, un convinto sforzo di partecipazione
democratica.
Solo così sarà possibile fare dell'intero nostro continente uno spazio di pace
e di stabilità, capace di irradiare i propri valori nel mondo, di proporsi come
un "luogo privilegiato della speranza umana".