Palazzo del Quirinale - Salone delle Feste 26/10/2005

Intervento del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi in occasione della cerimonia di consegna delle insegne di Cavaliere dell'Ordine "Al Merito del Lavoro" ai Cavalieri del Lavoro nominati il 2 giugno 2005


INTERVENTO DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
CARLO AZEGLIO CIAMPI
ALLA CERIMONIA DI
CONSEGNA DELLE INSEGNE DI
CAVALIERE DELL'ORDINE "AL MERITO DEL LAVORO"
AI CAVALIERI DEL LAVORO NOMINATI IL 2 GIUGNO 2005

Palazzo del Quirinale - Salone delle Feste,  26 ottobre 2005




Signor Presidente del Senato della Repubblica,
Signor Presidente della Camera dei Deputati,
Signor Presidente del Consiglio dei Ministri,
Onorevoli Ministri,
Autorità civili e militari,
Cari Cavalieri del Lavoro,
Signore e Signori,

questo è il nostro settimo incontro, l'ultimo del mio settennato. Durante il mio mandato ho sviluppato con voi un dialogo sempre più intenso, cogliendo lo spunto da una cerimonia, solenne e festosa, per infondere slancio agli imprenditori, ai lavoratori, ai consumatori italiani.

In anni di stagnazione economica abbiamo cercato insieme di "dare fiducia"; non una fiducia cieca, basata sull'ottimismo dei buoni sentimenti, ma una fiducia basata su analisi dei punti critici, sulla volontà di lavorare non solo per l'immediato, ma soprattutto per il lungo periodo.

Non di rado vi ho esortato ad avere più forza, più spirito di iniziativa. Vi ho esortato ad affrontare i problemi della capitalizzazione, dell'investimento in ricerca, dell'internazionalizzazione, del ricambio generazionale all'interno della proprietà delle imprese; a migliorare la qualità e l'autonomia del management.

Viviamo un momento difficile. L'onda d'urto della globalizzazione dei mercati ha avuto una pervasività e una dimensione al di là delle previsioni più "spinte". Eppure, in questo periodo l'impresa italiana ha saputo rimanere sui mercati; ha avviato alleanze feconde con università ed enti di ricerca. L'Italia non subirà un lento processo di deindustrializzazione. Oggi possiamo affermare che l'industria italiana è ancora vitale e rimarrà elemento costitutivo della nostra società.

A ciò hanno contribuito la creatività di molti di voi, i bassi tassi d'interesse, la diga rappresentata dalla stabilità monetaria e finanziaria creata dall'euro, che ci ha protetto anche dalle ripercussioni di crisi di importanti imprese produttive e finanziarie, e dai loro riflessi di carattere generale.

I dati più recenti suggeriscono due considerazioni sulla congiuntura economica: la fase discendente sembra in esaurimento; ci sono segnali di ripresa. Affinché la tendenza espansiva dell'economia reale si affermi, ci vogliono più investimenti in conoscenza, in alta tecnologia, soprattutto ci vuole impegno, coraggio e preparazione.

Investiamo maggiori risorse nella formazione dei nostri giovani. Diamo loro maggiori e più qualificate opportunità di studio, di preparazione professionale, di specializzazione, in Italia, in Europa e nel mondo. E induciamoli a tornare. Infondiamo in loro il senso dell'orgoglio della Patria e dell'impresa, e al tempo stesso la consapevolezza della necessità dell'apertura internazionale per poter operare nel nuovo contesto globalizzato.

In questo decennio, il mercato del lavoro è diventato più flessibile. Le statistiche attestano l'aumento del numero degli occupati, in presenza però di una sostanziale stazionarietà del prodotto interno lordo. Ne consegue che le elaborazioni degli indici di produttività del lavoro denunciano una diminuzione che non è facilmente spiegabile in termini economici. Ciò merita un approfondimento.

In siffatta situazione della congiuntura economica la condotta delle imprese, degli imprenditori, ha un ruolo determinante. A questo fine, tenuto conto della struttura del sistema economico italiano, il rilancio del modello dei distretti industriali è quanto mai opportuno.

Si deve proseguire su questa strada e investire di più per l'affermazione di questo modello. Seguo con passione - nei miei viaggi per le province d'Italia - la vita di ogni distretto industriale. Le difficoltà di alcuni di essi sono legate a problemi specifici dei settori merceologici più esposti alla concorrenza mondiale.

In termini di politica economica, ritengo sempre valida - e lo ripeto oggi - la considerazione, svolta in questa sede lo scorso anno, sull'opportunità di attuare con maggiore determinazione politiche di sostegno dell'offerta, che diano impulso a investimenti "reali", innovativi, in impianti, macchine, attrezzature.

I nostri problemi urgenti riguardano principalmente carenze di competitività. Certo è da auspicare anche una ripresa dei consumi, pur nella consapevolezza che il loro aumento va in non piccola parte ad alimentare le importazioni. C'è inoltre un problema, all'interno e all'estero, di difesa e di promozione dei nostri marchi, che sono tra i più famosi nel mondo.

In Italia le nostre imprese devono riconquistare il consumatore italiano, con politiche di qualità e di prezzo appropriate, con una distribuzione più efficiente.

Per il rilancio dell'economia c'è ancora molto da lavorare. Si tratta di azioni di lungo periodo. Quando leggo le statistiche dell'OCSE sugli aspetti più innovativi dell'economia, la conoscenza, la formazione, la ricerca, le tecnologie dell'informazione, raramente vedo l'Italia nella parte alta della classifica.

La nascita di gruppi europei di livello globale annovera poche componenti italiane di primo piano.

Nelle imprese medie e piccole c'è bisogno di accrescere l'informatizzazione, l'innovazione dei processi, la comunicazione interna, il dialogo con il pubblico. E qui torna il tema dei distretti industriali.

Di recente ho affermato che sono molto preoccupato per il rallentamento del turismo, soprattutto di quello proveniente dal centro Europa. Non possiamo permetterci un avvitamento in questo settore per noi vitale. Anche l'industria manifatturiera ne avrebbe gravi danni. Serve una pronta reazione, che parta da un severo, direi quasi "spietato", approfondimento anche comparativo con i Paesi concorrenti.

Certamente servono prezzi più contenuti, ma soprattutto serve una forte, sistematica azione per rilanciare l'immagine dell'Italia, come Paese della cultura, della bellezza, dell'armonia tra uomo e territorio.


Cari Cavalieri del Lavoro,
la vostra opera è fondamentale, perché la ripresa è impossibile senza la consapevolezza della responsabilità sociale delle imprese.

L'amore per la Patria e l'etica dei comportamenti devono essere di guida nel vostro operare.

Il benessere della comunità riguarda tutti e incide direttamente sul nostro successo. Per questo le imprese possono e devono contribuire al dialogo sociale, a un dibattito delle idee sul futuro della Nazione, sull'agenda delle istituzioni che si basi sui problemi reali dell'Italia.

Sono felice di vedere tra di voi molti giovani imprenditori, che potranno dare l'esempio a tanti loro coetanei.

Un saluto particolarmente affettuoso agli "Alfieri". Siete l'eccellenza della gioventù studiosa. Continuate ad esserlo, con impegno e altezza di ideali, proponendovi e meritandovi di diventare la futura classe dirigente dell'Italia, di un'Italia creativa, orgogliosa e cosciente di quello che è stata, di quello che è, di quello che può essere.

A tutti voi va il mio augurio.

Viva l'Italia.