VISITA DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
CARLO AZEGLIO CIAMPI
ALLA CITTA' DI BIELLA
INCONTRO ISTITUZIONALE CON LE AUTORITA'
Biella - Teatro Sociale, 28 ottobre 2005
Signora Presidente della Regione Piemonte,
Signor Presidente dell'Amministrazione Provinciale di Biella,
Signor Sindaco di Biella,
Onorevoli Parlamentari,
Autorità civili, militari, religiose,
Cari Sindaci della Provincia di Biella,
Signore e Signori,
anzitutto grazie per la vostra accoglienza calorosa, grazie ai cittadini
biellesi, e grazie a voi, che mi avete rivolto parole assai cortesi.
Nelle ultime settimane, in vista di questo nostro incontro, ho spesso pensato a
voi; anche perché di Biella e della sua grande industria tessile si è scritto
molto sui giornali, e si sono fatti anche recentemente, da autorevoli
ricercatori, studi approfonditi, di cui ho preso conoscenza con molto interesse.
Su di voi si è accentrata l'attenzione di economisti, di studiosi, di
giornalisti, in relazione a quella che si suol definire in modo un po'
semplicistico la "sfida cinese"; vedendosi in Biella un esempio
dei problemi che molte industrie italiane ed europee, e non solo quelle tessili,
debbono affrontare di fronte alla sempre crescente apertura degli scambi
commerciali su scala globale, e quindi all'ingresso sul mercato di nuovi
protagonisti e di nuovi concorrenti, non soltanto cinesi; ma anche di fronte
alla nascita di nuovi mercati e di nuove moltitudini di consumatori e di
potenziali clienti.
Ci si interroga sulle cause della perdita relativa di competitività
dell'economia italiana, a confronto di altri Paesi simili al nostro - perdita
documentata da autorevoli istituti di ricerca - e dei nodi che frenano il nostro
sviluppo. Si discutono le scelte e le decisioni delle istituzioni di governo
nazionali, delle autorità europee, dell'Organizzazione Mondiale del Commercio.
Ci si interroga su come si possa trarre, da questa svolta epocale dell'economia
mondiale, un'occasione di sviluppo per tutti, e non soltanto una ragione di
crisi. Aggiungo subito: Biella viene vista in generale dagli esperti di questi
problemi come un modello sostanzialmente positivo, ossia come uno dei centri
industriali italiani che stanno affrontando questa sfida con più impegno, con
più capacità di nuove iniziative, e con più fiducia nel successo.
Di questo anche voi avete parlato nei vostri interventi. Mi riprometto di fare
qualche ulteriore osservazione su un tema complesso, particolarmente impegnativo
e importante, in una fase che non è tra le più felici per l'economia italiana
ed europea: mentre su scala mondiale si stanno registrando tassi di crescita
particolarmente elevati.
* * *
Ma l'incontro con la vostra città propone prima di tutto, a chi ha fatto il
mio percorso di pubblico servizio, qualche altra riflessione, che desidero
condividere con voi. Una riflessione sul passato, da cui si possono trarre utili
suggerimenti anche per il presente.
Mi è accaduto di lavorare per un tempo non breve, e dovendo fare scelte
difficili, quale Ministro del Tesoro, sedendo a quella che era stata la
scrivania di Quintino Sella. Reca, visibilmente incise, le date dei tre periodi
in cui egli svolse il ruolo di Ministro delle Finanze, con i Governi Rattazzi,
La Marmora e Lanza. A Quintino Sella la scrivania era stata donata da artigiani
biellesi, orgogliosi di quello che lo statista, figlio di questa città, stava
facendo per quella che allora si definiva "la terza Italia". A quella
scrivania sedette anche un altro vostro concittadino, Giuseppe Pella.
L'Italia unita, con Roma capitale: un ideale per cui Sella si era battuto con
grande impegno.
L'Italia operosa, ansiosa di far propri gli stimoli di progresso civile e
scientifico che animavano l'Europa dell'Ottocento.
A Quintino Sella toccò un compito non facile, essenziale per le sorti del
nuovo Stato unitario, gravato dagli oneri delle guerre d'indipendenza e dagli
impegni per l'unificazione della penisola: porre su solide basi la finanza
pubblica e stimolare nel contempo lo sviluppo delle attività produttive.
Sella, spirito libero, fu anche tra i protagonisti della Legge delle
Guarentigie, che regolò i rapporti fra Stato e Chiesa, e fra i fondatori della
rinnovata Accademia dei Lincei.
Fu uomo davvero dal multiforme ingegno: scienziato di vaglia, appassionato
alpinista, riassunse in sé le virtù di una società, quella biellese, che
aveva dato allo Stato sabaudo e alla nuova Italia quattro generali del
Risorgimento; e, in Alfonso Ferrero di La Marmora, il Presidente del Consiglio
successore di Cavour, che costruì le leggi di unificazione amministrativa del
nuovo Regno d'Italia. Questi possono apparire, ma non sono, soltanto ricordi
occasionali di un passato lontano. Dal Risorgimento ci separa il ciclo terribile
dei nazionalismi esasperati, dei totalitarismi feroci, delle due guerre
mondiali, scoppiate in un'Europa che aveva tradito gli ideali ottocenteschi del
"concerto europeo", del progresso nella libertà.
Ma è su quegli ideali ritrovati, che in Italia avevano ispirato le gesta del
Risorgimento e unificato la nostra Patria, che si fonda ancora oggi il nostro
vivere uniti, nel rispetto degli ordinamenti istituzionali che ha saputo darsi
l'Italia restituita alla democrazia, dopo la triste esperienza del fascismo.
E' stata questa una prova dura e amara, un conflitto tra due idee dell'Italia,
vinto grazie allo slancio patriottico di città come Biella, ancora memore dei
suoi ideali risorgimentali; Biella, gloriosa dei suoi martiri, insignita di
medaglia d'oro al valor militare per la partecipazione eroica alla Resistenza.
* * *
Torniamo ai problemi dell'oggi, dello sviluppo.
La serietà dell'impegno per fronteggiare difficili crisi; la volontà di
imboccare le vie dell'innovazione, della diffusione della cultura, dell'apertura
alle scoperte della scienza; la fedeltà all'etica del lavoro delle generazioni
passate, costruttrici di industrie già una volta uscite vincenti dal confronto
con forti concorrenti, dopo l'apertura delle frontiere col Mercato Comune
Europeo: sono queste le qualità che ispirano fiducia nella vostra, nella nostra
capacità di superare anche la prova della "globalizzazione".
Un recente studio sul settore tessile di Biella, dopo un'analisi dettagliata
del quadro attuale, che registra purtroppo la perdita di posti di lavoro,
soprattutto nel settore delle piccole imprese, conclude esprimendo fiducia nelle
potenzialità e nelle risorse del sistema biellese: esso saprà uscire da questa
situazione, con iniziative produttive e commerciali innovative, che permettano a
un tempo una valida competizione nei mercati tradizionali e l'ingresso nei
mercati emergenti.
Gli esempi di questa capacità di rilancio sono a voi ben noti, e giustificano
la convinzione che il peggio lo avete già lasciato alle spalle; che la Cina non
è soltanto un concorrente, ma un enorme nuovo mercato, che vi offre già
importanti possibilità di espansione delle vendite, ed anche occasioni di
investimenti, sia diretti sia in joint ventures.
Di tutto questo ho avuto diretta conferma negli incontri avuti a Shanghai,
presenti anche diversi imprenditori biellesi, in occasione del mio viaggio in
Cina.
Il futuro di Biella passa dalla vostra capacità di reperire, anche per le
imprese medie e piccole, gli strumenti operativi (e qui la funzione delle banche
è rilevante) necessari per entrare in mercati nuovi, lontani e dalle vaste
dimensioni.
Infine, vanno sottolineati, come fattori determinanti per il vostro futuro,
il lavoro di formazione affidato a uno storico istituto tecnico industriale come
il vostro "Quintino Sella", che si avvia a compiere 170 anni; e il
grande impegno per preparare, nella Città Studi come nel Centro biellese di
ricerche del CNR, le nuove generazioni capaci di dar vita a prodotti
tecnologicamente avanzati, frutto di una ricerca innovativa.
Egualmente importante, per la ristrutturazione in corso del vostro sistema
produttivo, è una forte integrazione fra i soggetti istituzionali e gli
operatori economici, come fra gli imprenditori e le organizzazioni sindacali.
Cito giudizi raccolti nel corso della preparazione di questa mia visita:
"il Biellese sta stringendo i denti, ci stiamo rimboccando le
maniche". E ancor meglio: "Noi non abbiamo fiducia, siamo certi che ce
la faremo". Questo è lo spirito giusto, espressione della vostra identità
tradizionale. Sono tentato di rispondere dicendo: "Forza Biella, ce la
state facendo".
E' peraltro chiaro che, in cambio del vostro impegno, avete il diritto di
pretendere dalle autorità italiane ed europee la protezione dei vostri marchi.
Non soltanto nel settore tessile l'Unione Europea deve intensificare gli
interventi per impedire l'ingresso di veri e propri falsi nei nostri mercati.
* * *
Mi sono soffermato sulle attività industriali. Ovviamente vi sono anche
altre vie da percorrere, per aggiornare un'economia singolare come la vostra,
che altrimenti rischia di essere limitata da quella che è la sua stessa grande
tradizione industriale, la "cultura - o monocultura - del tessile" e
del meccano-tessile - che vi ha reso famosi nel mondo. La vostra vocazione è e
rimane quella manifatturiera, che sta scoprendo anche nuove opportunità di
crescita. Ma è utile anche aprire, o rendere più facili da percorrere, vie
diverse allo sviluppo. Lo dice l'esperienza di altre province, anche piemontesi.
Penso soprattutto al turismo, turismo civile, e turismo religioso, con il grande
Santuario di Oropa, che ho avuto il piacere di visitare in passato, che ha già
superato il traguardo degli 800 mila visitatori l'anno.
Ed è chiaro che il fatto che questa provincia sia una delle pochissime a non
essere attraversata da autostrade è un grave danno. Il sistema di collegamenti
stradali o ferroviari va rafforzato, e lo stesso può dirsi del vostro
aeroporto, da cui decollerò stasera per fare ritorno a Roma.
* * *
Altri appuntamenti mi attendono nel corso di questa giornata biellese,
incontri di lavoro con i protagonisti della vostra economia. Intanto, in questo
bel teatro, da poco restaurato, rivolgo a tutti voi, a tutta la cittadinanza di
Biella, il mio augurio di buon lavoro, e il mio plauso per il lavoro fatto. E
grazie ancora per la vostra calorosa accoglienza.