Palazzo del Quirinale 04/11/2005

Intervento del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi in occasione della cerimonia di consegna delle insegne dell'Ordine Militare d'Italia nel Giorno dell'Unità Nazionaale e Festa delle Forze Armate



INTERVENTO DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
CARLO AZEGLIO CIAMPI
ALLA CERIMONIA DI CONSEGNA DELLE INSEGNE
DELL'ORDINE MILITARE D'ITALIA
NEL GIORNO DELL'UNITA' NAZIONALE E FESTA DELLE FORZE ARMATE

Palazzo del Quirinale, 4 novembre 2005



Signor Presidente del Consiglio,
Signor Presidente della Corte Costituzionale,
Signori Vice Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica,
Signor Ministro della Difesa,
Autorità,
Decorati dell'Ordine Militare d'Italia,
Care Allieve e Allievi delle Scuole Militari della Repubblica,

anche quest'anno ho voluto che la cerimonia di consegna delle decorazioni dell'Ordine Militare d'Italia avesse luogo, solennemente, nella sede della Presidenza della Repubblica, in occasione della ricorrenza del 4 novembre, anniversario della Vittoria, Giorno dell'Unità Nazionale e Festa delle Forze Armate.
L'anno scorso a Trieste, nella ricorrenza del cinquantesimo anniversario del ritorno della città giuliana all'Italia, ricordai come la data del 4 novembre suscitasse, e suscita ancora oggi, un empito di commozione nell'animo di chi aveva vissuto o solo ascoltato le gesta della Grande Guerra, combattuta e ricordata come l'ultima guerra d'indipendenza; con essa venne portata a compimento l'unificazione d'Italia, nella libertà.

Il 4 novembre, tuttavia, non è solo l'anniversario di un grande evento della nostra storia. E' il giorno della memoria comune degli italiani. E' il giorno in cui insieme riflettiamo sulla Patria, sulla responsabilità che ciascuno di noi ha di servire la Patria.

Quest'anno ricorre il secondo centenario della nascita di Giuseppe Mazzini. Il tempo non cancella la modernità dell'intuizione dei Padri della Patria, la validità delle motivazioni profonde del loro volere l'Italia unita e libera.

Scriveva Mazzini: "…dove non è Patria, non è Patto comune al quale possiate richiamarvi: regna solo l'egoismo degli interessi…".

L'unità d'Italia, l'indipendenza e la libertà sono conquiste straordinarie che vanno difese ogni giorno: come comunità d'intenti, come capacità di cooperare per il bene comune, come desiderio di provare, anche individualmente, la gioia di fare qualcosa per il bene dell'Italia, per il suo prestigio nel mondo, per il benessere della nostra comunità.

I Padri della Patria amavano l'Italia - fino al sacrificio - ma non erano chiusi nell'ambito nazionale. Sognavano un'Italia aperta all'Europa, vicina ai popoli che ovunque nel mondo stessero combattendo per la propria libertà, un'Italia capace, proprio per questo generoso sentimento, di conquistare il rispetto e l'ammirazione nel mondo.

Sono sentimenti superati? Non credo.

Non lo credo anche avendo negli occhi migliaia di testimonianze degli italiani, di ogni età, di ogni condizione economica e sociale che incontro nei miei viaggi nella provincia, nelle città.
Essi condividono il mio insistere sull'orgoglio di essere italiani, sui sentimenti di appartenenza alla comunità, sui simboli che amiamo e ai quali siamo fedeli per sempre, in primo luogo al Tricolore.
Il patriottismo degli italiani è destinato a crescere, non a ridursi; a rafforzarsi, non a indebolirsi. Un mondo aperto, ricco di opportunità, di sfide, ha bisogno, proprio perché è globale, di identità vissute con passione.
Quando nel 2011 gli italiani faranno il punto di centocinquanta anni di storia unitaria scopriranno che il volgere del tempo li ha immensamente maturati, arricchiti. C'è bisogno di Italia nel mondo.
C'è bisogno di Italia in Italia.

Abbiamo bisogno di Italia in ciascuno di noi, nella nostra vita individuale, come riferimento, come ideale.

Questi sentimenti sono particolarmente forti in coloro che hanno scelto di far parte delle Forze Armate.

A loro è affidato il compito di custodire, se necessario anche con le armi, questi nostri valori, queste nostre tradizioni di civiltà, cultura ed amore della pace, e di difenderli sia in Patria sia nei diversi, difficili e impegnativi teatri operativi ove sono chiamati ad operare.

Le motivazioni delle odierne concessioni dell'Ordine Militare d'Italia ripercorrono gli ultimi ventitre anni di storia nazionale, attraverso le missioni Libano 1 e 2 dei primi anni ottanta, la missione Ibis in Somalia, le varie missioni nei Balcani, la Enduring Freedom in Afghanistan e la Antica Babilonia in Iraq. In questi teatri hanno operato - talvolta, purtroppo, anche sino al sacrificio della vita - migliaia di ufficiali, sottufficiali, volontari e militari di leva, con spirito di servizio, altruismo ed umanità: caratteristiche innate e distintive del soldato italiano. Oggi sono oltre 11.000 i soldati, marinai, avieri, carabinieri e finanzieri impiegati fuori dal territorio nazionale. Ad essi vanno aggiunti i 2500 militari addetti in Italia alla sorveglianza di punti definiti "sensibili" nell'operazione "Domino".

In questo quadro, le Forze Armate hanno prodotto negli ultimi anni notevoli sforzi, sia per sostenere efficacemente le iniziative per il perseguimento della stabilità e della pace - talune sotto bandiera europea - decise nell'ambito delle risoluzioni dell'ONU, dal Parlamento e dal Governo, sia per affrontare, al proprio interno, un processo di modernizzazione e rinnovamento complessivo.

A tutti loro, in questa giornata di festa, va il mio pensiero, il mio sincero, affettuoso saluto.

L'anno in corso sarà ricordato per la sospensione del servizio di leva obbligatorio. Per volontà del Parlamento, lo strumento militare è stato trasformato da Forze Armate di coscritti - cui tutto il Paese deve moltissimo - a strumento formato da volontari e professionisti.

Forze Armate di volontari, ma sempre e ancor più Forze Armate del popolo italiano. Ragazze e ragazzi che rispondono con crescente entusiasmo ai concorsi per l'arruolamento nelle Accademie Ufficiali e nelle Scuole Sottufficiali ma, soprattutto, che chiedono in largo numero di servire la Patria quali volontari a ferma prefissata di un anno.

Le aspettative di questi ultimi, soprattutto dei più meritevoli, non vanno disattese. E' doveroso continuare a dare a questi ragazzi opportunità professionali sia nelle Forze Armate e nei corpi armati dello Stato, sia nell'amministrazione civile, che non può che giovarsi della loro ulteriore formazione nell'ambiente militare.


Signor Presidente del Consiglio,
Signor Ministro della Difesa,
Autorità,
Decorati dell'Ordine Militare d'Italia,

con l'odierna solenne cerimonia di consegna delle decorazioni dell'Ordine Militare d'Italia intendiamo non solo rendere onore a questi esempi di altruismo, di preparazione professionale, di capacità di comando ed organizzativa, di efficienza e di professionalità, ma anche ringraziare tutti gli uomini e le donne in uniforme che diuturnamente operano per la sicurezza e la libertà di tutti. Ai decorandi il mio più vivo compiacimento. Ai giovani allievi l'invito a vestire con dignità e con orgoglio le loro uniformi, unito all'augurio di ogni soddisfazione al servizio della Nazione. Viva le Forze Armate! Viva l'Italia!