VISITA DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
CARLO AZEGLIO CIAMPI
ALLA CITTA' DI PESARO
INCONTRO ISTITUZIONALE CON LE AUTORITA' LOCALI ED I SINDACI DELLA PROVINCIA
Pesaro, 10 novembre 2005
Signor Presidente della Regione Marche,
Signor Presidente dell'Amministrazione Provinciale di Pesaro-Urbino,
Signor Sindaco di Pesaro,
Onorevoli Parlamentari,
Autorità civili, militari e religiose,
Cari Sindaci della Provincia,
Signore e Signori,
grazie a tutti voi per le vostre parole - e grazie ai pesaresi per l'accoglienza così calorosa che mi hanno riservato. Accetto volentieri, caro Presidente Spacca, la qualifica che Lei così garbatamente mi conferisce di "marchigiano di elezione". Effettivamente, una visita nelle Marche è per me un po' come un ritorno a casa, per il lungo periodo trascorso a Macerata, quando ero giovane funzionario della Banca d'Italia, anche con compiti di vigilanza, che mi imponevano numerosi viaggi in tutta la regione, e anche oltre.
Sono da allora trascorsi ormai parecchi decenni. Posso dire di essere stato
attento testimone di quello che gli economisti chiamano il "take off",
il "decollo" di un'economia fondamentalmente agricola, qual'era allora
la vostra. Voi sapete bene, e potete esserne orgogliosi, che il
"decollo" economico delle Marche è stato qualcosa di speciale, tanto
da divenire oggetto di studi e ricerche, come modello esemplare di
"industrializzazione rispettosa" di una regione fondamentalmente
agricola, e di un territorio famoso nel mondo per le sue bellissime città
d'arte e per i suoi luminosi paesaggi.
Nella scia del lavoro pionieristico di ricerca, avviato da un antico compagno di
università ed amico, che purtroppo non c'è più, Giorgio Fuà, che fu uno
degli ideatori e promotori del "modello marchigiano", molti studiosi
lo hanno analizzato per scoprirne il segreto: per capire come sia stato
possibile dar vita a un fitto tessuto di imprese industriali, piccole, medie e
grandi, senza distruggere, anzi riuscendo a proteggere e conservare, sia il
paesaggio e il patrimonio artistico che avevate ereditato, sia quella civile
qualità della vita, che è propria della società marchigiana.
Non so se il vostro "segreto" sia stato svelato. Quel che importa
è che continua a funzionare. Nel giugno del 2000, in occasione della mia visita
ad Ancona, constatavo che il "modello marchigiano" aveva dimostrato
"di avere un forte respiro", aveva "retto bene al passaggio del
testimone dalla generazione dei padri, che lo avevano creato col loro lavoro e
con la loro inventiva, a quella dei figli e nipoti". A distanza di più di
cinque anni, mi sento di ripetere quel giudizio.
Allora non si parlava di "globalizzazione" o di "sfida
cinese", oggi quasi non si parla d'altro. Ma voi queste realtà non le
ignorate: da tempo avete una rappresentanza permanente della vostra Camera di
Commercio a Shanghai. E' stato detto che "oggi tutti volano",
imprenditori, amministratori locali, commercianti, banchieri. Volano soprattutto
i giovani, che di questo mondo si sentono cittadini, con molta naturalezza.
Volando, vedono il mondo quale è realmente: un unico grande mercato, che
rappresenta per certi aspetti un rischio, ma apre nuovi orizzonti, stimola nuove
conquiste.
Al mercato globale bisogna, beninteso - e non mi stanco di ripeterlo, - imporre
delle regole precise e anche severe: penso alla protezione dei marchi, e alla
lotta alle contraffazioni. Ma non si deve averne paura. E voi dimostrate di non
averla. Me ne rallegro con voi. * * *
Quello che apprezzo e mi dà fiducia è che la passione creativa dei vostri
imprenditori e l'impegno costruttivo dei vostri lavoratori non hanno perso di
vigore, e reagiscono attivamente, in un'atmosfera sociale favorevole, alle nuove
sfide.
Il quadro dell'economia produttiva della vostra Provincia, quale esso emerge sia
dalle ricerche specialistiche in materia, sia dai discorsi che abbiamo appena
ascoltato, non è, ovviamente, privo di ombre. Non mancano i problemi, anche se
al calo di alcuni settori risponde la crescita di altri. La risposta è
accelerare la ricerca delle soluzioni.
* * *
Nei vostri progetti imprenditoriali bisogna abituarsi a guardare lontano. Si
chiede molto - non soltanto a voi imprenditori, ma alla politica dei governi e
delle amministrazioni locali - proprio perché la sfida a cui si deve rispondere
non è semplice.
Vi sono oggi segnali di una ripresa, che appare tuttavia ancora debole, di
natura sostanzialmente ciclica. Perché diventi sostenuta e duratura, occorrerà
un vigoroso e rigoroso governo del bilancio pubblico e dell'intera economia,
protratto nel tempo. Occorreranno interventi strutturali sui mercati finanziari
come sui regolamenti del commercio, dei servizi, delle professioni, oltre a
continuare a curare la flessibilità nei rapporti di lavoro.
Dobbiamo prepararci ad assorbire gli oneri di non improbabili rialzi dei
tassi di interesse internazionali.
Quanto agli imprenditori, essi - qui come altrove in Italia - debbono sforzarsi
di migliorare continuamente la qualità dei prodotti e di innovare i processi
produttivi. Bisogna saper aggiornare i nostri distretti industriali e il sistema
complesso di interrelazioni fra grandi e piccole imprese, fra produttori e mondo
della finanza, fra costruttori e mercanti, fra imprese e centri di formazione.
Tutto ciò è necessario per mettersi in condizione di compensare i costi, che
purtroppo sono inevitabili, del continuo cambiamento che a tutti viene richiesto
dal mercato globale, con i vantaggi di uno sviluppo che premi gli sforzi degli
imprenditori e dei lavoratori. Inoltre, occorre mettere mano al miglioramento
del complesso sistema delle vie di comunicazione, stradali, autostradali e
ferroviarie, che attraversano la vostra Provincia, e tutta la vostra Regione, da
Nord a Sud come da Oriente a Occidente.
Questo sistema è oggi invecchiato, o intasato, e frena la vostra crescita. Per adeguarlo alle esigenze attuali e future occorre un grande impegno - da parte vostra, come delle Autorità di Governo - al fine di realizzare opere di ammodernamento che sono per voi vitali, stretti come siete tra la montagna, la spina dorsale della penisola, e il mare.
* * *
Penso anche, e in particolar modo, allo sviluppo delle "autostrade del mare". Ne ho già parlato in più di un'occasione durante il mio viaggio in Italia. E' un'idea che lanciai ancor prima di essere eletto alla Presidenza della Repubblica. L'Adriatico, più che dividerci, deve unirci sempre più ai Paesi della riva orientale, quella balcanica, alla cui pacificazione, e al cui sviluppo politico, economico e civile, noi abbiamo dato e continuiamo a dare un significativo contributo, con reciproci vantaggi.
Ma l'Adriatico, incuneato com'è a settentrione fin quasi al cuore del continente, è anche un percorso breve, di straordinaria importanza, ma non ancora abbastanza utilizzato, per collegare nel modo più diretto, e quindi più economico, tutta l'Europa, anche quella centrale e settentrionale, attraverso il Mediterraneo, ai grandi mercati asiatici e africani.
Già oggi il Mediterraneo è attraversato, ogni giorno dell'anno, da più di
250 petroliere, che trasportano circa il 20 per cento del greggio mondiale; e
sopporta un traffico di merci pari a 750 milioni di tonnellate l'anno. Sono
cifre rilevanti, che pongono problemi di sicurezza ambientale, ma che possono
aumentare.
Rassicura sapere che, in buona parte per iniziativa della nostra Marina
Militare, si sta realizzando il progetto Adrion, che mira a sviluppare, insieme
con tutte le Marine della regione, una coscienza collettiva e una struttura
operativa per la sicurezza della zona adriatico-ionica; e che già dal prossimo
anno sarà pienamente in funzione - oggi è in fase di avanzata sperimentazione
- un grande Sistema di Controllo di tutto il Traffico Marittimo nel
Mediterraneo, gestito da tutte le marine interessate, che farà capo alla
Centrale Operativa del Comando Navale di Roma.
Possiamo sperare che la prospettiva di una completa sicurezza nel Mediterraneo,
questo nostro mare che sta riconquistando la sua centralità nel rapporto fra i
continenti, giuochi a favore dello sviluppo delle "autostrade del
mare", e favorisca la crescita economica delle Regioni rivierasche del
nostro Paese.
Con i vostri porti, e con la vostra industria cantieristica e da diporto in
crescita, potrete trarne significativi vantaggi.
So che anche voi, con le autostrade del mare in mente, avete preparato un impegnativo studio sulla logistica, puntando su un'idea di co-progettazione fra mare, terra, ferrovia, e aria.
* * *
Ma torniamo alla terraferma. Ciò vuol dire guardare, al di là della città
di Pesaro, anzitutto ad Urbino, che dà con Pesaro il nome alla vostra
Provincia, con la sua grande Università e con i suoi ineguagliati monumenti; e
a Fano, terza città delle Marche per popolazione, città operosa, e anch'essa
ricca, come Pesaro e Urbino, di splendide testimonianze architettoniche della
sua lunga storia. Non vi nascondo il mio dispiacere per non poter dilatare nel
tempo questa mia presenza, in modo da poterla trasformare in un giro completo,
allargato all'entroterra, del vostro territorio.
Sui progetti di sviluppo dell'Università di Urbino, che hanno importanza vitale
per tutta la Provincia, e che impegnano tutte le vostre istituzioni, avrò modo
di intrattenermi più tardi a colloquio con il Magnifico Rettore Professor
Giovanni Bugliolo.
Il mio ricordo dell'Università di Pesaro è legato ad un mio carissimo amico e compagno di studi universitari, il vostro illustre concittadino, Professor Scevola Mariotti, grande filologo classico, che ha saputo coniugare il suo appassionato amore per gli studi classici con un alto impegno civile al servizio del Paese: alla sua memoria mi sono fatto promotore del riconoscimento di una Medaglia d'Oro quale Benemerito della Scuola, della Cultura e dell'Arte.
* * *
Sono al corrente dei vostri problemi, come del vostro impegno per risolverli
e per favorire lo sviluppo di questo grande centro universitario, legato al nome
di Carlo Bo, destinato ad accrescere sempre più, secondo il disegno
istituzionale che sarà giudicato più adeguato, il proprio legame vitale con il
territorio.
Voi siete consapevoli che il "modello marchigiano", per continuare a
svilupparsi, ha bisogno di un input culturale sempre più consistente. La
formazione dei giovani, nelle scuole medie e superiori come nelle università,
è la linfa vitale del progresso materiale e civile.
Concludo citando una pittoresca opinione pesarese, che mi è stata riferita e
che condivido: è necessario evitare che "questa provincia diventi un
salotto ricco, che vive di rendita, ma che non vuole crescere". In un mondo
che corre, fermarsi vorrebbe dire rimanere indietro. Ma di questo - i vostri
discorsi me ne hanno dato conferma - siete più che coscienti.
Vedo che continuate a correre di buona lena, e me ne rallegro con voi. Vi
rivolgo quindi, con animo fiducioso, il mio augurio di buon lavoro, di pieno
successo. E grazie per il vostro affetto.