VISITA DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
CARLO AZEGLIO CIAMPI
ALLA CITTA' DI CREMONA
INCONTRO ISTITUZIONALE CON LE AUTORITA' LOCALI
Cremona - Teatro Ponchielli, 6 dicembre 2005
Signor Presidente del Consiglio Regionale della Lombardia,
Signor Rappresentante della Giunta Regionale,
Signor Presidente dell'Amministrazione Provinciale,
Signor Sindaco,
Onorevoli Parlamentari,
Autorità civili, militari e religiose,
Cari Sindaci - così numerosi - della Provincia di Cremona,
Signore e Signori,
vi ringrazio, anzitutto, per la cortesia delle vostre parole, e grazie ai cittadini di Cremona per il calore con cui sono stato ricevuto. Ne sono ovviamente felice. Interpreto questa accoglienza soprattutto come la manifestazione, suscitata dall'incontro con il Presidente della Repubblica, di un sentimento spontaneo di patriottismo, di convinta italianità, che è stato riaffermato con forti parole anche nei vostri discorsi.
A questo sentimento, in questi anni, ho a mia volta cercato di dare
espressione in tutti i miei atti. Esso si è, se possibile, ancor più
rafforzato in me proprio grazie al succedersi di incontri, calorosi come quello
odierno, avvenuti in ogni parte d'Italia, che mi hanno fatto constatare quanto
l'amor di Patria sia ancora vivo nel cuore degli Italiani.
In tempi non facili, come quelli attuali, questa è una grande forza per il
nostro Paese.
Ci consente di affrontare con spirito unitario e con fiducia, nel quadro di quella forte dialettica politica che è propria di una democrazia, tutti i nostri problemi, economici, politici o sociali. Molti li abbiamo in comune, in diversa misura, con le Nazioni nostre partner nell'Unione Europea. E questo non è motivo di pessimismo: al contrario, ci rende più fiduciosi di saperli affrontare e superare insieme.
Dunque, grazie della vostra fiducia e amicizia. Grazie a tutti voi, cittadini di Cremona.
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Il nostro è un antico Paese, e antica, come Lei ha ricordato, signor Sindaco, è la vostra città: antica, e méta di un numero sempre crescente di visitatori provenienti da tutto il mondo, per ammirarne i monumenti architettonici, per conoscere la "patria del violino". L'ingresso nella Piazza del Duomo, straordinaria per la sua armoniosa, grandiosa bellezza, suscita ogni volta, anche in chi è già stato a Cremona, una grande emozione.
I discorsi degli oratori che abbiamo appena ascoltato suggeriscono molte riflessioni. Essi danno testimonianza di come una provincia che può dirsi il cuore dell'agricoltura padana, e che trae ancora, assai più che altrove, da un'agricoltura e da una industria agroalimentare molto sviluppate una parte rilevante del suo reddito, abbia saputo affiancare alla difesa e al rafforzamento di questa sua tradizionale vocazione l'apertura di nuovi percorsi di sviluppo.
Avete fatto rifiorire l'arte antica dei liutai cremonesi, famosa in tutto il mondo. Altrove si moltiplicano i supermercati; da voi si moltiplicano le botteghe di liutai. Mi dicono che sono già 120, tanto da fare di Cremona un vero e proprio "distretto del violino"; sono anche un ulteriore motivo di attrazione per i turisti.
Da un capo all'altro di questa vostra provincia, lunga e stretta, avete costruito imprese industriali diversificate, dalle acciaierie alla cosmesi, e vi impegnate per fare di Cremona, naturale punto d'incrocio di vie di comunicazioni fluviali e terrestri, tra Est e Ovest, tra Nord e Sud, un polo logistico destinato ad attirare nuove imprese.
E' giusto però che, pur compiacendovi dei successi frutto della vostra operosità, dell'alto livello di reddito pro capite e del basso livello di disoccupazione, concentriate la vostra attenzione, più che sulle cose fatte, sulle cose da fare; sui progetti non portati ancora a compimento, più che sulle realizzazioni.
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L'esperienza dice che il potenziamento delle infrastrutture è ovunque un'importante premessa dello sviluppo. E non posso non spendere una parola a favore di un'azione determinata, delle autorità di governo locali e centrali come delle forze economiche, per rendere pienamente operativa, per un periodo dell'anno il più lungo possibile, la via d'acqua che congiunge Cremona, e il cuore della Lombardia, all'Adriatico e alle rotte marittime del Mediterraneo.
Non è la prima volta - l'ho già detto in occasione della mia visita a
Mantova, altra tappa di un percorso fluviale padano dal grandissimo potenziale,
ancora inadeguatamente utilizzato - che chiarisco come la mia campagna a favore
delle "autostrade del mare", quale alternativa necessaria allo
sviluppo soffocante delle vie di comunicazione terrestri, vale anche per le "autostrade
fluviali", con riferimento soprattutto alla Valle del Po.
Dobbiamo restituire alla rete di fiumi e canali navigabili la funzione, che
avevano un tempo, di arterie di comunicazione essenziali per ogni sorta di
traffico, di merci e persone, in lungo e in largo per tutta la grande pianura,
da Milano al mare.
Il potenziale turistico di una via d'acqua che tocca città d'arte come
Cremona, Mantova, Ferrara e oltre, fino a Venezia e a Ravenna - un percorso
unico al mondo - è molto grande, ed è appena agli inizi del suo sviluppo.
L'ambizione di qualificarvi come "la capitale del Po" - di cui
Lei ha parlato, Presidente Torchio - vi impone anche un particolare impegno per
proteggere, insieme con tutte le altre province rivierasche e con l'impiego di
tutte le risorse poste a disposizione dell'Autorità di Bacino, la salute e
l'uso corretto di tutte le potenzialità del vostro grande fiume, il Po "fiume
d'Europa". Anche qui il mio augurio è che all'impegno di cui intendete
dar prova corrispondano concreti progressi.
I tempi limitati del mio soggiorno non mi consentiranno di visitare il vostro
porto, che so essere molto bello. Ne sono particolarmente dispiaciuto, come
figlio di una città portuale.
Dovrò accontentarmi di ammirare i grandi plastici e le gigantografie del Porto e della Fiera, che avete cortesemente allestito proprio in occasione di questa mia visita. Mi consentiranno di acquisire una più concreta comprensione di quello che sono e di quello che potranno diventare queste due grandi infrastrutture, d'importanza vitale per il vostro futuro. Ne siete giustamente orgogliosi.
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Nel corso della preparazione di questo viaggio, mi era stato raccomandato di visitare anche Crema e il suo territorio (e mi dispiace di non poterlo fare), che un forte spirito imprenditoriale ha arricchito di imprese, e di non dimenticare il problema dell'ammodernamento delle vie di comunicazione della vostra provincia con Milano, e dell'importanza che ha per voi questa prossimità.
Il fatto di aver saputo preservare intatto un territorio come il vostro, così vicino alla conurbazione milanese, gli conferisce un particolare valore, nel quadro del futuro sviluppo di tutta la Lombardia.
Mi era stata anche ricordata una singolarità di questa provincia, che è già stata menzionata, e cioè la presenza attiva sul vostro territorio di ben sei università.
Non dobbiamo stancarci di dire a noi stessi che la conservazione e il potenziamento delle risorse produttive, culturali e civili che abbiamo saputo nel tempo costruire dipenderà, dopo di noi, da come noi avremo saputo educare e preparare le nuove generazioni: dal volume delle risorse che avremo dedicato a questo compito, a questo dovere, e dai valori che avremo saputo trasmettere ai nostri giovani.
Sappiamo tutti che capire le esigenze, i sogni, le ambizioni, o le frustrazioni, dei nostri figli e dei figli dei nostri figli non è compito facile; ma è necessario.
La generazione giovane è una generazione disponibile ad ascoltare suggerimenti ed impulsi che riceve da varie parti; generosa nell'attenzione alle società meno fortunate della nostra; libera da sollecitazioni nazionalistiche o ideologiche negative; particolarmente sensibile alle esigenze della protezione dei beni naturali e culturali; ansiosa di esprimersi ed affermarsi. Ma forse un po' riluttante a prendere impegni nei tempi lunghi, nel privato e nel pubblico, e un poco diffidente, a torto o a ragione, nei confronti delle proposte e dei modelli che riceve dalla generazione dei padri.
La dialettica padri-figli è naturale ed antica. Ma nei ritmi così rapidi della storia che stiamo vivendo, che non consentono a nessuno di fermarsi e rimanere indietro, accontentandosi dei successi ottenuti, è ancor più essenziale che la classe adulta sappia trasmettere principi, ideali, ambizioni, oltre naturalmente a fornire una adeguata formazione scolastica e universitaria, che da sola però può non bastare.
La scuola, l'università, gli istituti di ricerca, sono centri formativi d'importanza essenziale, in cui dobbiamo sicuramente investire maggiori risorse.
Ma non dimentichiamo l'importanza della famiglia come nucleo formativo
essenziale. Ben venga quando la radio, o la televisione, o la stampa, ci aprono
finestre sul mondo, e sui suoi problemi. Ma non si può delegare "agli
altri" la trasmissione di principi guida per tutta l'esistenza. E' bene
che lo ricordino i padri di famiglia.
Ed è bene che lo tengano presente gli uomini e le donne che agiscono nei vari
campi della vita pubblica (non mi riferisco soltanto alla politica), coloro,
cioè, di cui i mass media amplificano ed esaltano ogni azione, e che talvolta
ci appaiono inconsapevoli delle loro responsabilità, quali modelli di
comportamento per la formazione dei giovani.
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Concludo qui le mie riflessioni, aggiungendo una constatazione. Questo
incontro ha offerto l'immagine di una città, di una provincia, di una regione,
che intendono conservare, con il loro lavoro, e con nuove iniziative definite
con spirito di collaborazione fra pubblico e privato, quella posizione di
avanguardia che giustamente occupano in Italia e in Europa. Bravi. A tutti voi
auguro buon lavoro e successo.