VISITA DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
CARLO AZEGLIO CIAMPI
ALLA CITTA' DI LODI
INCONTRO ISTITUZIONALE CON LE AUTORITA' LOCALI
Lodi, 7 dicembre 2005
Signor Presidente del Consiglio Regionale della Lombardia,
Signor Rappresentante della Giunta Regionale,
Signor Presidente dell'Amministrazione Provinciale,
Signor Sindaco,
Onorevoli Parlamentari,
Autorità civili, militari e religiose,
Cari Sindaci della Provincia di Lodi,
Signore e Signori,
ringrazio anzitutto gli oratori che mi hanno preceduto per la cortesia delle loro parole. E ringrazio i cittadini di Lodi per le loro festose accoglienze, poco fa, dopo la solenne cerimonia in Piazza della Vittoria. So che questa è la prima visita di un Presidente della Repubblica a Lodi. Ciò ha forse contribuito a rendere l'incontro particolarmente caloroso; Lodi, giovane come capoluogo di provincia, antica in realtà, ricostruita più di sette secoli fa, come studiavamo nei libri di scuola, per volontà dell'imperatore Federico Barbarossa; dopo che "i milanesi" - così dicono le cronache - avevano distrutto quello che oggi è Lodi Vecchio o la romana Laus Pompeia, come allora si chiamava. A proposito: complimenti per il titolo di città che vi è stato riconosciuto.
Le vicende della storia patria sono ricche di eventi sorprendenti; e
comunque, tra Lodi e Milano fu fatta pace appena 40 anni dopo la rifondazione di
questa città. E il fatto che mi appresti ad inaugurare una importante
struttura, la Clinica Veterinaria, filiazione dell'Università di Milano, che ha
trovato qui, in questa Lodi nuovissima che chiamate Parco Tecnologico, la sua
giusta sede, conferma - non meno dei vostri discorsi - che la pace tra voi dura,
e durerà per sempre.
Continuano a riaffiorare in me ricordi di studi della giovinezza. Di Lodi i
libri di testo parlavano, oltre che per gli eventi bellici da cui ha origine la
vostra città, per la storica Pace di Lodi, qui firmata nel 1454, dopo due anni
di una guerra malaugurata, che aveva coinvolto tutti i principali Stati della
penisola, da Milano fino a Venezia e a Napoli; ma anche per la Battaglia di Lodi
del 1796, che diede a Bonaparte il dominio di tutta l'Italia del Nord.
Insomma, in quello che oggi è un pacifico, laborioso e assai prospero centro
della Lombardia, impegnato a far fruttare i ricchi terreni della grande pianura
padana, solcata da fiumi e canali, e a farvi sorgere case, fabbriche, scuole e
università, la storia è passata e ripassata più volte come un vento
tempestoso; la storia di un'Italia divisa in tanti stati e staterelli, che con
l'epopea del Risorgimento, vissuta in queste terre con passione, ci siamo
lasciata per sempre alle spalle.
***
Questi eventi, che oggi ci appaiono remoti, hanno lasciato traccia soltanto
nello spirito di campanile che anima tutte le nostre città. I Comuni sono la
radice e la peculiare grandezza della storia e della civiltà italica, ed è
giusto che ovunque sia ancora vivo un patriottismo comunale: ha contribuito a
rendere il paesaggio del nostro Paese così variato, ricco di splendide
architetture, così come di tradizioni, costumi e usi tipici.
Lo "spirito di campanile", diffuso, di città in città, da un
capo all'altro della penisola, è stato ed è ancora oggi uno degli stimoli
vitali del nostro operare, con spirito creativo, per arricchire la propria
piccola patria, e con essa la Patria di tutti, l'Italia: riunita sotto una sola
bandiera, indicata dalla Costituzione come "la bandiera della
Repubblica", il nostro glorioso Tricolore.
Oggi il "campanilismo" è temperato dalla capacità di
territori e città vicine di lavorare insieme per il progresso civile ed
economico di tutti.
Siamo poi tutti consapevoli che, di anno in anno, i nostri orizzonti si stanno
via via dilatando oltre i confini provinciali, regionali o anche nazionali, ben
al di là della stessa Unione Europea, la nostra più ampia patria.
E' in questi vasti spazi, che si aprono al mondo intero, che dobbiamo
riuscire a mantenere, in un quadro competitivo globale, la posizione di
avanguardia che ci siamo conquistata, nella classifica mondiale del benessere,
del progresso economico, della cultura, della civiltà.
Ma ciò richiede un costante impegno per conservare e consolidare anche quel
primato scientifico e tecnologico che ha fatto la grandezza dell'Italia e
dell'Europa d'oggi, e che ne è il fondamento. Di ciò siamo consapevoli. Ne
offre visibile testimonianza questo luogo in cui ci troviamo.
***
Sono davvero lieto di tenere l'incontro "istituzionale" con gli esponenti della Provincia di Lodi in questo avveniristico Parco Tecnologico Padano, che accoglie, fianco a fianco, edifici universitari; centri di didattica e di ricerca scientifica e tecnologica avanzata, centrali operative per lo sviluppo di nuove imprese; e la nuovissima Clinica Veterinaria. Insomma, una nuova città, destinata ad accogliere un numero crescente di giovani; un luogo dove, come mi è stato detto, "la tradizione si sposa con l'innovazione, il sapere diventa impresa".
Per una città di non ampie dimensioni come è la vostra, questa è
un'iniziativa ambiziosa e impegnativa, resa possibile dalla necessaria
collaborazione tra gli enti di governo locali, la Regione, l'Università
milanese, e le forze economiche del lodigiano, mosse dallo spirito d'intrapresa
che vi contraddistingue.
E, a questo proposito, non dimentichiamo mai che, oltre al rispetto della legge,
gli "affari" non sono al di là dell'etica. Il mondo delle
imprese ha anche regole deontologiche da rispettare; gli imprenditori
dell'economia reale e finanziaria hanno responsabilità verso la società.
Come ieri a Cremona, anche oggi a Lodi, e in tantissimi altri capoluoghi di
provincia che ho visitato (questo se non erro è il novantanovesimo, il mio
lungo viaggio attraverso l'Italia è ormai prossimo alla conclusione), ho potuto
constatare che l'amore e l'orgoglio per la tradizione non fanno da ostacolo ma
fungono anzi da stimolo alla ricerca di nuovi percorsi di progresso civile ed
economico.
Nel definire questi percorsi, non si può dimenticare che la Lombardia non è
soltanto la sede dell'industria e del terziario più avanzato, ma è anche la
prima regione agricola d'Italia; e che l'agricoltura continua ad essere una
delle attività che fanno di questa regione la più ricca d'Italia.
Lodi, come le vicine province a vocazione agricola spiccata del sud della
Lombardia, possono poi vantare un altro merito: l'agricoltura, che vi ha portato
e continua a portarvi un meritato benessere, ha anche presidiato il territorio;
ha fatto da argine alla spinta dell'urbanizzazione; ha conservato valori
ambientali oggi più che mai preziosi.
E' in questo quadro che vanno collocati i vostri progetti di sviluppo: tenendo
presente che la contiguità con Milano rappresenta al tempo stesso una sfida e
un'occasione.
Tocca a voi, responsabili dei governi locali ai diversi livelli - comunale,
provinciale, regionale - disegnare insieme il giusto cammino da percorrere per
conciliare "tradizione e innovazione", difesa dei valori del
territorio e progresso, nell'interesse generale.
Non è un compito facile: i discorsi che ho ascoltato mi dicono che lo state
affrontando con forte senso di responsabilità e ad occhi aperti, e con un
giusto spirito di concertazione fra tutti i protagonisti, pubblici e privati,
del vostro sviluppo.
***
Un quadro più completo dei vostri progetti per il futuro del Parco Tecnologico mi verrà offerto, dopo questo incontro istituzionale, in ulteriori colloqui.
Mi dicono, tra l'altro, che state riuscendo a far rientrare giovani
ricercatori dall'estero. Me ne rallegro.
I giovani lodigiani sanno che il loro avvenire dipende anche dal successo della
realizzazione dei progetti che sono stati qui avviati, dall'arricchirsi del
nuovo polo universitario lodigiano, dalla crescita dei centri di ricerca e di
sviluppo, dall'affermazione degli incubatori d'imprese. A voi, amministratori,
insegnanti, imprenditori, i giovani affidano le loro speranze, la loro fiducia.
Ho sempre voluto e gradito la presenza, in questi miei incontri istituzionali,
di ragazze e ragazzi delle scuole superiori e degli istituti universitari, e ho
sempre avuto in questi miei viaggi, ogni qualvolta ciò è stato possibile,
incontri e dialoghi diretti con loro. Ed è ai giovani - ne vedo molti in questa
sala, e me ne compiaccio - che desidero rivolgermi a conclusione di questo mio
intervento.
Cari giovani, ieri ai vostri coetanei di Cremona ho parlato delle speranze, come
delle incertezze, che caratterizzano la vostra generazione, ansiosa di esprimere
tutto il suo spirito d'iniziativa, ansiosa che le siano dati gli strumenti per
realizzare pienamente se stessa.
Le incertezze, i dubbi, il porre e il porsi molti "perché" è
proprio della vostra età, tanto più in un mondo che cambia a ritmi così
rapidi.
Ieri ho parlato anche (e voglio ripetere oggi con forza questo concetto) della
responsabilità delle famiglie, degli insegnanti, e di tutti coloro che occupano
posizioni eminenti sulla scena pubblica. Sta a loro trasmettere a voi, oltre il
patrimonio conoscitivo e il metodo di apprendimento, anche valori, principi,
modelli di comportamento che vi accompagnino e guidino mentre state per iniziare
la vostra vita di adulti.
Un punto desidero sottolineare. Questi miei incontri mi hanno dato conferma del
fatto che ovunque, al Sud e al Nord, la preparazione della nuova generazione è
mediamente molto superiore a quella dei giovani della mia generazione.
L'istruzione media, superiore e universitaria non è più riservata, come
allora, a una piccola minoranza. La stagione dello studio si è allungata per
tutti: ed è un grande avanzamento per l'intera Italia, un innalzamento del suo
potenziale di crescita civile ed economica.
E poi, voi siete nati e cresciuti in anni di pace; non vi hanno insegnato a
odiare gli altri. Anzi, avete assimilato, anche nelle vostre esperienze di vita,
una cultura del dialogo, della collaborazione e dell'amicizia tra i popoli, tra
tutti i popoli, e non solo tra quelli europei. Avete viaggiato, e condividete
gli stessi valori con i giovani di tanti altri Paesi.
Grazie agli incontri con voi giovani è cresciuta in me la fiducia nel futuro. E
mi auguro, anzi confido che le considerazioni che ho fatto nel corso di questo
intervento, e che erano rivolte a voi, non meno che alle personalità presenti
qui oggi in rappresentanza delle diverse istituzioni, siano da voi intese come
espressione di questa fiducia in una generazione che ha avuto la fortuna di
crescere in un'Italia e in un'Europa di pace. Non temete un declino che non ci
sarà.
Non abbiate timori per il vostro avvenire. Per ora, nella vostra vita, avete
soprattutto ascoltato: presto toccherà a voi di parlare ed agire.
Guardate alto e lontano. Impegnatevi. E non dimenticate i popoli meno fortunati.
Anche noi fummo per molto tempo un popolo di emigranti.
Proponetevi obiettivi ambiziosi per il vostro futuro, per il futuro della
nostra Patria.
L'ambiente in cui oggi ci incontriamo mi ha spinto a esprimere queste
riflessioni, questi sentimenti. Sono certo che non mancherete le occasioni che
vi saranno offerte, che realizzerete le vostre speranze.
E' l'augurio di successo che estendo a tutti voi, a tutti i cittadini di Lodi. E
vi ringrazio per questo incontro.