VISITA DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
CARLO AZEGLIO CIAMPI ALLA CITTA''
INCONTRO ISTITUZIONALE CON LE AUTORITA' LOCALI
ED I SINDACI DELLA PROVINCIA DI RAGUSA
Ragusa, 11 gennaio 2006
Signor Presidente della Regione Sicilia,
Signor Presidente della Provincia Regionale di Ragusa,
Signor Commissario Straordinario di Ragusa,
Signori Parlamentari,
Autorità civili, militari, religiose,
Cari Sindaci della Provincia di Ragusa,
Signore e Signori,
questa giornata ha avuto un avvio davvero felice, grazie all'affettuosa
accoglienza dei cittadini di Ragusa, alla calda atmosfera che si respira in
questo Salone e alla qualità dei vostri discorsi: alle cortesi espressioni di
saluto avete aggiunto - e l'ho apprezzato - l'esposizione approfondita e
appassionata delle condizioni, dei problemi, come delle significative
realizzazioni economiche e sociali della vostra città e della vostra Provincia.
Sono trascorsi ormai diversi anni dall'inizio del mio viaggio nei capoluoghi di
tutte le province italiane. Palermo e Catania furono tra le primissime soste.
Con Ragusa oggi, con Siracusa domani, centesima e centounesima tappa, il viaggio
è prossimo alla conclusione.
Esso ha lasciato nella mia memoria un mosaico straordinario d'immagini
d'insuperata bellezza, di paesaggi naturali e urbani, di giardini e di monumenti
insigni, frutto del succedersi di grandi civiltà, che nel corso dei millenni
hanno dato vita e forma al bel Paese in cui abbiamo la fortuna di vivere. Il
Paese benedetto, che ha nome Italia!
Se non avessi intrapreso e pressoché
completato questo viaggio, non avrei oggi nel cuore tanto amore per la nostra
Patria; tanto orgoglio per il suo glorioso passato, fiducia nel suo avvenire e
nelle virtù della nostra gente. Sono questi i sentimenti che oggi voglio
condividere con voi.
E non è la Fortuna, e neppure la Natura benevola, che
hanno fatto l'Italia com'è: ma l'opera, la Virtù dell'uomo. Un intreccio di
circostanze diverse ha voluto che la giornata odierna, la prima di questo mio
ultimo viaggio siciliano, quale Presidente della Repubblica, nel Sud del Sud del
nostro Paese, coincidesse con l'anniversario di quel tremendo terremoto che,
l'11 gennaio del 1693, distrusse la vostra città e quasi tutti gli insediamenti
umani di questo estremo lembo di Sicilia, nobilissima terra di antiche civiltà.
Fa riflettere il fatto che, a distanza di più di tre secoli, Ragusa e altre sette città, grandi e piccole, di questa provincia e di altre confinanti, abbiano ottenuto dall'Unesco il raro riconoscimento di "patrimonio dell'umanità"; attribuito quest'anno anche a Siracusa, che contese ad Atene il primato fra tutte le città greche per bellezza e cultura. E' stato così riconosciuto il genio di coloro che fecero risorgere dalle loro rovine queste città, ancor più belle di prima. Voi, loro discendenti, ne portate memoria. Avete motivo di trarne fiducia in voi stessi e nell'avvenire della vostra terra.
* * *
Anticipando nella mente questa visita a Ragusa, il mio pensiero è andato a
Giorgio La Pira, figlio di questa provincia: uno dei grandi Italiani del nostro
tempo. Egli espresse della sua gente le più alte virtù: una rara dolcezza nel
rapporto umano, un profondo amore e rispetto per le istituzioni.
Unendomi, lo
scorso anno, alle celebrazioni per il centenario della sua nascita, gli resi
omaggio - mi pare doveroso ricordarlo - osservando come, da Costituente, da
Parlamentare, da amato Sindaco di Firenze, nel corso della sua lunga e operosa
esistenza, egli avesse saputo "interpretare i valori più alti
dell'umanesimo cristiano, coniugandoli con quelli universali della pace e della
dignità dell'uomo".
Rinnovo l'auspicio, che allora feci, che la Sua vita rimanga lezione ai giovani, e non solo ai giovani, di virtù civili, "da coltivare (così scrissi) nella pratica del dialogo e del confronto". Una tal pratica, quanto più è rara, tanto più è preziosa. E tanto più è necessario rinnovare con tenacia in ogni occasione l'invito ai responsabili delle istituzioni, locali e nazionali, di praticare quelle virtù: per il bene dei cittadini che hanno loro affidato, col voto, compiti di governo.
Lo si tenga presente, in questi tempi di accesi confronti politici, in vista di un traguardo elettorale che sottoporrà nuovamente tutti al giudizio del popolo. Esso sarà tanto più ragionato, tanto più meditato, tanto più proficuo per il nostro Paese, quanto più i contendenti avranno saputo esprimere, con pacatezza, misura, e rispetto gli uni degli altri, le loro argomentazioni, le loro proposte, i loro programmi.
* * *
E vengo a voi, alle vostre realizzazioni, alle vostre ambizioni, e anche alle vostre frustrazioni. Di Ragusa mi sono state date due definizioni sintetiche: il Sud del Sud; un'isola nell'isola. Definizioni pronunziate, la prima, non senza una punta di rammarico per l'insufficiente attenzione che lo Stato ha dato finora ai problemi particolari di una regione di frontiera, fisicamente così lontana dal centro del Paese; la seconda, con un'intonazione di protesta per la difficoltà dei collegamenti anche con le altre province della Sicilia, ma, al tempo stesso, con una nota di giustificato orgoglio, per le caratteristiche positive che la contraddistinguono, e per i significativi progressi economici che questa provincia ha compiuto e si propone di compiere.
Una storia particolare, una particolare intraprendenza dei cittadini, degli agricoltori, degli imprenditori, e un antico patrimonio di indimenticati valori religiosi e civili, hanno creato un clima sociale che attenti osservatori definiscono sereno.
Fra l'altro, la vostra operosità ha portato questa provincia a collocarsi
oggi al primo posto in Sicilia per il contenuto livello della disoccupazione,
che qui pressoché coincide con la media nazionale.
E ognuno sa quanta
sofferenza vi sia nell'animo di quei giovani, che, spesso, troppo spesso, dopo
avere frequentato ottime scuole, fino ai più alti livelli, si trovano a dover
scegliere fra l'ansiosa ricerca di occupazioni precarie, o l'emigrazione verso
quelle regioni d'Italia dove il problema non è di trovare lavoro, ma di trovare
lavoratori. Le vostre ansie, cari giovani, sono le nostre ansie.
* * *
Riflettendo sui dati relativi allo stato dell'economia in questi territori, ho colto, oltre a quello del minore livello di disoccupazione, alcuni aspetti che meritano di essere sottolineati. Anzitutto, appare giusta, e confermata dall'esperienza di altre province italiane, la vostra scelta di portare avanti la realizzazione di un modello di sviluppo articolato, promovendo le attività legate al patrimonio naturale e storico della provincia: dall'agricoltura di qualità, figlia di innovazioni produttive d'avanguardia, al turismo d'arte, ad attività industriali differenziate.
Così pure, non si può non approvare il vostro impegno per sviluppare ulteriormente il polo universitario a cui avete dato vita negli ultimi dieci anni, con l'obiettivo, che tenacemente perseguite, di farne la quarta università statale dell'isola.
Cinquemila studenti sono già una presenza significativa, a confronto della popolazione del capoluogo e della provincia. In tutta Italia, uno stretto rapporto fra gli indirizzi di ricerca e di insegnamento, a partire dalle scuole superiori, e le iniziative imprenditoriali, attuali e potenziali, del territorio in cui trovano accoglienza i nuovi istituti universitari, giova ad ambedue gli interlocutori.
Mi ha anche colpito il fatto che fra gli indirizzi di studio, oltre a quelli più strettamente legati all'economia locale, vi siano corsi di laurea in lingue anche orientali, come l'arabo e il cinese. Guardare ad Oriente, ai flussi di interscambio che, per raggiungere l'Europa, dalla Cina, dall'Asia Sud Orientale o dall'India, debbono necessariamente passare davanti alle vostre coste - prima immagine del continente che si offre allo sguardo di chi proviene dal Canale di Suez - significa aprire nuovi orizzonti, nuovi spazi per il vostro lavoro.
* * *
Ma, per cogliere l'occasione offerta dalla centralità del Mediterraneo nel
nuovo quadro di un'economia globale in rapida crescita, occorre avere alle
spalle un sistema adeguato di collegamenti infrastrutturali: con la stessa
Sicilia, e al di là dello Stretto con la penisola e col continente.
Quelli
attuali, voi avete ragione a definirli carenti, e a denunciare i troppi ritardi
nel loro adeguamento.
Se è vero - l'ho già detto più d'una volta e ne sono
convinto - che il Mezzogiorno rimane la questione nazionale italiana, e che nel
Mezzogiorno si hanno oggi molti incoraggianti segnali di una nuova volontà e
capacità di progresso, è indispensabile accrescere il volume di investimenti
nelle infrastrutture necessarie per raggiungere traguardi che non sono al di là
del vostro orizzonte, al di là delle vostre capacità, o al di là delle
potenzialità di un grande Paese, come è il nostro. Anche se oggi attraversiamo
una fase economica di ristagno, l'Italia sicuramente uscirà da questa
condizione.
Alcune realizzazioni per voi di grande importanza sono vicine.
L'apertura dell'aeroporto di Comiso ai traffici commerciali e civili produrrà
subito sensibili effetti benefici sulla vostra economia. Le vostre preziose
primizie raggiungeranno in tempi rapidissimi tutti i mercati, nazionali e
internazionali. Ma converrà impegnarsi per potenziare anche i collegamenti
marittimi.
Le vie del mare continuano ad apparirmi come indispensabili,
particolarmente in questa nostra Italia, lungo e stretto promontorio d'Europa
proteso verso il mare aperto e verso il mondo. Il potenziamento del porto di
Pozzallo, e la realizzazione di un porto turistico a Marina di Ragusa, sono
obiettivi per Voi prioritari.
* * *
Questa mia visita in Sicilia mi condurrà domani a Siracusa, che fu un faro
di civiltà per l'Italia e l'Europa; e dopodomani a Palermo, dove voglio
partecipare a una celebrazione solenne, in ricordo di tutti i magistrati che
furono vittime della malavita organizzata.
Essi diedero, consapevolmente, la
loro vita, per il bene di tutta la società. Non dimenticheremo mai il loro
sacrificio!
Tutto il vostro, nostro, impegno civile, tutte le nostre risorse
morali, debbono essere volte a sconfiggere quel male antico, che ha nome mafia.
Nel combatterla, sono stati fatti progressi, e altri ne faremo.
Mi rivolgo con
particolare fiducia ai giovani, la cui volontà di partecipazione alla difesa
delle istituzioni contro le aggressioni della criminalità organizzata,
manifestatasi anche di recente, è motivo di speranza per tutti.
Concludo
inviando a tutta la popolazione di Ragusa il mio più caldo augurio di nuovi
successi. Buona fortuna e soprattutto buon lavoro.