VISITA DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
CARLO AZEGLIO CIAMPI
ALLA CITTA' DI SIRACUSA
INCONTRO ISTITUZIONALE CON LE AUTORITA' ED I SINDACI DELLA PROVINCIA
Siracusa, 12 gennaio 2006
Signor Presidente della Regione Sicilia,
Signor Presidente della Provincia Regionale di Siracusa,
Signor Sindaco di Siracusa,
Signori Parlamentari,
Autorità civili, religiose, militari,
Cari Sindaci della Provincia di Siracusa,
Signore e Signori,
grazie anzitutto a voi per l'accoglienza, e per le cortesi parole che mi
avete rivolto. E grazie ai cittadini, ai Siracusani e alle Siracusane, per il
loro caldo benvenuto. Siracusa mi è cara, anzitutto per il vivido ricordo
dell'amicizia che mi legò a Giusto Monaco, che tanto ha fatto per la rinascita
del Teatro Classico. Mi è cara per la straordinaria bellezza e suggestione dei
suoi monumenti, testimonianza insigne di una delle culture fondanti della nostra
civiltà. In questi luoghi, mi ritornano a mente gli anni dei miei studi
universitari.
Non ho dimenticato gli Idilli di Teocrito; e ho riletto, prima di questa visita,
quello dedicato a "Le Siracusane", ammirando ancora l'arguzia che
immagino le siracusane d'oggi abbiano ereditato dalle loro antenate di due
millenni fa.
Quando si è eredi di tanta storia, il confronto col passato fa sì che si
tenda a giudicare il presente e l'avvenire con occhio critico. Siracusa ha dato
i natali a poeti, filosofi, scienziati, e architetti le cui opere - tutto
attorno a noi - sono ancora meta di visitatori da ogni parte del mondo. Come non
sentirsi sovrastati dal peso di tanta grandezza? Siete custodi delle memorie di
una città mitica, che fu cuore della civiltà del Mediterraneo. Ortigia, il
Teatro Greco, il Castello di Eurialo, siano per voi siracusani non solo le
splendide vestigia di un glorioso passato, ma anche una testimonianza
dell'ardimento operoso - oggi diremmo imprenditoriale - dei vostri antenati. Un
esempio da rinnovare.
Siano queste memorie stimolo al fare. E questo vale per tutta l'Italia.
Il mondo non è poi tanto cambiato. Il mare di cui siete al centro è ancora e
più che mai punto d'incrocio di rotte solcate ogni giorno da un intenso
traffico di navi, che congiungono tra loro i continenti.
Nel guardare al futuro di Siracusa, e di tutto questo triangolo sudorientale di
Sicilia, che ha forse la più alta concentrazione al mondo di città e monumenti
dichiarati patrimonio dell'umanità, è da queste realtà che bisogna prendere
l'avvio. La storia, e la geografia, siano la necessaria ispirazione di tutti i
vostri progetti per l'avvenire.
* * *
Di questi progetti voi mi avete parlato. Vi ho ascoltato con molta
attenzione, apprezzando la concretezza delle vostre analisi. Una prima
riflessione si affaccia alla mia mente. E' indispensabile che, guardando al
futuro, il vostro orizzonte si allarghi, al di là della città e della
provincia, a tutto l'arco della Sicilia Orientale. Ed è necessario che la
definizione e la realizzazione dei progetti di sviluppo per questi territori
siano il frutto di una fattiva collaborazione fra tutte le istituzioni di
governo, locale, regionale e nazionale, insieme con le organizzazioni che
rappresentano le forze produttive e sindacali.
Sui problemi dello sviluppo della Sicilia sono ritornato ad ogni nuova visita
nell'isola, avendo come punto di riferimento ancora valido un incontro che
organizzai, come Ministro del Tesoro, nel dicembre del 1998 a Catania: un
seminario che intitolammo "Cento idee per lo sviluppo". Stimolai
allora tutti i partecipanti a "promuovere una cultura del fare" ,
osservando che si avvertiva "nelle città del Sud il bisogno, il desiderio
di fare".
Avverto ancora, anche più forti, questo bisogno e questo desiderio; e penso,
come dissi allora, che sia "possibile raggiungere obiettivi difficili se li
si persegue con determinazione"; e che, così operando, le amministrazioni
interessate "diffonderanno un clima di fiducia attorno al proprio operato;
avranno il consenso civile".
Rinnovo a tutti voi quelle esortazioni; ben sapendo che la concertazione fra
tutte le istituzioni e tutte le forze sociali ed economiche impegnate in
progetti di sviluppo non è cosa semplice. Occorre fare scelte difficili, e
avere il coraggio di farle, soppesandone i costi e i benefici. Ma soprattutto
occorre essere convinti della utilità, della necessità del
"dialogo", ed avere la forza, l'umiltà, la pazienza di praticarlo.
Bisogna conciliare, nel rispetto delle vocazioni naturali del territorio,
opinioni, progetti, esigenze tra loro talvolta contrastanti: come quelle fra lo
sviluppo industriale e la protezione, anch'essa necessaria ed anzi prioritaria,
dell'ambiente e della salute dei cittadini. A riparare i danni e il degrado
derivanti da incurie del passato bisogna provvedere con alto senso di
responsabilità.
Ma nessuna provincia o regione, e certo non la provincia di Siracusa, con il suo
ancor valido polo petrolchimico, può ignorare l'importanza dell'industria, e le
ricadute positive che le grandi imprese hanno avuto ed hanno su tutto il tessuto
produttivo ed economico del territorio.
E non hanno certo importanza secondaria agricoltura e turismo. E' giusto
indirizzare sempre più l'agricoltura verso produzioni di alta qualità: è
quello che, del resto, già si sta facendo, come ho potuto constatare in tutte
le mie visite alle province siciliane.
Quanto al turismo, esso ha, particolarmente in questo territorio, con la
grande ricchezza del suo patrimonio culturale - da oggi riconosciuto come
"patrimonio dell'umanità" - un potenziale immenso, del cui
sfruttamento si stanno creando i primi presupposti. Ma rimane molto da fare.
Occorre favorire la crescita, anche in questo settore, dell'imprenditorialità,
e delle capacità ricettive. E poi bisogna operare concretamente per facilitare
l'accesso, via terra, via mare, o per via aerea, a territori come il vostro, che
soffrono per la carenza delle infrastrutture, più ancora che per la lontananza
geografica.
Anche qui bisogna fare delle scelte, come emerge dai vostri stessi discorsi e
progetti. Si può discutere, ad esempio, se convenga di più investire risorse
per la costruzione di un nuovo aeroporto, o investirle per potenziare quelli
già esistenti e per portare avanti, in tempi rapidi, l'ammodernamento della
rete delle vie di comunicazione, stradali o ferroviarie, in tutto il territorio
circostante. Soltanto un confronto diretto ed aperto fra tutti gli interessati
può condurre, dati alla mano, alle scelte giuste.
E una volta che si sono fatte, bisogna procedere ad attuarle, e controllare
costantemente se i tempi previsti per la loro realizzazione vengono rispettati.
* * *
La logistica appare sicuramente come un problema centrale da affrontare per
il futuro della provincia di Siracusa, e di tutto il distretto della Sicilia del
Sud Est: che include Ragusa, che ho trovato ieri fortemente impegnata in
progetti di sviluppo, e Catania, che fu, nel gennaio del 2000, una tra le prime
soste del mio lungo viaggio in Italia quale Presidente della Repubblica.
Forse non è un caso se proprio da questi territori il mio viaggio ha avuto
inizio, e se qui sta per concludersi. Essi debbono esserci particolarmente cari,
esser sempre presenti alla nostra attenzione. La loro lontananza dal centro
della nostra Italia rischia di farci apparire lontani anche i loro problemi; di
farci ignorare il loro potenziale di crescita; di farci dimenticare che
rappresentano la nostra frontiera avanzata verso il Sud del mondo.
Se si guarda ai problemi dello sviluppo della nostra economia, molti compiti e
molte responsabilità ricadono sul governo centrale: ma anche sulle
amministrazioni locali, a cominciare da quelle regionali. Ciò è vero ovunque,
dall'estremo Nord all'estremo Sud del nostro Paese. E' ancora più vero quando
si ha a che fare con una fra le più grandi e popolose regioni d'Italia, qual'è
la Sicilia, con il suo statuto speciale e le sue autonomie.
Noi vogliamo che la nostra democrazia divenga, oltre che più trasparente,
più efficiente, liberando le iniziative produttive sia dai lacci di vecchie
procedure burocratiche, sia da nuovi intralci che possono derivare dalla stessa
moltiplicazione dei centri decisionali. A tal fine, è indispensabile l'adozione
degli strumenti operativi più efficaci che la tecnologia contemporanea ci
offre.
Se vogliamo evitare di creare un ingiustificato clima di sfiducia in Italia, e
di sfiducia nel mondo nei confronti dell'Italia, occorre altresì evitare che il
confronto delle opinioni politiche, un confronto che è il nutrimento stesso
della democrazia, si trasformi, anche in epoca elettorale, in uno scontro
frontale, impedendo di vedere la capacità e la volontà di modernizzazione che
pure esiste in molti settori della nostra economia, e che sta dando i suoi
frutti, in tutte le regioni d'Italia.
* * *
Vi sono infine particolari priorità in territori che vedono frenato il proprio sviluppo dal pesante carico della criminalità organizzata: che soffoca o impedisce le iniziative produttive, e che tiene lontani potenziali investitori. Il danno che la criminalità arreca alle società dove ha messo radici è incalcolabile.
Non è sufficiente combattere la mafia. E' necessario sconfiggerla E
a tal fine i cittadini debbono assumersi anch'essi le loro responsabilità,
dando fiducia e garantendo appoggio, ovunque e in ogni momento, alle forze
dell'ordine e alla magistratura.
Non occorre che io indirizzi, a tal fine, un appello particolare ai giovani, di
cui saluto qui con calore la nutrita presenza. Perché i giovani, grazie a Dio,
sono pronti a impegnare nella lotta alla criminalità tutte le loro energie, ed
affidano a una società libera dalla mafia tutte le loro speranze per il futuro.
Lo sono qui, lo sono in ogni parte d'Italia.
Non deludiamoli. Andiamo loro incontro con realizzazioni concrete: anche
combattendo la dispersione scolastica, un male che una società che vuole
crescere non può tollerare. Soprattutto, creando per loro occasioni di lavoro
non "in nero", non precarie e casuali.
La crescita dell'economia non è solo un obiettivo che risponde a motivazioni e
giustificazioni materiali: è la conseguenza e la premessa della crescita di una
società moralmente sana, dove i giovani sentano di poter liberamente affermare
la loro personalità, di poter formare con fiducia le loro nuove famiglie.
Concludo augurando a tutti voi buon lavoro. Domani, a Palermo, parteciperò,
sentendolo come un dovere per il Presidente della Repubblica, a una cerimonia di
solenne omaggio ai magistrati caduti vittime della lotta alla mafia. Qui, oggi,
mi attendono ancora momenti gioiosi, celebrando con voi il felice riconoscimento
alla città di Siracusa quale Patrimonio dell'Umanità. E' un riconoscimento che
mi auguro interpretiate anche come un invito, una sollecitazione a fare, a
operare.
Vi ringrazio ancora per la vostra calorosa accoglienza. Viva la Sicilia. Viva
l'Italia.