Palazzo del Quirinale 03/06/2019

Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla cerimonia in occasione dei 110 anni della fondazione della Federazione Italiana Scherma

Rivolgo a tutti un saluto molto cordiale.

Questo intervento è fuori programma, ma non posso accantonare il desiderio di esprimere gli auguri alla Federazione Italiana Scherma.

Abbiamo ascoltato poc’anzi le parole del Presidente della Regione, del Presidente dell’Assemblea, del Sindaco, dei Presidenti del CONI e del Comitato Paralimpico, del Presidente della Federazione Italiana Scherma e soprattutto degli atleti Randazzo e Russo, che ringrazio molto. E abbiamo compreso perché, in questi centodieci anni, la scherma ha sempre avuto accanto l’affetto degli italiani.

Prima di entrare in questa sala, con il Presidente Scarso dicevamo che la scherma - in tutto il suo mondo di atleti (quelli noti e quelli non noti), di istruttori, di tecnici - è inserita pienamente nella società del nostro Paese e ne fa parte in pieno. Non vi è mai stato un senso di estraneità tra il mondo della scherma e la società del nostro Paese.

La scherma è uno sport genuino in cui la passione - come è stato detto poco fa dal campione Randazzo - fa accettare e superare i sacrifici e gli impegni così assorbenti che richiede l’addestramento e la pratica dello sport a tutti i livelli, particolarmente in quelli maggiormente competitivi.

È anche uno sport in cui gli atleti si rendono conto che la prestazione che offrono agli appassionati è realizzata insieme all’avversario e, quindi, con rispetto nei confronti dell’avversario.

Ricordo un’incredibile rimonta di Valentina Vezzali in un Mondiale. Quel risultato così entusiasmante non vi sarebbe stato senza l’avversaria.

In fondo, quello che si offre all’attenzione degli appassionati è sempre una prestazione a due: lo schermitore - o la schermitrice - che vince e quello che non vince in quell’occasione ma partecipa a quel grande risultato.

Questo è il mondo della scherma. Un mondo affascinante, quindi. E alla vicinanza del nostro Paese alla scherma non sono mai stato estraneo.

Signora Camber, ho un’età che mi consente di ricordare i suoi successi. Quando lei ha vinto la medaglia d’oro a Helsinki nel 1952, io ero già alle scuole medie. Quindi certamente seguivo.

Il modo in cui si potevano seguire lo sport e le Olimpiadi allora – soltanto attraverso la radio - era molto diverso da quello in cui si possono seguire e si sono seguiti i successi di Valentina Vezzali e di Bebe Vio, perché gli strumenti moderni consentono un coinvolgimento, un’attenzione e un’immediatezza maggiore di quella di allora.

Ma ciò che è importante è il valore inalterato che il mondo della scherma, come di ogni sport autentico, ha mantenuto in tutti questi decenni.

Per questo rivolgo gli auguri e i complimenti per i centodieci anni della Federazione e gli auguri per il futuro.

Non è senza significato che l’istruttore di scherma sia chiamato ‘maestro’, perché c’è molto di pedagogico e di trasmissione di valori che la scherma immette nel nostro Paese.

Grazie per questo e auguri.