Palazzo del Quirinale 19/09/2019

Brindisi del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione del pranzo di Stato in onore del Presidente della Repubblica Federale di Germania Frank-Walter Steinmeier

Signor Presidente,

 

sono estremamente lieto di accoglierLa – insieme alla gentile Signora - stasera al Quirinale in occasione della Visita di Stato che Ella sta compiendo in Italia, culmine della straordinaria serie di incontri che abbiamo avuto quest’anno: a Berlino a inizio anno e soltanto pochi giorni fa a Fivizzano, nel settantacinquesimo anniversario di quella strage.

Lì, ancora una volta, abbiamo solennemente ribadito l’importanza di mantenere viva e vigile memoria di fatti che non sono frammenti ormai confusi di un passato distante bensì monito costante perché la libertà e il rispetto dei diritti umani abitino il nostro presente e il nostro futuro.

Dall’abisso in cui erano cadute, Germania e Italia, hanno saputo risollevarsi, con un percorso di rinascita democratica che le ha viste iniziatrici, e tuttora protagoniste, di quel processo di integrazione europea che, con il contributo degli Stati Uniti d’America, ha garantito al nostro continente il periodo di pace, benessere e crescita sociale più lungo della sua storia, sconfiggendo, insieme, i mali delle negative ideologie e dei nazionalismi.

L’impegno europeo ha visto i nostri Paesi procedere insieme, con una sensibilità e una sintonia rese possibili da rapporti e relazioni che formano un tessuto unico, perché unici sono i vincoli che ci legano.

Il 18 gennaio scorso, in occasione della mia visita a Berlino - e alla vigilia della cerimonia di inaugurazione di Matera Capitale Europea della Cultura - ci siamo riuniti assieme ad alcuni artisti tedeschi e italiani per discutere de “la Cultura Europea come Patrimonio del Futuro”.

Un tema che già di per sé rappresenta un programma d’azione: la cultura come scintilla in grado di innescare una nuova fase identitaria del nostro Continente.

La cultura è il “tessuto connettivo” dei popoli europei, il collante che consente all’Europa - nella straordinaria ricchezza delle proprie diversità - di alimentare il progetto di unione politica.

A lungo si sono contrapposte le identità a giustificazione di contrasti.

L’Unione Europea è riuscita nella ambiziosa impresa di trasformarle in preziosi elementi di una identità comune.

Così oggi la cultura è divenuta elemento fondante e impulso alla coesione, nel rispetto reciproco e nel crescente interesse suscitato dalla sempre maggiore conoscenza diretta fra i cittadini dei popoli europei, consentita da scelte coraggiose compiute dalle leadership politiche.

 

Signor Presidente,

 

è questa l’essenza dell’identità europea, fondata su di una millenaria condivisione di valori. La cultura europea, infatti, è stata di grande rilevanza nei secoli non certo nelle esperienze di “omologazione”, ma piuttosto in quelle - pensiamo al Rinascimento - in cui ciascuna “identità” è stata capace di stimolare creatività eccelse, in un dialogo aperto e fecondo con le altre.

La relazione culturale italo-tedesca appare, in questo senso, veramente unica, affondando le proprie radici nella storia, esprimendosi nella contemporaneità e proiettandosi, con rinnovate energie, verso il futuro.

Napoli, che visiterà domani, ha nei secoli attirato illustri letterati e artisti tedeschi. Wagner trasse ispirazione per il suo “Parsifal”, e Goethe vi compì una delle tappe più memorabili del suo “Viaggio in Italia”.

Nel 1959, giusto sessanta anni fa, il filosofo Helmuth Plessner, costretto durante il nazismo alla clandestinità per la sua origine ebraica, in una sua celebre formula definì Italia e Germania come le due nazioni “arrivate in ritardo” rispetto al resto dell’Europa.

Il percorso di unificazione dei nostri due Paesi, nella seconda metà dell’Ottocento, suona conferma ed espressione di comuni sensibilità, in un parallelismo fatto di scelte di campo e di simultaneità cronologiche che vanno ricordate.

Germania e Italia, strette al comune ricordo del sogno universalistico dell’Impero, mentre altrove si affermavano le monarchie nazionali, rimasero per secoli caratterizzate da una varietà di spazi linguistici e culturali, in cui alla molteplicità degli Stati corrispondevano due “Kulturnationen”, due Nazioni Culturali, immerse in un caleidoscopio di territori e di municipalità.

Proprio da questa storia comune deriva il ruolo, ancora oggi significativo, svolto dalle identità territoriali nella storia di entrambi i Paesi, che si rispecchia nella straordinaria affezione di tanti tedeschi per alcune regioni italiane: quella stessa affezione che nel 1828 spinse Federico Guglielmo IV di Prussia a scrivere nelle sue “Lettere dall’Italia” “, ogni veduta mi fa notare delle somiglianze con i dintorni di Potsdam”.

Questo straordinario patrimonio di contatti e sentimenti, cresciuto nel secolo e mezzo che sta alle nostre spalle in termini anche di scambi economici e commerciali, e di interazioni sociali, merita di essere sempre più messo a fattor comune.

Sul terreno delle relazioni culturali il 2019 è stato un anno di attività significative: dalla partecipazione tedesca a Matera Capitale Europea della Cultura e alla Triennale di Milano alle cinque grandi mostre sul Rinascimento e sul Barocco Italiano che tra Monaco, Berlino, Francoforte, Potsdam e Stoccarda hanno esibito oltre 350 opere dei grandi maestri italiani. Lo stesso scenario si prospetta per il 2020.

Sul piano politico e istituzionale, la Repubblica Federale di Germania - nel secondo semestre del prossimo anno - assumerà la Presidenza di turno del Consiglio dell’Unione.

Guardiamo con attenzione e fiducia alla coincidenza di questa presidenza con l’avvio del nuovo ciclo istituzionale europeo sotto la guida della Presidente Von der Leyen: servono opzioni coraggiose e confidiamo in un comune lavoro tra Berlino e Roma, entrambe capitali fondatrici.

Molte e delicate saranno le scelte da compiere, per un’Europa che deve trovare nei valori di solidarietà e di condivisione la leva per poter svolgere con autorevolezza un ruolo nella comunità internazionale.

Per molti versi, Signor Presidente, la fase che stiamo vivendo ci sollecita ad essere coscienti che, di fronte all’ampiezza dei cambiamenti in atto, soluzioni di semplice difesa e conservazione dell’esistente si manifestano assolutamente inadeguati. È invece a visioni di largo respiro che i nostri Paesi sono chiamati ancora una volta a contribuire da protagonisti.

La storia può riservarci sorprese positive, purché ci si adoperi per farle sorgere. Ricorderemo tra un mese e mezzo i trenta anni dalla caduta del muro di Berlino.

Quel che vi ha fatto seguito rappresenta un esempio di evoluzione pacifica nella restituzione a un popolo del suo destino.

Ritratto di come il multilateralismo sappia essere efficace veicolo di pace.

Con questi auspici, Signor Presidente, gentile Signora, levo il calice al Loro benessere personale, alla prosperità della Germania, delle nostre relazioni e dell’Europa.