Abbiamo posto sul tavolo numerosi argomenti di grande importanza. Credo che la domanda a cui dobbiamo rispondere per affrontarli tutti sia ‘cosa deve fare l’Unione di fronte alle sfide contemporanee’. Credo che debba fare essenzialmente due cose e perseguire due obiettivi: il primo è la difesa e il rilancio del multilateralismo e dei suoi organismi; il secondo è quello di assicurare agli europei un soggetto che, a livello internazionale, li rappresenti ed esprima le loro sensibilità ed esigenze in maniera autorevole.
L’Unione europea possiamo definirla tranquillamente come la massima evoluzione positiva del multilateralismo e può essere il soggetto che sollecita la difesa degli organismi multilaterali, messi fortemente in discussione in questo periodo.
Dall’altra parte deve assicurare, in un mondo di colossi che si va prefigurando sempre di più, una presenza autorevole, come Unione, nella politica internazionale.
Tutte le sfide importanti che abbiamo di fronte non sono gestibili da un singolo Paese. Se ne è parlato anche stamani. Anzitutto il mutamento climatico.
Ma, parlando degli aspetti e dei fronti che attengono strettamente alla sicurezza tradizionale, e cioè alle crisi che si manifestano in varie parti del mondo, accanto a noi, alle minacce militari, al terrorismo, alle minacce cyber, è indispensabile che vi sia una politica comune dell’Unione sempre più forte, integrata e unitaria.
La PESC, la politica estera e di sicurezza comune, è un passaggio obbligato se si vuole che l’Unione abbia questo ruolo.
Due anni fa a Malta, nell’incontro di Arraiolos, abbiamo parlato anche un po’, in maniera diversa, di questi argomenti. Io mi sono permesso di far presente quello che tutti lì conoscevamo, e cioè che gli avvenimenti in Siria comportavano conseguenze molto gravi, anzitutto per i siriani e in secondo luogo, subito dopo, per l’Europa. Ma l’Europa era priva di influenza sostanziale in quel teatro. I protagonisti erano altri, ma le conseguenze si scaricavano sull’Europa.
Oggi è ancora più così. I protagonisti sono altri ma le conseguenze sono sull’Europa. Per questo è indispensabile rafforzare in maniera veloce e determinata una configurazione di politica estera e di sicurezza comune.
Si sono fatti passi avanti in questi ultimi tempi ma occorre intensificare questo sforzo e questo itinerario, con la politica di sicurezza e difesa comune, con il Fondo europeo della difesa, con le missioni civili e militari.
Sono tappe importanti e fondamentali per garantire agli europei la sicurezza attraverso un soggetto internazionale autorevole e capace di influire nelle varie questioni che si aprono.
Questo naturalmente in collaborazione e con complementarietà con la Nato.
Anch’io vorrei sottolineare che il rapporto transatlantico costituisce un legame indistruttibile per i Paesi dell’Unione. Il legame tra questi Paesi e gli Stati Uniti è di carattere storico, di cultura e di valori, di carattere umano. È un legame indistruttibile qualunque siano le difficoltà che, in maniera contingente, si possono manifestare e presentare.
Ma questo comporta un’intensificazione nell’integrazione europea in politica estera e di difesa.
È tutt’altro che pensare a un’alternativa alla Nato, al contrario: mettere a fattor comune risorse e strumenti significa aumentare le capacità e quindi rendere più efficiente non soltanto l’Unione sotto il profilo di politica estera e di difesa ma anche la Nato.
Tutto questo va fatto superando resistenze, gelosie, sguardi al passato perché, in questo mondo di giganti, l’Europa altrimenti resterà marginale come la crisi siriana sta ancora una volta, in queste ore, dimostrando.
Credo sia indispensabile, perché tutti i problemi di cui abbiamo parlato – di politica estera, di carattere militare, economico, finanziario, ambientale - sono risolvibili con l’attività di grandi soggetti.
E se l’Europa non diventa, sotto tutti i profili, un grande soggetto, difficilmente avrà influenza.
Ti ringrazio e vorrei soltanto fare un’appendice, se mi consenti Prokopīs: l’anno venturo ci vedremo in Portogallo; fra due anni confermo –come ho già detto - che vi aspetto in Italia.