Desidero rivolgere a tutti un saluto molto cordiale, al Presidente della regione, al Sindaco e alla città, al Direttore della Sissa, a tutte le autorità presenti, ai ricercatori e alle ricercatrici.
Un saluto particolare a Piero Angela, con l’augurio che possa al più presto, in un’altra occasione, venire alla Sissa per ritirare quel riconoscimento pienamente meritato.
Un saluto e un ringraziamento all’orchestra per l’eccellente esecuzione dell’Inno nazionale e dell’Inno alla Gioia.
Sono molto lieto di essere qui alla Sissa; fa parte di quella alta concentrazione di centri di cultura e di ricerca da cui sono caratterizzati Trieste e l’intera Regione.
Il Professor Ruffo poc’anzi ci ha illustrato, in maniera molto convincente, il ruolo e la funzione della Sissa. Ci ha presentato i numeri - dai 1400 tra ricercatori e ricercatrici passati da qui, ai tanti altri numeri significativi - i risultati, i successi, i riconoscimenti autorevoli in sede internazionale, le attrezzature, i macchinari di altissima tecnologia, sempre più avanzata, di cui si dispone qui.
È una straordinaria funzione che l’Istituto svolge.
Ringrazio molto la dottoressa Veronica Fantini. È emersa una sintonia piena tra l’intervento del Direttore e il suo intervento, su diversi profili, a dimostrazione della sintonia che c’è tra docenti e ricercatori qui alla Sissa.
Anzitutto la sottolineatura che qui è elemento caratterizzante la presenza di docenti e ricercatori, dottorandi, di tante diverse nazionalità, da ogni parte del mondo - come ha detto il Professor Ruffo - di tante, diverse convinzioni, ideologie, fedi. Ma accomunati da una convinzione: il valore della scienza e della ricerca.
Questo è un elemento fondamentale che, tra l’altro, conduce a una seconda coincidenza che colpisce: la citazione che da entrambi è stata fatta di quanto di Dante viene riportato nel logo della Sissa “fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza".
Sarebbe difficile trovare parole migliori di quelle di Dante per definire l’importanza della preparazione e della competenza in qualunque ambito e settore della vita e della società. E l’importanza del riconoscimento delle risultanze scientifiche contro ogni tentazione di contrasto, di rifuggire dai risultati della scienza.
La straordinaria tendenza che qui si registra - che è stata manifestata sia dal Professor Ruffo che dalla dottoressa Fantini - nello sforzo e nell’impegno per trasferire la conoscenza della ricerca nelle scuole e tra le imprese. È una grande, importante frontiera di collaborazione al miglioramento del tessuto civile del nostro Paese.
Vorrei ringraziare a nome di tutti il Professor Pievani per la sua prolusione. Ci ha presentato la serendipità con alcune indicazioni di grande significato. L’ha fatto in maniera anche particolarmente coinvolgente per chi lo ascoltava.
Ci sono alcune cose che ha detto molto meglio di quanto io non possa ripetere, ma vorrei riprenderne due.
La prima è quella di quanto sia limitata, di quanto sia immensamente limitata, la nostra conoscenza della realtà, del mondo e della natura. Proprio la casualità di alcune scoperte scientifiche ci suggerisce, mette in evidenza, ci mette di fronte all’insufficienza della nostra conoscenza della realtà.
Dall’altra parte, il Professor Pievani ha messo in evidenza in maniera chiarissima la libertà della scienza e della ricerca, che non soltanto non tollera confini – come qui è dimostrato - ma che rifugge addirittura – la ricerca - dagli stessi schemi con cui la singola ricerca viene avviata.
È una piena dimostrazione di libertà della scienza e della ricerca scientifica. E questo fa venire in mente - a me quantomeno - un parallelo singolare. Ne ‘I promessi sposi’, Alessandro Manzoni, all’inizio della storia di Fra Cristoforo, ci rammenta che le chiese erano, un tempo, luoghi di asilo inviolabili. Ecco, una sorta di sacralità dovrebbe contrassegnare anche i luoghi di ricerca e di studio. Le Accademie, le Università, che sono incompatibili con la violenza da qualunque parte provenga.
La libertà della scienza e della ricerca è un elemento fondamentale per la crescita dell’umanità.
Lei, Professore, ci ha presentato questa riflessione sulla conoscenza, su come si articola, sul senso della conoscenza. Non c’è nulla di più filosofico di questo.
Mi viene in mente quello che qui tutti sanno, ma che altrove, fuori di qui, non tutti conoscono: PhD significa Philosophiæ Doctor.
Non c’è nulla di più filosofico che parlare del senso della conoscenza. Quella conoscenza che fa andare avanti l’umanità, che ci fa riflettere - particolarmente se vissuta come qui avviene con contributi di ogni nazionalità - su quanto siano sconsiderati, privi di logica e di senno, i contrasti e le contrapposizioni nel mondo.
Far crescere la conoscenza attraverso la ricerca è di fondamentale importanza. Qui si cerca di accrescerla. Grazie per quello che fate