Benvenute. Questo è un appuntamento ormai tradizionale qui al Quirinale, cui tengo molto perché non si tratta soltanto della pur importante occasione esortativa per gli obiettivi e le finalità della Fondazione, ma perché si registra, di anno in anno, che l'attività della Fondazione produce risultati. Perché l'attività della Fondazione Bellisario nel corso del tempo ha realmente contribuito ad aumentare la consapevolezza, nel nostro Paese, non soltanto del dovere ma anche della convenienza - per chi ha un approccio più utilitaristico della convenienza - a non disperdere, a non sottoutilizzare quell'immenso patrimonio e giacimento di energie femminili di cui disponiamo in Italia.
Questa è un’occasione particolare del Premio. La prima motivazione è la singolare condizione in cui ci troviamo e che dobbiamo necessariamente mantenere; ma mi domando tra dieci, venti o trent’anni, chi guarderà le foto di queste cerimonie di questo periodo che cosa si chiederà. Che giudizio avrà di noi sull'aspetto che presentiamo in queste condizioni.
Però questo ci richiama al momento particolare, ulteriore, reale che stiamo attraversando dal pieno dell'inverno fin qui e che continua fin tanto che l'attività delle ricercatrici e dei ricercatori non ci consegnerà il risultato del vaccino che porrà fine a questa drammatica emergenza.
Ed è vero: in prima fila nei mesi del lockdown e comunque nei mesi che hanno fatto seguito vi è stato un gran numero di donne. In alcuni settori anche prevalente. Anzi, nel complesso, per quel che risulta, delle persone impegnate nelle attività che durante il lockdown hanno consentito al Paese di far fronte all'emergenza sanitaria e di fare andare avanti il Paese senza paralizzarlo la presenza femminile è stata predominante, è stata maggiore di quella maschile.
Naturalmente a questo contribuisce la presenza femminile nel mondo della sanità, che peraltro non vede riflessa questa prevalenza a livello dirigenziale - una stranezza che non ha ragioni né giustificazioni - e questo è un motivo ulteriore per riflettere.
Anche il nostro Paese è riuscito a superare l'uragano che lo ha investito per primo in Europa in condizione di impreparazione globale, nell'assenza di elementi di conoscenza o di esperienza pregressi, dovendo all'improvviso definire e inventare interventi, terapie, metodologie su un fenomeno sconosciuto che tuttora, per larga misura, è sconosciuto.
La presenza femminile è stata in tutto questo, dalle donne nel mondo della sanità, alle donne nel mondo che ha continuato a operare. Dalla sicurezza ai supermercati, il mondo femminile è stato presente in maniera decisiva per il nostro Paese e sarebbe singolare se a questo non facesse seguito una cura particolare dell'occupazione femminile, ma che questo soffrisse le conseguenze maggiori e più negative della crisi sociale che si è naturalmente aggiunta a quella sanitaria.
Stiamo uscendo, malgrado tutto stiamo uscendo, a mio avviso. Stiamo resistendo. Bisognerà essere estremamente prudenti. Non sottovalutare i pericoli e i rischi che vi sono. Ma sono convinto che i risultati della ricerca scientifica ci consegneranno la via d'uscita da questa condizione.
E stiamo anche recuperando sul piano economico, come tutti i Paesi di ogni continente, con difficoltà, con tempi che non sono brevi per risolvere interamente, ma stiamo cercando di resistere anche su questo fronte.
Ma questo richiama un altro problema che è quello dell’occupazione femminile, che non è al 49 per cento ma al 48,9 per cento, ancora meno. Ed è inconcepibile. È un dettaglio, un decimale, ma è paradossale che un Paese del G7 abbia una condizione di occupazione femminile inspiegabilmente e impresentabilmente così bassa rispetto agli altri Paesi avanzati.
Ed è un problema che incide su tutto, sull’aspetto sociale, sulla mentalità e sull'abito mentale del nostro modo di vivere nella società; incide sul mondo del lavoro, incide sulle risorse di cui si dispone e che non vengono utilizzate adeguatamente; incide sulla demografia del nostro Paese perché una maggiore occupazione femminile consentirebbe di far fronte, con più efficacia, al calo demografico. Esattamente il contrario di quel che pensa qualche bontempone. L’occupazione femminile incentiva la nascita di nuovi nostri concittadini, la nascita di bambini; contrasta il calo demografico.
Per questo tutte le cose che vengono richieste sono da guardare con attenzione. E personalmente questa attenzione la dispiegherò perché venga fatto ogni passo, ogni scelta che sia coerente e in sintonia con questo obiettivo.
Con alcune delle presenti ho avuto occasione di incontri, con altre ci vedremo martedì, perché vi sono dei riconoscimenti che verranno dati ad alcuni tra i tanti che si sono impegnati durante il Covid del mondo della sanità durante l’emergenza. E non potendo ovviamente dare onorificenze in maniera così estesa numericamente, si è scelta una rappresentanza che, in realtà, vuole esprimere il merito e il riconoscimento che si ritiene di dover dare e si dovrebbe esprimere a tutte coloro e a tutti coloro che si sono impegnati su questo fronte nei mesi drammatici dell'emergenza. E che tuttora continuano a farlo.
E quindi è un’occasione con alcune di voi di incontro. Ma vorrei sottolineare l’articolazione sociale che la vostra presenza qui manifesta perché i settori interessati sono tanti e questo è confortante perché significa che sia pure superando resistenze, difficoltà ingiustificate, c'è in tutti i settori una crescita di presenza femminile che si va affermando e che si va affermando anche per la forza delle cose, dei fatti e dei risultati.
Vorrei infine fare i complimenti alle neolaureate in discipline di avanguardia tecnologica, scientifica. Complimenti!
Tanto tempo fa ormai, quando ero ancora impegnato nel fare lezioni ed esami all'università, gli studenti migliori erano di genere femminile. Le studentesse erano percentualmente, ma qualitativamente, nettamente migliori degli studenti.
Non so da cosa dipenda e credo che tuttora - per quanto mi si dice - questa percentuale, questa prevalenza di rendimento qualitativo permanga.
Sarà maggiore motivazione, sarà maggiore concentrazione, ma questo è un dato che dimostra quanto, nel tempo, si è trascurato di risorse importanti per la vita del nostro Paese.
Quindi complimenti alle neolaureate che riescono a raggiungere risultati che le altre qui premiate hanno raggiunto e manifestato.
Mi dispiace che questo luogo sia così caldo e che questo incontro sia stato caratterizzato da questa singolare condizione nel quasi anonimato delle mascherine; ma vi rinnovo il benvenuto, vi faccio molti auguri, e alla Fondazione non i complimenti ma i ringraziamenti per l'azione che svolge.