Rivolgo un saluto molto cordiale a tutti e a Mia Ceran che guida questo nostro incontro. Benvenuti.
Queste onorificenze che vi sono state conferite sono state decise il 2 giugno per la Festa della Repubblica. Sono passati oltre quattro mesi. Anche questo ha un significato perché raffigura l’esigenza che i meriti acquisiti da tante persone in quei mesi drammatici non si esauriscano nel ricordo di un giorno, ma permangano senza rimuovere quanto è avvenuto e l’opera di tanti che si sono generosamente impegnati.
Provenite degli ambienti più diversi: dagli ospedali, dai servizi di assistenza, dalla ricerca dei laboratori, da farmacie, dalla scuola, dalle Forze dell’ordine, dai supermercati, dai trasporti, dalle aziende, dalla ristorazione, dal volontariato, dalla disabilità. Vi siete impegnati per la cura di coloro che erano malati di Coronavirus; vi siete impegnati per sostenere e assicurare conforto e sostegno alle tante condizioni di sofferenza e di grave disagio che si registravano; vi siete impegnati per assicurare che il nostro Paese, durante il blocco totale delle attività, non rimanesse paralizzato, assicurando servizi sanitari, di trasporto e di collegamento.
Come voi, che avete operato con abnegazione, con generosità, con senso di responsabilità, tante italiane e tanti italiani lo hanno fatto. Voi qui li rappresentate tutti; siete espressivi di questa grande realtà del nostro popolo, donne e uomini in Italia che hanno operato in quei giorni – tanti, ma davvero tanti - con senso di responsabilità, con senso del dovere, andando anche al di là dei propri compiti, con senso di abnegazione.
Per questo vi esprimo la riconoscenza della Repubblica che si estende ai tanti che come voi hanno così ben operato e collaborato.
E in questo momento il pensiero non può che andare alle vittime del Coronavirus, ai tanti che sono morti in servizio, nel prestare cure e assistenza a coloro che erano malati. È un ricordo che non deve abbandonarci, una riconoscenza che deve essere mantenuta nel tempo.
Queste onorificenze hanno un primo significato che è di riconoscimento nei vostri confronti per quanto avete fatto; ed è un riconoscimento per il senso della comunità, per la coscienza civica che avete manifestato, per il senso di responsabilità e di premure nei confronti della comunità, dei problemi degli altri in difficoltà e in sofferenza.
Questo incontro e queste onorificenze hanno anche altri significati. Un significato di fiducia del nostro Paese che nelle difficoltà è capace di trovare risorse umane e di impegno che gli consentono di superarle e di affrontarle con capacità di risultati.
Particolarmente adesso questo è importante. Ci troviamo nuovamente in un momento difficile; sembra avvicinarsi una nuova fase di emergenza. Questo richiede di avere non soltanto le capacità di fronteggiarla, ma anche la fiducia nelle possibilità che il nostro Paese ha di superarla e di risolverla.
Naturalmente questo momento difficile ci rammenta anche quanto prima cercavo di ricordare: occorre non rimuovere quello che è avvenuto, non pensare che si sia trattato di una parentesi da poter dimenticare, per quel che è avvenuto di sofferenze, di dolori, di lutti, e per quel che è avvenuto di meriti acquisiti da tanti che si sono impegnati, come oggi qui viene riconosciuto e sottolineato.
Va anche ricordato che questo momento va affrontato con le terapie, con l’impegno, con l’organizzazione; va affrontato anche sapendo che abbiamo maggiore preparazione di quanto non si sia verificato in marzo e aprile, investiti da un fenomeno sconosciuto, senza elementi di esperienza pregressa, che tuttora in larga parte rimane sconosciuto anche alla scienza.
Ma questo ci consente adesso di affrontarlo con senso di responsabilità e con maggiore fiducia.
Per questo vi è un terzo significato di queste onorificenze, che è quello di esortazione. Ripeto, occorrono cure, terapie, organizzazione sanitaria efficace e efficiente. Ma occorre anche la responsabilità collettiva; occorrono comportamenti diffusi di tutti nel nostro Paese, perché tutti siamo chiamati a contribuire a sconfiggere la pandemia e la diffusione del contagio del virus. Con le mascherine, con il distanziamento sociale, con i comportamenti responsabili, evitando comportamenti e occasioni di contatto superflue.
Abbiamo tutti la responsabilità e siamo tutti chiamati a fornire il nostro contributo per superare questa condizione difficile che si sta presentando ed evitare di ricadere nelle condizioni di marzo e aprile.
Ma abbiamo anche un’esigenza di esortazione in altre direzioni.
Ciascuna istituzione certamente comprende e comprenderà che deve non attestarsi a difesa della propria sfera di competenza ma, al contrario, cercare collaborazione, coordinamento, raccordo positivo, perché soltanto il coro sintonico delle nostre istituzioni e della loro attività può condurci a superare queste difficoltà.
Così come è necessario che ogni ambiente - produttivo, professionale, di ogni genere - eviti - come certamente avverrà - di trincerarsi nella difesa della propria nicchia di interesse, del proprio spicchio di interesse. Perché non vi sono interessi che possono essere tutelati se prima non prevale l’interesse generale di sconfiggere la pandemia. Qualunque altro interesse particolare sarebbe travolto e scomparirebbe.
Per questo siamo tutti chiamati, e in questo momento la situazione ci chiama e richiede a tutti una prova di orgoglio, di senso della misura, di responsabilità. Quella che voi avete messo in opera.
Per questo esprimo nuovamente, a voi e a tanti altri, la riconoscenza della Repubblica.